L'ultimo sguardo. Vita e morte di Gian Maria Volonté

Stefano Loparco
2024-11-28 13:53:26
L'ultimo sguardo. Vita e morte di Gian Maria Volonté

Trent ’anni non bastano. Né mai sarà sufficiente qualunque distanza temporale dalla sua scomparsa per sopire il senso di inadeguatezza, l’incurabile timore reverenziale e di lesa maestà scrivendo del genio di Gian Maria Volonté. Una genialità controversa, travolta dalle mistificazioni, salvaguardata dal mistero. Quel suo sguardo severo nutrito dall’esigenza di perfezione
sopravvive nelle coscienze mai abbastanza critiche, al punto da indurre un autore a posticipare di sei anni la pubblicazione di un libro a lui dedicato perché “non si sentiva all’altezza”. Questi risponde al nome di Stefano Loparco, saggista navigato e rispetta-
to, il cui L’ultimo sguardo. Vita e morte di Gian Maria Volonté ( collana I libri di INLAND, Bietti Edizioni) fa da controcampo a Gian Maria Volonté. L’attore scultore di Giovanni Savastano (collana Stars, Gremese Editore): l’uscita di entrambi i volumi celebra la triste ricorrenza di quel 6 dicembre 1994, quando l’appena 61enne Volonté fu colto da un infarto letale in un hotel di Florina, cittadina greca, durante le riprese di Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos.
Una morte degna di una meta-tragedia greca dal cui finale hanno inizio entrambi i libri, accomunati dal sentimento della nostalgia profonda per un uomo/artista dall’assenza frastornante ancora oggi.
Un’assenza colpevole dalla parte di chi l’ha provocata anche quando in vita, i suoi ultimi anni trascorsi nella depressione “emarginato da un sistema cinematografico che mal lo sopporta, sempre meno in sintonia con la ‘pancia’ del Paese” (…) Volonté sprofonda in uno stato di rassegnazione che dissimula il volto della depressione. “Non farà in tempo a riprendersi” rileva Loparco nel suo libro altamente poetico più che crono-biografico, alla cui scrittura la stessa figlia dell ’artista – Giovanna Gra-
vina Volonté – inizialmente voleva dissuadere “però quando mi è arrivata la notizia che, finalmente, questo libro sarebbe uscito… io sono stata molto, molto, molto contenta”. Il testo osserva la complessità dell’ “universo Volonté” con puntualità di dettagli e dichiarazioni di chi ben lo conosceva sul piano privato e professionale, sostando molto su quella sua fine lontana dall’Italia “che non sopportava più”. Ad avvalorare il testo di Bietti è anche un lungo e avvincente abbecedario a cura di Ilaria Floreano, un “sentito omaggio” che intercetta alfabeticamente Gian Maria partendo dalla “A” di Attore e chiudendosi con la “Z” di Zampata, passando per Barca, Cretino (!), Fama (e fame), Minestra e Spalle. Nell’epilogo, Loparco, dopo l’elenco di una serie di personaggi di
cinema e tv insigniti come Dame e Cavalieri, amaramente ricorda che “Volonté non è mai stato ritenuto meritevole di alcuna onorificenza dalle istituzioni italiane” nonostante abbia vinto più premi di chiunque altro.

Leggendo i due libri si conferma qualcosa che lo ha sempre caratterizzato: l’andare “o ltre”, rivoluzionariamente verso un’utopia di libertà in cui egli credeva veramente. “Odio le definizioni, perché limitano sempre la libertà, sono un’espressione repressiva”. Per questo Gian Maria amava la natura liquida del mare e quella sfuggente del vento. Una volta disse: “Continuo ad avere una
grande curiosità (…), mi piacerebbe poter raccontare il vento. Ma è difficile”.

Anna Maria Pasetti ©Il fatto quotidiano 28 novembre 2024

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