Dylan Dog, Dario Argento e la Femme Fatale
Antonio Tentori
Disegnato, com’è noto, prendendo a modello d’ispirazione l’attore Rupert Everett, Dylan Dog è un vero seduttore, anche se ben lontano dallo stereotipo del playboy, e intreccia nel corso delle sue avventure rapporti intensi e complicati con molte donne. Quelle che ha amato di più sono la misteriosa Morgana (Morgana, n. 25), che in seguito si rivelerà essere sua madre, la dolce prostituta Bree Daniels (Memorie dall’invisibile, n. 19), morta per Aids, l’irruenta irlandese Lillie Connolly (Finché morte non vi separi, n. 121), legata all’IRA e destinata a morire in prigione, e Marina Kimball (Il lungo addio, n. 74), primo amore di Dylan, morta suicida. Sono amori drammatici, impossibili o immaginari, a volte causa di profondi dolori e smarrimenti esistenziali per l’Indagatore dell’Incubo. Tra lui e le sue donne – quasi sempre clienti e non di rado sia vittime sia crudeli assassine – nasce un’attrazione irresistibile quanto effimera. Certo, non tutte sono condannate a una brutta fine, ma è indubbio che alcune tra le più memorabili partner di DD siano accomunate dalla medesima dimensione di fatalità. E, puntualmente, Dylan si trova di nuovo nella sua solitudine.
Un’altra incisiva femme fatale è rappresentata dalla protagonista di Profondo Nero (n. 383), la storia di «Dylan Dog» ideata e scritta da Dario Argento insieme a Stefano Piani e magistralmente disegnata da Corrado Roi, che racconta l’improvvisa scomparsa della giovane e bella Beatrix.
Le strade dell’Indagatore dell’Incubo e del Maestro della Paura, del resto, erano destinate inevitabilmente a incontrarsi. Fin dai primi numeri di DD, Tiziano Sclavi ha disseminato nel corso delle sue storie omaggi e citazioni che rimandano al cinema di Argento. In Jack lo squartatore (n. 2), Dylan e la sua giovane cliente Jane vanno al cinema a vedere L’uccello dalle piume di cristallo. Ne Le notti della luna piena (n. 3), lo strano collegio femminile dove Dylan comincia la sua indagine ricorda quello di Suspiria, così come lo stesso finale, che culmina con la distruzione della scuola. In una vignetta de Gli uccisori (n. 5) è riconoscibile la figura di Dario Argento. In Attraverso lo specchio (n. 10), la Morte si rivela a Dylan come una donna riflessa in uno specchio, da cui emerge per incombere su di lui in tutta la sua spaventosa dimensione: un omaggio all’analogo finale di Inferno. Ne La regina delle tenebre (n. 53), la ragazza protagonista pronuncia inquietanti frasi criptiche che rimandano ancora a Inferno, mentre nella vicenda compare un enigmatico signore anziano che ricorda l’architetto Varelli del medesimo film. L’inizio dell’albo I vampiri (n. 62), con l’attacco dei corpi speciali al covo di presunti narcotrafficanti, cita Zombi di George A. Romero, che Argento ha coprodotto e presentato in Italia.
Da parte sua, il regista di Suspiria ha dichiarato: «L’immaginario che Sclavi ha riversato nella serie e anche l’attenzione che dimostra per i mostri e per i diversi, sono entrambe cose in cui mi riconosco. E poi, nelle sue storie c’è sempre ironia, come nei miei film».
In Profondo Nero, la misteriosa sparizione di Beatrix s’intreccia con l’antica tradizione dei whipping boy, ragazzi cresciuti accanto a coetanei di nobile casata per essere puniti al loro posto quando questi trasgredivano le regole.
La copertina “argentata” del fumetto, oltre a rappresentare un chiaro omaggio al cognome dell’autore, racchiude già un primo riferimento all’opera del regista, dal momento che mostra Dylan e una ragazza seminuda circondati da diversi animali. Risulta evidente il rimando non solo alla trilogia zoonomica di Argento (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio), ma, in generale, alla sua intera filmografia, dove gli animali rivestono sempre un ruolo importante. Le citazioni di elementi essenziali del mondo di Argento proseguono con la mostra fotografica sadomasochista, le cui cupe immagini si associano idealmente alle mostruose sculture della galleria d’arte de L’uccello dalle piume di cristallo. In seguito, nell’incubo di Dylan, gli spettatori di un sadico spettacolo hanno il volto celato da maschere animalesche. La relazione tra Beatrix e la sua amica Chasity ricorda analoghi rapporti lesbici presenti nei film di Argento, da Tenebre a La terza madre. Inconfondibili e iconiche le soggettive di qualcuno che segue e controlla Dylan, così come i guanti dell’assassino e la scatola contenente armi da taglio. Del tutto argentiano è anche il momento dell’uccisione di Chasity, da sola nella sua abitazione, colmo di raffinata suspense. All’interno della bottega del fantastico, dove DD si reca nel corso della sua indagine, spiccano il pupazzo di Profondo rosso, il manifesto del disco dei Goblin del medesimo film e il poster di Inferno.
Lo stile di Argento si distingue, inoltre, nel tratteggio dei principali personaggi, prima fra tutti Beatrix, giovane modella inquieta e inquietante unita in un torbido legame alla nobile e perversa sorellastra Mary Anne, che non esiterà a ucciderla per gelosia. Anche altri personaggi rimandano alle concezioni stilistiche e narrative del regista, dall’anziano paralitico (Inferno, Phenomena) al complice dell’assassina (L’uccello dalle piume di cristallo, Nonhosonno), sino alla figura dell’anziana madre di Mary Anne (Profondo rosso, Trauma).
Nella presentazione di Profondo Nero, a cura di Roberto Recchioni, vengono riportate alcune brevi ed emblematiche frasi di Argento, tra cui: «La vita nel profondo è completamente diversa da quella di superficie e presenta aspetti misteriosi e terrorizzanti». Nella visionaria storia del regista, Dylan deve affrontare proprio questa parte oscura, abitata da fantasmi e tenebre, nemici invisibili e crudeli che dimorano nella zona d’ombra dell’anima. Un allucinante viaggio nel profondo, al cui termine solo una madre dolente, o forse un fantasma, potrà salvare l’Indagatore dell’Incubo.