I geografi dell’immaginario: Borges, Tolkien, Lovecraft

Gianfranco de Turris
Jorge Luis Borges – Il Bibliotecario di Babele n. 12/2017
I geografi dell’immaginario: Borges, Tolkien, Lovecraft

Quando si parte per un viaggio turistico consapevole e cultu­rale, che si fa? Ci si attrezza alla bisogna e ci si procura guide, manuali, documentazione, mappe, si aggiorna lo smartphone o il navigatore satellitare, per i più tecnologici: insomma, strumenti utili per attraversare un territorio o un Paese, o solo visitare una città che si co­nosce poco o non si conosce affatto, in modo da non perdersi, non essere presi di sorpresa, saper affrontare gli eventi e ri­conoscere quanto ci si appresta a visitare. Più o meno tutto normale. La questione si complica notevolmente quando ci si propone di esplorare un territorio ignoto al punto da non esistere. O meglio: da esi­stere soltanto perché descritto, anche nei minimi particolari, nell’opera di qualche scrittore. È l’entusiasmante avventura del viaggiatore letterario che s’inoltra nella pseudogeografia creata da Grandi come Lovecraft, Tolkien e Borges.

Un viaggio che si compie con la fantasia, con l’immaginazione stimolata da narra­tori che hanno un particolare talento nel ricreare ex novo un mondo che in realtà non c’è, ma al contempo esiste perché ad esso credono fermamente i lettori. Una geografia alternativa al reale in cui ambien­tare sogni e incubi che non hanno diritto di cittadinanza nella nostra ultrabanale quotidianità, tale nonostante si sia asse­diati, grazie ai mass media globali, da ogni possibile dramma, orrore, perversione, cru­deltà personali e collettivi. Ma non bisogna confondere le carte: questa è una patologia della Realtà che viviamo di persona, men­tre il nostro viaggiatore va alla ricerca di un’alternativa alla Realtà, quella creata ap­punto dai narratori che ne sono all’altezza.

I gradi di approssimazione al Fantastico e distanziamento dalla Realtà possono es­sere diversi, a seconda delle sensibilità e del vario modo di intendere questa dualità.

Prendiamo Howard Phillips Lovecraft (1890-1937): è noto che tutti i suoi racconti legati a quello che oggi si definisce comunemente ciclo di Cthulhu (e che lo scrittore preferiva invece riferire ad Ar­kham, quindi imperniare su un preciso luogo geografico) sono ambientati in una pseudo Nuova Inghilterra, cioè quel grup­po di piccoli Stati in cui s’insediarono i primi coloni, i Padri Pellegrini, i puritani scacciati dalla Gran Bretagna: Connecti­cut, Maine, Vermont, Massachusetts, Rhode Island, New Hampshire. Qui Lo­vecraft ha ideato i luoghi dell’orrore per eccellenza, primo fra tutti quella visione deformata, quasi attraverso uno specchio scuro, della sua amata Providence, che è appunto Arkham, percorsa dal funesto Miskatonic, sede della relativa Università dove si studia “scientificamente” la magia nera e nella cui biblioteca si conservano innumerevoli “libri proibiti”, il più famo­so e pericoloso dei quali è senza ombra di dubbio il Necronomicon. Da L’abitatore del buio a Colui che sussurrava nelle tene­bre, tutte le più importanti storie di HPL hanno al loro centro Arkham e i docenti del suo eterodosso ateneo.

Di Arkham, ormai, esistono immagini e piantine, riproduzioni di edifici e carte stradali; della Università del Miskatonic ci sono le magliette con relativo stemma e motto, rigorosamente in latino (Ex Igno­rantia Ad Sapientiam. E Luce Ad Tenebras), oltre che foto. Volendo, ci si potreb­be anche andare: tutto sta nel trovarla… Il sottoscritto, avendola alla fine trovata, è entrato in possesso della sopracitata ma­glietta. Invece è impossibile rintracciare Dunwich, non perché se la sia inventata Lovecraft, ma solo perché, dopo i fatti abominevoli colà accaduti e descritti nel famosissimo L’orrore di Dunwich, si è pensato bene di cancellarla dalle cartine geografiche e addirittura eliminare i car­telli stradali che ne indicavano la direzio­ne: sicché, chi s’inoltrasse all’interno del Massachusetts correrebbe l’inevitabile alea di non trovarla, di perdersi, perfino d’incontrare qualcosa di peggio…

Il viaggiatore lovecraftiano s’imbatte nella sua mappa anche in città d’immaginazione poste accanto a città verissime, ma così trasformate da non sapere quale sia la realtà: quella vera o quella di Lovecraft? Salem, la città della caccia alle streghe, ad esempio, oppure Boston, solo in apparen­za normale, che cela nelle sue viscere tutti quei dèmoni che la moderna civiltà delle macchine ha scacciato dalla superficie, assai peggio di quelli che si nascondono nelle fogne di New York e alla cui caccia vanno i Ghostbusters ideati dal regista Ivan Reitman. Non è difficile fare qui qualche incontro poco acconcio, leggen­do certi racconti di Lovecraft come Or­rore a Red Hook o Il modello di Pickman. Se poi s’incontrasse proprio Pickman, l’inquietante artista, allora non ci sarebbe dubbio alcuno… Lovecraft teorizzava pro­prio questo: la “realtà” nelle sue storie non doveva avere confini e poteva debordare, come quasi sempre avviene, nei territori di un immaginario “realistico”. E ciò avviene anche per le storie più fantastiche, quelle ad esempio che conducono il suo alter ego letterario, Randolph Carter, nella Terra dei Sogni, in cui si penetra scendendo i gra­dini del Sonno Profondo, per andare alla ricerca prima del volto degli dèi scolpiti sul Monte Ngranek e poi alla ricerca degli dèi stessi sul Monte Kadath, al centro dell’al­topiano di Leng. Anche di questo paesag­gio onirico esistono mappe dettagliate.

Diversa è la pseudogeografia di Jorge Luis Borges (1899-1986). Lo scrittore argentino è assai più metafisico e, vo­lendo, paradossale: infatti, se seguiamo la descrizione topografica immaginata in Tlön, Uqbar, Orbis Tertius (raccon­to contenuto nella raccolta Finzioni), ci inoltriamo sì in un territorio fantastico, ma allo stesso tempo reale. Come è possi­bile? È possibilissimo, perché «la società segreta di astronomi, biologi, ingegneri, metafisici, poeti, chimici, moralisti, pittori, geometri… sotto la direzione di un oscuro uomo di genio», a forza di essere viepiù precisa e minuziosa, ha creato un «intero pianeta sconosciuto», con «in­time leggi che lo sorreggono». Una car­tografia sempre più accurata, tanto da assomigliare alla Realtà.

Il racconto venne pubblicato in Argen­tina nel 1940 e in traduzione inglese nel 1961. Vale a dire che Borges architettò una specie di Mondo Secondario assai prima della teorizzazione di Tolkien, che nel 1940 stava scrivendo Il Signore degli Anelli e aveva pubblicato tre anni prima Lo Hobbit, e non aveva ancora tenuto la conferenza Sulle fiabe… Niente di strano: i Grandi del fantastico possono avere le stesse idee, progetti, prospettive, teorie.

Metafisica della geografia, si dovrebbe allora dire, e sottile simbologia della nostra esistenza, secondo Borges: il Reale e il Fantastico sono simili e dissimili, uguali e contrari, diversi ma combacianti. Una specie di coincidentia oppositorum lettera­ria e geografica: noi viviamo in un mondo reale e allo stesso tempo in un mondo di fantasia. E magari non lo sappiamo, ma­gari il nostro viaggiatore crede di attraver­sare un Paese conosciuto e invece non sa di percorrerne, contemporaneamente, uno sconosciuto, occulto, nascosto, creato dall’opera certosina di geografi maniaci, passando senza soluzione di continuità da questo a quello e viceversa…

Questo gioco di equivoci vale, in Borges, anche per i libri: c’è per esempio il prota­gonista di Pierre Menard, autore del Chi­sciotte, che vuole rifare l’opera di Cervan­tes «parola per parola» ma alla fine è così preciso e minuzioso che il risultato è una sua copia. Ma, dice lo scrittore con sofistica sottigliezza, è una copia uguale ma diversa perché compilata da un altro, un francese e non uno spagnolo, un uomo di un tempo successivo, che non voleva in realtà copia­re ma solo fare una cosa uguale e diversa… L’ambiguità del mondo si manifesta nei luoghi, nei libri e nei personaggi: sono in­fatti innumerevoli le narrazioni di Borges con al centro il problema del doppio.

Prendiamo infine John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), il filologo di Oxford affetto da quello che lui stesso definiva «un vizio segreto», vale a dire inventare nuovi linguaggi, lingue immaginarie. Vi­zio innocuo? Non si direbbe, se il risultato è stato la creazione di un Mondo Seconda­rio, quello della Terra di Mezzo descritto ne Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion. Infatti, si chiedeva il profes­sor Tolkien: chi parlerà le lingue che ho inventato? Quindi immaginò gli esseri che le parlavano, la terra che ospitava que­sti esseri, la sua geografia dettagliata, gli animali, le piante, eccetera eccetera. Una vera pseudogeografia, per non parlare di pseudostoria e altro.

Inoltrarsi per queste terre mitiche oggi non è per nulla difficile: a sessant’anni dal­la pubblicazione de Il Signore degli Anelli, i libri, i dizionari, le cartine, le mappe ad esso dedicati non si contano più (ultimo in ordine di tempo è il Dizionario dell’u­niverso di J.R.R. Tolkien, curato dalla So­cietà Tolkieniana Italiana e pubblicato da Bompiani). È quindi possibile, ad esempio, seguire nei minimi particolari le tappe del­la Compagnia dell’Anello dalla Contea a Mordor, con le date e i tempi di percor­renza. È possibile vedere la ricostruzione di locande, villaggi, paesi, castelli e rocche; è possibile attraversare foreste, navigare fiumi, scalare montagne, immergersi nelle viscere della Terra. Tutto vero, tutto reale, e al contempo tutto fantastico.

È sufficiente crederci. Ma a forza di cre­derci, e di crederci in tanti, tantissimi, si creano, come spiegano gli snobbati eso­teristi, delle forme-pensiero, delle entità pseudoreali definite eggregori che vivono di vita propria, oppure confinate sul Pia­no Astrale. Non solo personaggi immagi­nari, di opere letterarie amate da milioni di lettori, ma anche oggetti, libri, luoghi e località nati dalla potente fantasia degli scrittori. Il tutto è diventato così com­plesso che ne sono derivati addirittura dei dizionari: tanto per citarne un paio, il Manuale dei luoghi fantastici di Gian­ni Guadalupi (Rizzoli, 1982), bellissimo e ormai rarissimo, e il più recente Dizio­nario dei luoghi letterari immaginari di Anna Ferrari (UTET, 2006). Sfogliando­li si entra in un’Altra Realtà. L’ambiguità è sovrana: una geografia inesistente, ma allo stesso tempo codificata.

È sufficiente crederci. Qualità necessaria e indispensabile per tutti coloro che si vogliono inoltrare nella pseudogeogra­fia creata da questi Grandi. Viaggiatori della Fantasia forniti di opportuni Bae­deker per l’Ignoto. Un modo efficace per evadere dalla Prigione della Realtà, come teorizzavano un improduttivo e distratto professore di Oxford, un solitario e biz­zarro scrittore di Providence o un vecchio e cieco bibliotecario di Buenos Aires.

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]