Eccentrici ultracorpi. "La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone", "Bordella" e "Tutti defunti… tranne i morti"

Cecilia Ermini
Pupi Avati n. 10/2019
Eccentrici ultracorpi.

Inscrivere l’opera cinematografica di Pupi Avati in un solo genere è impossibile. Polimorfo per natura, il suo cinema è immune da tentativi di categorizzazione, fieramente libero di dialogare, in maniera sotterranea e anarchica, con i registri più disparati e sempre pericolosamente in bilico fra sacro e profano. Tra le infinite ramificazioni di un corpus così stratificato è però plausibile rintracciare, fin dall’esordio Balsamus. L’uomo di Satana (1968), una debordante pulsione “sottoculturale”. Chiaramente non nella sua accezione riduttiva, ma in quella orgogliosa sfumatura di resistenza popolare a un mondo ormai mercificato e uguale a se stesso.
In La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975) Avati sembra dare una prima forma compiuta – sospesa tra l’anticlericale, il caustico e il deforme – a questo suo cinema di ultracorpi, confezionando un racconto quanto mai intricato e selvoso che ha per protagonista il barone Anteo Pellacani, soprannominato “La gambina maledetta” per via di un incidente che ne ha stroncato la promettente carriera d’atleta. Il nobile storpio ritorna nella sua Bagnacavallo per ereditare la villa e il terreno che furono teatro, anni prima, del suo incidente, causato dalla caduta da un albero di fico considerato miracoloso dopo che, nell’anno 726, la giovane Girolama Pellacani vi aveva sacrificato la propria verginità. Ed è proprio l’antefatto “sacro” che apre il film, nel quale un gruppo di prelati assiste a una proiezione privata di un documentario, a ricostruire le vicende dell’albero “santo” ed esplicitare l’intenzione avatiana di rifarsi, in chiave contemporanea, a una comicità di stampo cavalleresco. La logica di tale cifra è quella del meraviglioso, dell’impensabile, dell’assurdo e Avati, nel breve prologo, filma le origini del “mito” traducendo subito nella coscienza dello spettatore il gusto dell’avventura e della stravaganza, il senso popolare della meraviglia.
Ma sono i corpi, qui più che mai, a creare stupore: personaggi-mostri, fisicamente fuori norma, lontani anni luce dai canoni estetici imperanti, sfuggiti, non si sa come, ai meccanismi della riproducibilità tecnica del cinema. Ma per il regista bolognese gli “ultracorpi” non sono unicamente le tre zie baffute di Pellacani, il pelosissimo Fava sul trattore, la prostituta Silvana dalle curve fasciate in latex rosso, il curato strabico che ascolta i peccatori tramite un confessionale videotape (antesignano del Grande Fratello) o i volti arcaici di una Emilia-Romagna resistente al consumismo e all’omologazione. Sono, invece e soprattutto, gli uomini di potere della Chiesa.
Nemmeno la tanto sbandierata post-rivoluzione sessuale del ’68 è immune dal mercimonio (e dalla critica avatiana), ma se in La marzurka il discorso sulla mercificazione del sesso è solamente accennato, in nome di una più urgente e abrasiva denuncia del bigottismo ancora imperante, con Bordella, realizzato un anno dopo, il regista si concentra sulla nascente industria del sesso. Film che scandalizzò a tal punto da subire un intervento censorio a cui seguì il sequestro, anche Bordella, come La mazurka – nel cui incipit le immagini del giovane barone dialogano con la Leni Riefenstahl di Olympia (1938) – si apre con scene d’archivio. Questa volta riguardano il segretario di Stato degli USA Henry Kissinger e la presunta ideazione della American Love Company, una multinazionale del sesso che ben presto apre un bordello milanese per signore, animato da un bestiario variegato di ultracorpi sessuali, dall’ex campione impotente di boxe al maniaco sessuale uscito di prigione. Anche qui corpi sgraziati, goffi, improponibili, addirittura immateriali (il finale con L’uomo invisibile di James Whale [1933]) sono per Avati l’arma ideale per la lotta alla standardizzazione globalizzata, all’imperialismo culturale americano, e il tripudio di citazioni hollywoodiane “ribaltate” ne è la conferma: la cliente che risponde al nome di signora Miniver, titolo di un film di William Wyler; l’ufficio di mister Chips (qui il richiamo è alla pellicola di Sam Wood) dove il protagonista Al Lettieri, al quale il film è dedicato a causa della prematura scomparsa, incontrerà un cavallo parlante di nome Francis (come il mulo della serie di film anni Cinquanta); il lunghissimo duello di spade che, per inventiva, ricorda il celebre Scaramouche di George Sidney (1952).
Bizzarro pastiche di commedia, musical e satira politico-sociale, Bordella, fra le polemiche, cede il posto a Tutti defunti… tranne i morti (1977). Già nel titolo c’è la chiave del mistero che può apparire, a un primo sguardo, come una semplice parodia dell’immaginario legato al filone giallo e horror. Realizzato l’anno successivo a La casa dalle finestre che ridono (1976), con lo stesso team di sceneggiatori e quasi tutti gli attori (fatta eccezione per Lino Capolicchio), il film, proprio per questo, sembra quasi un divertissement realizzato durante le pause di La casa, una sorta di suo spin-off allucinato. Ambientato negli anni Cinquanta, con un canovaccio di trama che ricorda Dieci piccoli indiani, il film si nutre di libri antichi, porte che cigolano, rebus, profezie e un gruppo di famiglia in un interno che verrà decimato da un misterioso assassino. Dopo la religione e il sesso, questa volta ad Avati interessa, grazie al consueto tuffo caustico nella parodia, sbeffeggiare e ribaltare gli stereotipi di un genere, il giallo-thriller all’italiana, relativamente “fresco” ma già vittima uniformata dalla produzione in serie. Dopo i jazzati titoli di testa, infatti, il primo delitto smaschera immediatamente la realtà delle intenzioni: l’ombra dell’assassino intento a uccidere appare subito; Avati, con la sua macchina da presa, indugia sulla suspence ma fa di più: la misteriosa voce pronuncia «Tenga!» proprio durante l’atto omicida, mentre il povero malcapitato editore si/ci chiede «Be’, cos’è?» e il killer candidamente risponde: «Una bella coltellata». Stesso procedimento quando una donna, davanti al killer, sussurra: «Non è che uccidono anche me adesso?», per poi venire imboccata con la dinamite come se fossimo in un cartoon di Wile E. Coyote. Mescolando lo slapstick e le comiche di Laurel & Hardy al terrore più primitivo, il regista, sulla falsariga di I tre volti della paura di Mario Bava (1963), riflette sui meccanismi meta-cinematografici in un’escalation di omicidi – alcuni di grande fantasia, come quello con il phon-pistola – che ha per vittime una cameriera nana, un guercio servitore dai guanti bianchi, un parente frenosessuale ammanettato per non masturbarsi. Ma, come suggerisce il titolo, per questi ultracorpi avatiani la fine non è certo sottoterra. Anche perché, dopo qualche anno, qualcuno scoprirà i terreni K (Zeder [1983]), trovando così un luogo che garantirà vita eterna a questi corpi di “resistenza”.


CAST & CREDITS

LA MAZURKA DEL BARONE, DELLA SANTA E DEL FICO FIORONE

Regia: Pupi Avati; soggetto: Pupi Avati, Antonio Avati; sceneggiatura: Pupi Avati, Antonio Avati, Gianni Cavina; fotografia: Luigi Kuveiller; montaggio: Ruggero Mastroianni; musiche: Amedeo Tommasi; interpreti: Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Delia Boccardo, Giulio Pizzirani, Lucio Dalla, Gianni Cavina, Bob Tonelli; produzione: Euro International Film; origine: Italia, 1975; durata: 102’; home video: dvd RaroVideo; colonna sonora: Beat Records.

BORDELLA

Regia: Pupi Avati; soggetto: Pupi Avati, Gianni Cavina, Antonio Avati; sceneggiatura: Pupi Avati, Gianni Cavina, Antonio Avati, Maurizio Costanzo; fotografia: Erico Menczer; montaggio: Amedeo Salfa, Ruggero Mastroianni; musiche: Amedeo Tommasi; interpreti: Al Lettieri, Christian De Sica, Gigi Proietti, Gianni Cavina, George Eastman, Vincent Gardenia; produzione: Euro International Film; origine: Italia, 1976; durata: 100’; home video: dvd Minerva Pictures; colonna sonora: Ricordi.

TUTTI DEFUNTI… TRANNE I MORTI

Regia: Pupi Avati; soggetto: Pupi Avati, Gianni Cavina, Antonio Avati, Maurizio Costanzo; sceneggiatura: Pupi Avati, Gianni Cavina, Antonio Avati, Maurizio Costanzo; fotografia: Pasquale Rachini; montaggio: Maurizio Tedesco; musiche: Amedeo Tommasi; interpreti: Carlo Delle Piane, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Greta Vajan, Giulio Pizzirani, Bob Tonelli; produzione: A.M.A. Film; origine: Italia, 1977; durata: 99’; home video: dvd RaroVideo; colonna sonora: inedita.

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]