Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto

Massimo Zanichelli
2015-05-22 14:19:13
Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto

3: numero “perfetto”! “Ogni numero di magia è composto da tre parti”… Così come il libro di Massimo Zanichelli, un vademecum “giocoso” e analitico, dove la tripartizione, sfuggente dalel regole della lineare consecutio temporum, rispecchia il visionario prismas riflettente del tetravalenti produttore, sceneggiatore, regista Christopher Nolan. Pietra angolare tra cinema d’autore e dimensione blockbuster, tra cineasta cerebrale e di azione, tra conservatorismo cinematografico e superamento innovativo: “Per ricostruire, e non per rottamare, bisogna avere una relazione sentimentale e passionale con il passato”. Nolan è in grado di parlare alla mente e al cuore del pubblico dietro un illusionismo di spettacolarità, in una duplicità “mascherata”, in cui coesistono un’universalità cineastica, una contestualità di valori e un’introspettività dell’essere. Con l’aiuto di uno stile classico di ripresa e un linguaggio moderno.

2: altro numero ricorrente, che insieme al 3 è “nume” tutelare di una produzione che si ammanta di un alone esoterico, esistenziale, psicologico. I tre tempi del futuro, del presente e del passato si “interlacciano” in un progredire ancorché non consequenziale tra parallelismi, salti all’indietro, balzi in avanti, lanci vertiginosamente incontraollati che precipitano nell’incerto dell’animo, onirismi collettivi nella riscoperta e nel ritrovarsi del sé. Tutti i protagonisti dei film hanno subito un trauma, un lutto: questa unica “irreversibilità temporale” segnata dal dolore presente, dalla consapevolezza dell'”immanenza della morte”, sembra essere la sola cosa certa della realtà nella sua linearità. Rompere la linea retta del procedere della vita è l’imprescindibile possibilità di sopravvivenza e di vincita contro l’ineluttabile “bifronte”. Così Nolan utilizza la “circolarità” nello spazio-tempo narrativo: la sfericità è archetipicamente la forma perfetta che rappresenta l’eterno, l’infinito, l’imperituro. In questa curvatura tutto torna: i protagonisti si perdono e si ritrovano, dopo un percorso labirintico da cui è possibile uscire solo se si scopre la “chiave di volta”; ritornano a casa dai loro affetti, alla fine di un viaggio nel tempo, dopo essere virtualmente morti e rinati, tolta la maschera che nascondeva la percezione del “chi” e del “vivere”.

3 film: Interstellar (2014), “il tempo eterno”: ultima produzione, la chiusura o un nuovo inizio? Il protagonista viaggia nello spazio “curvo e circolare”, non invecchia, vive le tre fasi della vita attraverso la figlia, che ritrova anziana morente, e riparte verso l’infinità dell’universo. Memento (2000), “il tempo reversibile”: il decretato successo di Nolan. Un procedere a ritroso, partendo dalla fine per arrivare all’inizio, la perdita di memoria a breve termine del protagonista, lo sforzo di ritrovarla senza ritorno, una fuga continua dal reale-attuale. The Prestige (2006), “le scatole cinesi”: il capolavoro. Una costruzione a incastri, il puzzle della mente umana, un gioco di prestigio il cui trucco si svelerà alla fine.

Un quarto. Insomnia (2002), “il tempo immobile”, in cui il sole non tramonta mai e siamo imprigionati nel presente ossessivo. Presente, il tempo “reale”, il più difficile per la psiche umana, che ne rifugge; futuro, il tempo “immaginabile”; passato, il tempo “analizzabile”…e tutto torna sempre, ricongiungendosi. Una quarta dimensione, il quarto tempo: l’eternità oltre ogni cosa, quel rassicurante grembo materno a cui aspiriamo, la quadratura del cerchio.

Ombretta Di Pietro © Lo specchio di Sesto

maggio 2015

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