Una nuova collana di e-book
Arianna Pagani
La scorsa primavera, in piena clausura (ci rifiutiamo di usare il termine lockdown), Edizioni Bietti ha lanciato una nuova collana, destinata ad affiancare “l’Archeometro” e «Antarès». Si tratta di “Minima Letteraria”, collezione di e-book distribuiti sul sito della casa editrice e su Amazon (dove sono disponibili anche in formato cartaceo). Si tratta di piccoli volumetti contenenti chicche editoriali, pillole letterarie e critiche escluse – per via della esigua foliazione – dalle collane “maggiori”. Dando un’occhiata ai primi titoli pubblicati, è facile intravedere nomi e tematiche già affrontati sulle colonne di questa rivista, così come all’interno dei volumi editi nella collana “cartacea” lanciata nel 2012, ora giunta alla sua trentatreesima pubblicazione. “Minima Letteraria” ha esordito con due testi. #RestiamoFiumani (risposta all’hashtag #restiamoumani) raccoglie le relazioni tenute in occasione della presentazione del numero di «Antarès» Fiume Diciannove. Il fuoco sacro della Città di Vita (n. 15/2019), dedicato al centenario della Santa Entrata in Fiume d’Italia. Ospita una serie di autori già presenti in quel fascicolo, vale a dire Renato “Mercy” Carpaneto, Daniele Orzati, Alex Pietrogiacomi e Andrea Scarabelli. Ma si tratta di un libretto che al numero di «Antarès» è complementare, “declinando” lo spirito che animò l’impresa dannunziana nella contemporaneità, dilaniata tra nuove pandemie e tecnocrazie sanitarie, bulimie d’informazioni e puerilismi nazional-popolari. Tra l’altro, l’e-book è uscito contemporaneamente al lavoro di IANVA 1919, che contiene la recitazione del proclama del Comandante Disobbedisco (30 giugno 1919), particolarmente adeguato al momento storico che stiamo affrontando. Ebbene, il testo integrale di questo discorso è contenuto in appendice a #RestiamoFiumani.
Il secondo titolo pubblicato è invece Ombre e figure I di Piero Buscaroli (autore di cui Bietti ha già ristampato La vista, l’udito, la memoria e Paesaggio con rovine, all’interno di un progetto molto ampio, che prevede edizioni e riedizioni), piccola antologia di ritratti contenuti ne I luoghi e il tempo, del 1979. Un libro inattuale e non-conformista già dal titolo, che dimostra come le ascisse e le ordinate dell’uomo siano sempre radicate in un luogo e in una storia particolari, con il Genius Loci e la grande narrazione del Secolo a fare da orizzonte. Un titolo che ci ricorda, insomma, come il nostro essere-al-mondo non possa mai prescindere da una narrazione storica fondamentale, a sua volta localizzata in una pluralità di luoghi e in una sequela di personalità esemplari, alcune incarnazioni delle loro epoche, altre destinate a vincere lo Zeitgeist. Il volumetto raccoglie così tre luoghi biografici, tre momenti della Vita – Ponzio Pilato, Dante Alighieri, Mario Missiroli –, in cui la Storia, per il capriccioso spirito d’elezione che la caratterizza e che nemmeno il più partigiano tra gli egualitarismi può negare, batté il suo martello in modo più insistente, dettando quel “Canone Occidentale” (Bloom) di cui Buscaroli fu cantore e fiero esponente.
Il terzo titolo di “Minima Letteraria” è invece firmato da un autore poco noto in Italia, Nicolaus Sombart (1923-2008), amico e interlocutore di Carl Schmitt e Sergiu Celibidache affermatosi, dopo le prime esperienze artistiche avanguardiste e una carriera al Consiglio d’Europa, come accademico e soprattutto scrittore. Il suo contributo, nella traduzione e curatela di Luca Siniscalco, è Ernst Jünger, un dandy nelle tempeste d’acciaio. Sombart – per la cronaca, figlio del più celebre Werner – definì il Grande Solitario di Wilflingen «coscienza stilistica della Germania». È uno Jünger ormai centenario, già entrato a pieno titolo nel pantheon della grande letteratura novecentesca, quello con cui si confronta l’autore di queste pagine, in un fulmineo e chirurgico ritratto uscito su «Der Tagesspiegel» il 29 marzo 1995. Lo scrittore vide nel Sismografo della tecnica uno dei prediletti figli del secolo, di cui seppe indossare tutte le maschere e percorrere ogni svolta epocale. Aggiungendovi un dettaglio, mai messo a fuoco dalla critica jüngeriana: l’idea di un dandismo inteso come distinzione interiore, resa stilistica di sé, sovrana indipendenza dal potere e dalla Storia. Anarca, ribelle, soldato e dandy, a proprio agio nelle tempeste d’acciaio della Prima guerra mondiale e in quei territori dove il tempo naufraga: ecco lo Jünger dipinto da Sombart, impegnato in un’ininterrotta battaglia combattuta su un fronte anzitutto interiore.
I due successivi titoli sono invece all’insegna del fantastico – elemento essenziale, ancora una volta, tanto di «Antarès» quanto de “l’Archeometro”. Il primo, a cura di Paolo Mathlouthi, è dedicato ad Arthur Machen (1863-1947), catalogatore dell’occulto e traduttore per diletto e necessità, realista magico e maestro del Fantastico, da qualche anno tornato alla ribalta nel nostro Paese. I suoi romanzi si trovano in libreria dopo decenni di oblio, in edizioni spesso ben curate. Con essi, ha fatto ritorno il terrore sovrannaturale che contrassegnò la sua letteratura, ispiratrice dei maggiori scrittori horror del Novecento, da H. P. Lovecraft a Stephen King. I quattro saggi contenuti in Arthur Machen. L’apprendista stregone analizzano la personalità e l’opera di uno scrittore che da oltre un secolo continua a far vacillare le certezze e i dogmi dei moderni, aprendo la prosaica realtà che frequentiamo tutti i santi giorni agli abissi dell’Altrove. Oltre alla ricca introduzione del curatore, il volumetto contiene contributi di Alessandra Colla (Il terrore di Arthur Machen: un altro sguardo sull’altro), Marco Maculotti (Arthur Machen, profeta dell’Avvento del Grande Dio Pan) e Andrea Scarabelli (I Neri Sacramenti di Arthur Machen e Jacques Bergier).
Il secondo è invece firmato da Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco, due nomi che non hanno bisogno di presentazioni per i lettori di questa rivista. Pseudobiblia. Libri che non esistono costituisce di fatto una vecchia appendice, qui aggiornata e corredata di note e bibliografie, al leggendario testo di Jacques Bergier I libri maledetti, edito da Mediterranee agli inizi degli anni Settanta. Se è vero, come diceva Jorge Luis Borges, che l’universo è un’immensa Biblioteca (e lo è, senza ombra di dubbio), allora ripercorrere le vicende dei libri equivale a gettarsi nel suo mistero. Ma questo e-book si occupa di libri molto particolari, dal Libro di Thoth al Corpus Hermeticum, dai “grimori” ai “libri maledetti”, dal Necronomicon agli immaginifici pseudobiblia del già citato Bibliotecario di Buenos Aires (a cui «Antarès» ha dedicato, tra l’altro, un fascicolo), dal Trattato dei Tre Impostori alle Stanze di Dzyan. In bilico tra esistenza e non-esistenza, sono testi che spesso appaiono e scompaiono altrettanto repentinamente, riaffiorando dopo lunghi periodi di oblio in edizioni introvabili, misteriose citazioni, glosse e oscuri marginalia. Messi al bando dalle religioni organizzate e temuti dal potere costituito, residui di biblioteche incendiate o perdute, riportati su cataloghi trafugati o nascosti in città sommerse dalle acque, hanno un loro destino, che spesso si confonde con quello umano, nel volgere dei secoli e delle civiltà. Un destino ripercorso in un saggio che costituisce il filo d’Arianna per orientarsi in un labirinto di carta, il quale spesso si confonde con il Grande Gioco del Mondo.
Giungiamo infine all’ultimo e-book, appena pubblicato, Mircea Eliade. Miti delle origini e ritmi cosmici. Interviste (1979-1984). Anche in questo caso, si tratta di un nome arcinoto ai lettori di Bietti, dato che la casa editrice ha intrapreso, nel corso degli anni, un ampio piano editoriale legato allo storico delle religioni romeno, dando alle stampe Salazar e la rivoluzione in Portogallo (2013), Dayan e altri racconti (2015), Tutto il teatro. 1939-1970 (2016), Il segreto del dottor Honigberger (2019) e dedicandogli un numero di «Antarès», Il paradosso romeno (n. 7/2014). Curato da Andrea Scarabelli e Horia Corneliu Cicortaş, il volumetto di “Minima Letteraria” raccoglie quattro interviste a Mircea Eliade realizzate negli ultimi anni della sua vita dalle prestigiose firme di Alfredo Cattabiani, Fausto Gianfranceschi, Jean Varenne e Alain de Benoist. Sono, per così dire, “ricognizioni metodologiche” nelle quali lo storico delle religioni, sollecitato dai suoi interlocutori, espone in modo sintetico e compiuto la sua opera. A rendere particolarmente interessanti questi colloqui è il fatto che i quattro intervistatori sono specialisti delle materie trattate dall’intervistato stesso – circostanza che dà vita a un dialogo fluido, nel quale spesso considerazioni di ordine teoretico si mescolano a episodi biografici, senza soluzione di continuità. Vi emergono le dottrine fondamentali di Eliade, dalla vigenza del sacro (anche nelle società profane) alla valenza originaria del mito, dall’urgenza del dialogo fra le culture al valore della storia delle religioni, dalla denuncia della desacralizzazione al sorgere di “nuovi miti”.
È, questo, l’ultimo libro edito dalla collana, diretta da Andrea Scarabelli, ma non mancheranno nuove sorprese per il 2021, sempre finalizzate a trovare nuovi canali di diffusione per l’opera degli autori a cui «Antarès» e “l’Archeometro” si dedicano ormai da anni.
“Minima Letteraria”, collana disponibile in formato e-book sul sito di Edizioni Bietti e in cartaceo su Amazon. Titoli editi nel 2020: Aa. Vv., #RestiamoFiumani; Piero Buscaroli, Ombre e figure I; Nicolaus Sombart, Ernst Jünger, un dandy nelle tempeste d’acciaio, a cura di Luca Siniscalco; Aa. Vv., Arthur Machen. L’apprendista stregone, a cura di Paolo Mathlouthi; Gianfranco de Turris, Sebastiano Fusco, Pseudobiblia. Libri che non esistono; Aa. Vv., Mircea Eliade. Miti delle origini e ritmi cosmici. Interviste (1979-1984), a cura di Horia Corneliu Cicortaş e Andrea Scarabelli.