CinquePerDue. Una goccia che scava la pietra del viso

Adriano De Grandis
François Ozon n. 2/2016
CinquePerDue. Una goccia che scava la pietra del viso

Il vuoto. Forse Ozon non l’ha mai filmato con tanta intensità. Il vuoto come mancanza. In una coppia: l’assenza dell’altro. Non c’è mai, in nessun momento di CinquePerDue, una condivisione forte tra Marion e Gilles. Ognuno sta solo. Sullo schermo, nella vita. Separati: Marion e Gilles sono sempre distanti. Non li unisce l’amore, perché forse non c’è mai stato, nemmeno in quel finale/inizio, andando già incontro opportunamente al loro tramonto; né il matrimonio, perché la prima notte di nozze lui si addormenta e lei resiste, ma poi cede a uno sconosciuto trovato nel suo errare desolato e triste; non un figlio, perché non solo non riescono a trovargli un nome insieme, ma soprattutto perché Gilles evita di arrivare in tempo per il parto e subito dopo preferisce rintanarsi in auto piuttosto che stare vicino a Marion, abbandonata in quel letto d’ospedale e dolorante per il cesareo; nemmeno i ricordi e il sesso sembrano suturare questa eterna ferita: i rapporti erotici sono calvari, momenti quasi di stupro e violenza; e il passato porta con sé troppe ruggini, specie se ci si fa vanto di prodezze sessuali alternative, in una sorta di libertà (mal) controllata.

Ozon eleva il vuoto anche ad assenza narrativa, dunque a elemento fondante di tale distacco. Prende cinque momenti topici della vita amorosa di Marion e Gilles e toglie tutto il resto: l’ellissi come simbolo dell’oblio, buco nero del racconto. Tutto quello che determina gli avvenimenti successivi (in questo caso: precedenti) sta altrove: non necessario, superfluo. Non arriva alla frantumazione casuale della storia, come farà in seguito Philip Gröning in La moglie del poliziotto (2013), obbligando lo spettatore a ricostruire cronologicamente quello che è successo, compresi i tasselli mancanti; ma scardina anche lui la certezza del tempo, rovesciando il percorso degli avvenimenti, dal giorno del divorzio a quello dell’incontro (ma non come gioco fine a se stesso), togliendo subito qualsiasi illusione e bruciando ogni promessa di eternità. In definitiva, come sarebbe piaciuto a Hitchcock, mostra all’inizio “delitto e colpevoli”, cercando di scovare le ragioni di un così esemplare fallimento, che scopriremo essere evidenti molto presto.

Nell’incedere metabolizzato del suo cinema, tra ironia e intellettualismi, dove la realtà è una configurazione di nature morte, Ozon con CinquePerDue parte dall’atto definitivo, molto burocratico, di una separazione (anni dopo la rivedremo con la stessa inconciliabilità ingovernabile nel capolavoro di Asghar Fahradi [2011]), portandoci quasi bergmanianamente dentro alle scene da un matrimonio, dalle sue armonie tormentate alle incomprensibili contraddizioni. La scena immediatamente successiva alla firma dell’addio, ad esempio, conduce i due, da poco ex, a dividere una stanza d’albergo, in cerca di una riparazione personale, che produce puntualmente l’effetto contrario con l’ennesima dissonanza dei corpi, dove la morbosità soggiace al desiderio e il valore di ogni cosa non ha più senso.

A ritroso il percorso non si fa necessariamente più audace: Ozon non mira a dimostrazioni teoriche della finzione, piuttosto riesce a creare un disagio, un fraintendimento anche in chi guarda. Gli equilibri (e anche il loro contrario) di una coppia appartengono solo ai protagonisti (e infatti lo spettatore ne è tagliato fuori, le situazioni piombano all’improvviso, come flash esistenziali). Al massimo gli indizi si fermano ai rispettivi caratteri, dalla fragilità di Marion all’esuberanza lunare di Gilles, in un rincorrersi senza veri contatti, sempre fuori misura, mai in sintonia. I cinque quadri che compongono l’esposizione di psicologie e dinamiche del rapporto sono sintomatici: l’amore, anche nelle sue forme più esasperate, da sempre al centro del cinema di Ozon, ha qui la sua più devastante rappresentazione, perché si tratta alla fin fine di una coppia ordinaria, come tante, che frequenta i villaggi turistici, che si sposa e fa un figlio quasi per abitudine, che borghesemente crede di aver dato così un senso alla propria vita (e la serata con il fratello e il suo giovane fidanzato funge da elemento disturbante), covando dentro un malessere quotidiano, dove solo l’effimero può avere credibilità di durata.

Ozon dà forma ad altri fantasmi, come spesso accade nel suo cinema. Qui i personaggi non spariscono o muoiono come altrove, ma è come se riflettessero la loro “assenza”, il loro vagare in cerca di un posto dove stare e con chi stare, probabilmente con nessuno. Marion è costantemente sola: si aggira per i corridoi degli alberghi o in quelli dell’ospedale in cerca del proprio figlio appena nato; va a caccia di qualcuno su una spiaggia vacanziera, cercando di catturarne l’attenzione. Gilles probabilmente è tormentato da un ruolo che sembra non riuscire a controllare, è incerto probabilmente anche sulla sua deriva sessuale (fa sesso con una rabbia sempre esagitata) e la spavalderia del fratello, che è gay dichiarato, forse lo fa sentire in colpa. Non trova soddisfazione in nulla, tanto meno per l’arrivo del figlio, con il quale poi si sforza di essere paterno. Sono personaggi in perenne convergenza parallela.

La tragedia, come spesso in Ozon, ha il suo lato sarcastico, stavolta amplificato dalle canzoni che servono da collante tra un frammento e l’altro. Tutte evocative, dissonanti, italiane, a loro modo nostalgiche. Un qualcosa che potrebbe essere, ma non è, con la stessa malinconia esistenziale del Luigi Tenco di Mi sono innamorato di te e quella lacrima sul viso di un Bobby Solo nascente, che stacca il primo episodio dal secondo, quando il divorzio è avvenuto e l’ultimo, disperato tentativo di riconciliazione palesemente falsa (la scena di sesso strappato in albergo) è fallito.

Sono i dettagli forse a cambiare la vita. Ozon li delega anche al caso: l’incontro in spiaggia, quasi uno scontro accidentale in acqua tra Gilles e Marion (che pure già si conoscevano di vista) cambia il percorso delle loro storie, ma il pessimismo che accompagna ogni istante del film è frutto delle proprie scelte, della propria sensibilità: per questo più delle canzoni, è quel tramonto, posto quasi simbolicamente a chiusura del film, a rinnegare una possibilità diversa. Non c’è felicità imposta, vivere insieme è una fatica continua, una goccia rovente che scava la pietra del viso, come direbbe Roberto Roversi. Ozon osserva e forse questo distacco, spesso intellettuale, impedisce una sincera partecipazione alle vicende dei personaggi (a volte è il limite del suo cinema). Ma basterebbero uno sguardo perduto di Valeria Bruni Tedeschi, un suo ennesimo inciampo in quella vita che non riesce a capire, né a soddisfare, per comprendere che probabilmente non è così: nei frammenti che Ozon sceglie per raccontare l’ennesima storia di amori fraintesi e inconsolabili pulsa un sentimento vitale, dolorosamente quasi rassegnato.

 

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]