Un piccolo frammento di destino. Luc Merenda racconta Sergio Martino

Luc Merenda
Sergio Martino n. 5/2017
Un piccolo frammento di destino. Luc Merenda racconta Sergio Martino

Cinecittà, marzo 1972. Recito nel mio primo film italiano, si intitola Così sia. Negli studi accanto un’attrice, una certa Edwige Fenech, lavora con un regista, un certo Sergio Martino. I camerini dell’attrice e il mio sono vicini, verremo presto a sapere di essere entrambi francesi, così faremo amicizia. Mi racconta che il suo film è prodotto dal fratello del regista, tale Luciano Martino. A poco a poco, scopro l’esistenza di una vera e propria grande famiglia.

Dopo averne sempre e solo sentito parlare, finalmente incontro i due fratelli di persona quando, mesi dopo, vengo convocato negli uffici della casa di produzione Dania. Luciano, di gran fascino, bontà e generosità, sicuro di sé, vigila su tutto e tutti con un occhio serio e l’altro scherzoso: nell’insieme emana un grande carisma. Accanto gli sta il regista, Sergio, più giovane benché più alto. Noto subito un uomo che tende a stare spesso sulle sue, piuttosto introverso, dall’aria per bene. Appurerò molto presto che dietro questa parvenza da pariolino si nascondono tanta bravura e tanto talento. E che dietro lo sguardo da cerbiatto, a volte un po’ selvatico, si celano paradossalmente una grande civiltà e, a sprazzi, una certa ironia. Capisco a prima vista che si tratta di un duo celebre e decisamente complementare, talentuoso e acuto. Un’accoppiata affiatatissima, temibile (ma solo nel senso positivo della parola). Il giorno in cui sono venuto a sapere della malattia di Luciano, l’ho chiamato. Ho ritrovato il Luciano di sempre: lucidissimo anche nell’ultimo percorso, mi ha parlato della sua morte come se fosse stata quella di un altro, con straordinaria ironia e con il suo immancabile coraggio. Un uomo di classe, un uomo di razza. Da quel giorno rivivo spesso flashback che mi riportano al nostro passato.

Intanto, sul set, scoprivo pian piano un regista sempre calmo, mai su di giri, un tecnico avanguardista che spesso ti lasciava libero di fare come preferivi. Salvo poi aggiustare la mira per piccoli tocchi, talvolta impercettibili, sovrapponendo, senza mai prevaricare, la sua visione del personaggio alla nostra. Aveva un modo di dirigere tutto suo. Più che dirti quello che voleva, Sergio ti spiegava – sempre un po’ fra le righe – quello che non voleva, inducendo così l’attore a interpretare la parte tenendo conto di ciò che non doveva fare. Un atteggiamento molto personale, ma che rispettava i nostri sentimenti, senza mai minare l’intimità che ciascuno di noi sviluppava nei confronti del proprio personaggio. Non ti sembrava mai, insomma, che le tue emozioni venissero in qualche modo intaccate. Questa sua immensa capacità mi dava la possibilità di recitare rimanendo sempre coerente con me stesso, forte della sicurezza di chi sente che sta facendo bene. Chi è del mestiere sa di cosa parlo: non è poca cosa.

Sergio e io siamo diventati presto amici. Ci frequentavamo nelle nostre case a Roma e nella sua residenza all’Argentario. Sua moglie Mariolina, donna deliziosa, bella, intelligente, colta e generosa – e, se questo non bastasse, anche molto chic – organizzava con grazia ed efficacia la vita delle loro case, dando addirittura l’impressione di provare gratitudine nei confronti dei suoi stessi ospiti. Dopo un pranzo o una cena, gli uomini e le donne usavano dividersi, gli uni a giocare a biliardo e a parlare di calcio o di cinema, le altre a discutere di letteratura, moda, cura dei figli e della famiglia. Non mi era mai capitato in precedenza perciò, all’inizio, fui molto sorpreso da tale prassi, finendo ben presto per essere scambiato per un traditore del genere maschile, dal momento che prediligevo le donne alla squadra. Ciononostante, Mariolina e Sergio continuavano ugualmente a invitarmi. Questo per dire che, anche fuori dal set, mi sentivo accettato per quello che ero.

Ho letto ultimamente un testo scritto da Sergio a proposito della malattia di sua moglie, colpita recentemente dall’Alzheimer. Parole molto belle e molto tristi: il dolore di non poter più godere delle gioie di tutta la famiglia si unisce alla sofferenza provocata dal pensiero di lei che non vedrà crescere i suoi nipoti, che non sarà più consapevole dell’amore del marito e di quello della figlia. Era, e di certo lo è ancora, una stupenda creatura: spero un giorno di rivederla… quando accadrà riceverò sicuramente una “mazzata in testa” perché saranno passati trent’anni dall’ultima volta che l’ho frequentata.

Il 15 giugno del 2012 ho rivisto Sergio a Parigi: siamo stati invitati alla proiezione di due suoi film da me interpretati, I corpi presentano tracce di violenza carnale (1973) e La città gioca d’azzardo (1975). È stato come se ci fossimo lasciati il mese prima, incredibile! L’evento prevedeva un nostro intervento al termine della proiezione. Abbiamo avuto quindi il tempo per concederci di nuovo una cena insieme. Eravamo Sergio, Marina Crescenti – con la quale stavo ancora lavorando alla mia autobiografia La mia vita a briglie sciolte – ed io. C’erano anche tutti gli organizzatori: giornalisti, registi, produttori, distributori che gravitavano intorno alla settima arte, alla nostra in particolare. Durante la cena, come in tanti fotogrammi di celluloide, ho rivisto con gli occhi della mente le immagini dei film girati assieme decenni prima. Tutti quei ricordi in una volta sola mi hanno proiettato sui cavalloni (direi poco se dicessi: sulle onde) di una grandissima felicità. Allo stesso tempo, però, mi sono sentito anche sfinito e svuotato: avevo parlato di un mondo da me abbandonato ormai secoli prima. Al termine delle incessanti conversazioni sul cinema, rimpinzati di cibo e di vino deliziosi, siamo usciti. Il ristorante dava su una piccola piazza, che ricordo incantevole. Dalla parte opposta c’erano alte vetrate che lasciavano inaspettatamente vedere, attraverso alcune finestre aperte, una lezione di flamenco a noi graditissima. Io e Sergio ci avvicinammo, come ipnotizzati. I corpi cangianti di splendide ballerine parevano volare sul parquet, per posarsi nuovamente a terra a ogni rapido cambiamento di direzione e ripartire con ancora più vigore. L’atmosfera era da film: in piedi uno accanto all’altro, ci ritrovammo su uno dei nostri set. Ritornarono a galla la complicità, la sincerità, l’affetto e la lealtà che sempre ci hanno legati, insieme alle sinergie che si creavano sempre tra noi. Sentimmo riemergere gustosissime emozioni mai sopite, a noi tanto familiari. Avevano il sapore antico dei nostri vecchi – e perché no? – anche un po’ spregiudicati tempi.

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]