Elisabetta II e il suo immaginario è ormai diventato un binomio capace di suggestionare il cinema, serie televisive quali la premiatissima The Crown, ideata da Peter Morgan, fino all’atteso documentario Elizabeth, diretto dal compianto Roger Mitchell, autore di Notting Hill e l’ultimo The Duke. Un mondo fatto di linguaggi, registi, sceneggiatori, camei (memorabile quello con Daniel Craig-ex James Bond, per le Olimpiadi di Londra 2012), chiamati ad osservarne e decifrarne la storia, personale e pubblica, quanto, soprattutto, il “potere” di icona e simbolo, che il 6 febbraio festeggia il Giubileo per i 70 anni di regno. A farci scoprire ora questo lato in particolare, «tra fiction e realtà», è il nuovo libro (il primo in Italia), Dio salvi la Regina!, per Bietti Edizioni, inserito nella collana digitale Fotogrammi, scritto dalla critica e giornalista Anna Maria Pasetti. Non una biografia, eppure un ritratto inedito, puntuale ed efficace, impreziosito anche dalla conversazione con Stephen Frears, regista di The Queen, che ricostruisce semmai un percorso visivo (e visionario) affascinante, scandito da rappresentazioni, apparizioni e curiosità, viste sul piccolo e grande schermo, testimoniando così un’identità unica.
Dove, e perché, nasce questa pubblicazione?
«Più che un libro sulla Regina, l’interesse è legato al suo immaginario collettivo che nel tempo si è rafforzato. Inizialmente, nel primo periodo da sovrana, ed almeno fino agli anni ‘70, era legato alle foto, ai ritratti, cominciando poi, da lì, a svilupparsi tramite degli elementi audiovisivi e forme diverse. Da The Queen appunto di Frears, che l’ha resa come dire ulteriormente “famosa”, passando per A Royal Night Out (Una notte con la regina, ndr) di Julian Jarrold, protagonista Sarah Gadon, poco visto da noi, l’onirico Her Majesty, fino al successo di The Crown. C’era voglia di capirne l’influenza, il mistero, e come questo racconto cine-televisivo ne abbia influenzato la forza, o il contrario. Forza, impatto, dato certamente dalla sua longevità di simbolo, gesto, corpo, quanto mai efficace e presente».
Secondo lei Buckingham Palace è stato più un «rifugio» o una «gabbia»?