Liberidiscrivereblog: «Wes Anderson. Genitori, figli e altri animali»
2015-04-23 11:50:03
Se vi parlassi di simmetria, cura maniacale di oggetti e dettagli, colori accesi (rosso e giallo, tra i preferiti), microcosmi in cui vivono personaggi che, in realtà, sono uomini–bambini mai cresciuti del tutto… quale nome vi verrebbe sicuramente in mente?
Dite la verità, di questi tempi pensereste ad un solo ed unico nome.
Quello di Wes Anderson, regista texano probabilmente noto al grande pubblico per il suo Grand Budapest Hotel (2014), film vincitore di ben quattro premi all’edizione 2015 degli Oscar.
I suoi film possono piacere o no, ovvio, e c’è da dire che, negli ultimi anni, il suo modo di fare cinema è stato proclamato di matrice indie e/o hipster dai più. Grande popolarità e gusti personali (o di nicchia) a parte, Anderson ha alle spalle vent’anni di riprese, di un amore – ossessione per la simmetria, vent’anni di storie in apparenza tanto semplici e godibili alla vista quanto intricate nei rivolgimenti psicologici dei personaggi.
Lo sa bene Ilaria Feole, giovane autrice del saggio Wes Anderson. Genitori, figli e altri animali, pubblicato nel giugno 2014 dalla casa editrice Bietti all’interno della collana di saggistica Bietti Heterotopia, dedicata appunto al mondo del cinema e della critica cinematografica.
Prefazione di tutto rispetto quella di Peter Bogdanovich che fa entra nel merito del calore umano che traspare dalle storie di Wes, un calore umano connotato in chiave ironica che, scavando nel profondo, non nasconde uno sguardo serio sul mondo che ci circonda.
Informazione a mio avviso importantissima: questo saggio costituisce la prima monografia in italiano sul lavoro del regista di Houston, artista che ama tanto vivere una parte dell’anno in Francia e l’altra in America, in modo da sentirsi straniero in ogni dove. “La sua vera patria, forse, è uno dei mondi inventati che ha edificato per i suoi personaggi”, ci dice l’autrice già dal primo capitolo di questo fantastico volumetto, molto scorrevole a leggersi, ma dettagliatissimo nei contenuti.
Per chi non avesse mai visto film di Wes Anderson, questo saggio si rivela un’utilissima guida, una trascrizione su carta di tutto il percorso registico ed esistenziale del regista. Chi già lo ama, be’, lo amerà senz’altro di più.
Punti fermi nelle trame–non trame dei film andersoniani sono i genitori, i figli e svariate specie di animali. Genitori non sempre presenti (come Royal Tenenbaum e Steve Zissou), figli geni incompresi (si pensi a Max Fisher e ai tre fratelli Tenenbaum, Chas, Margot e Richie), animali sempre presenti sulla scena (tutti i personaggi di Fantastic Mr. Fox, primo film d’animazione di Anderson, ispirato al romanzo di Roald Dahl dal titolo Furbo, il signor Volpe e lo squalo–giaguaro in Le avventure acquatiche di Steve Zissou). Mi sono azzardata a definirle trame–non trame perché, come ha ammesso lo stesso regista durante la conferenza stampa al Festival Internazionale del Film di Berlino ’14, “Non ho un dono per quel tipo di cose. Ogni film che ho fatto è nato dall’accumulo di informazioni circa i personaggi: chi sono e come è il loro mondo. Solo successivamente immagino cosa potrebbe succedere”.
Le storie raccontate da Wes sono metastorie: partono sempre da qualche spunto: un libro, una rappresentazione teatrale, uno sfondo paesaggistico altamente simmetrico, una lettera.
In quasi tutti i suoi lavori sono gli attori sceglie per impersonare al meglio le caratteristiche di determinati personaggi, come dire, i suoi attori feticcio, a divenire una garanzia del suo stile fiabesco e colorato eppure così attuale: Bill Murray, Anjelica Houston, Owen Wilson e Jason Schwartzman, capaci di interpretare ruoli psicologici di grande rilevanza e profondità con altrettanta leggerezza e caratterizzazione del personaggio di cui rivestono i panni.
Sono quasi certa che non avreste mai immaginato cosa sto per dirvi e vi confesso che neanch’io ci avrei mai pensato, se non avessi letto questo saggio, ma… sì, quello che sto per rivelarvi è verissimo: gran parte delle storie immaginate, raccontate e girate da Wes Anderson contengono moltissimi elementi autobiografici.
Volete qualche esempio? Etheline, ovvero Mrs. Tenenbaum è un’archeologa, proprio come la madre di Wes; i fratelli Tenenbaum sono tre, proprio come nella famiglia di Wes (lui è il secondogenito) e di Owen Wilson, compagno di studi, amico, attore feticcio e co-produttore del regista che ha due fratelli, Luke ed Andrew (anche loro presenti in più di qualche film) e proprio come i fratelli Whitman in Il treno per il Darjeeling…
E ancora dovete sapere che lo stesso Wes ha frequentato una scuola privata identica a quella di Rushmore. Ce ne sarebbero di altre similitudini e leitmotiv da individuare, ma per non banalizzare quello che è l’immenso ed intricatissimo mondo raccontato in diverse forme e luoghi geografici anche molto lontani tra di loro vi invito a recuperare gran parte della filmografia andersoniana, nel caso ce ne fosse bisogno, e poi consiglio caldamente di leggere il saggio Wes Anderson. Genitori, figli e altri animali perché ne vale davvero la pena.
Ilaria Feole, critico cinematografico per il settimanale “Film Tv” e la testata online “Gli Spietati”, collabora con i mensili “Duellanti” e “Nocturno”.
Wes Anderson, classe 1969, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. Inimitabile ed inconfondibile per stile e per impostazione registica, negli ultimi vent’anni ha diretto, sceneggiato e co-prodotto diversi film, suggello definitivo e climax crescente delle sue capacità artistiche. Le sue storie sono veri e propri mondi a parte dove non esistono veri e propri cattivi e la realtà ci appare filtrata da simmetria, disposizione degli oggetti e colori sgargianti. Filmografia: Un colpo da dilettanti – Bottle Rocket , 1996 (cortometraggio); Rushmore, 1998; I Tenenbaum – The Royal Tenenbaums 2001; Le avventure acquatiche di Steve Zissou – The Life Aquatic with Steve Zissou, 2004; Il treno per il Darjeeling – The Darjeeling Limited, 2007; Fantastic Mr. Fox, 2009 (film d’animazione); Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, Moonrise Kingdom 2012; Grand Budapest Hotel – The Grand Budapest Hotel 2014.
Federica Guglietta ©liberidiscrivereblog.wordpress.com
23 aprile 2015