
Passando in rassegna la carriera registica di Rob Zombie, si viene a conoscenza di lavori poco noti al grande pubblico cinematografico, poiché slegati dai dispositivi della settima arte. Tra questi vi è certamente il Live in New York City del celebre interprete della commedia statunitense Tom Papa. Come comprendere le ragioni di tale collaborazione, sia dall’uno che dall’altro verso? A dirigere uno spettacolo privo di humor nero, effetti speciali e tinte horror ci si aspetterebbe chiunque, tranne Zombie. Più che una scelta professionale, la sua sembra quasi una vocazione, degna di nota anche soltanto per l’abilità nel rivelarsi così duttile. La regia dello show è a conti fatti piatta, statica nelle inquadrature e scarna dal punto di vista prettamente tecnico. Ma non è questo l’aspetto centrale dell’operazione. Lo spettacolo di Tom Papa, classe 1968, ha luogo nel suggestivo Union Square Theater di New York il 1° luglio 2011. Le musiche sono di Craig Stuart Garfinkle e la casa di produzione è la New Wave Entertainment. Ideato e prodotto per il piccolo schermo, dopo avere raggiunto le case di milioni di cittadini statunitensi sulla piattaforma Comedy Central (la prima messa in onda è datata 8 gennaio 2012), il live è reso disponibile nel formato home video. Non è la prima collaborazione tra lo showman e il regista, che avevano già collaborato nel 2009 per The Haunted World of El Superbeasto, primo film d’animazione firmato dall’autore di La casa del diavolo. Quest’ultimo, infatti, prima di specializzarsi dietro la macchina da presa, tra un disco e l’altro dei suoi White Zombie si è cimentato anche come disegnatore di strani fumetti alternativi: The Haunted World of El Superbeasto è il primo tentativo di passare dall’animazione su carta a quella su pellicola. Progettato nel lontano 2006, consente a Zombie di amalgamare – seguendo una naturale vocazione alla sperimentazione – la sua cultura pop e i personaggi fumettistici da lui ideati e il protagonista – El Superbeasto, lottatore mascherato che prende parte a film hardcore – è doppiato proprio da Tom Papa. Per il curioso personaggio, l’autore si ispira al wrestler messicano El Santo, noto nell’ambito dei b-movie tra gli anni Sessanta e Settanta. Focalizzando l’attenzione sul lavoro qui analizzato si riscontra, all’interno di un’impaginazione registica caratterizzata soprattutto da primo piano e campo medio, la forte presenza, a livello contenutistico, di un tema già ampiamente trattato dallo stesso Papa: la famiglia. Lo spettacolo si concentra su vicende narrate in prima persona dal comico, che si muove all’interno di un nucleo familiare composto da giovani e anziani, mettendo particolarmente in evidenza le divergenze nell’approccio alla sessualità, le difficoltà e le fatiche dell’essere marito e padre, la rappresentazione di un uomo nella società contemporanea. L’opera ha richiesto molto impegno da parte dell’attore, che grazie a questa superba prova ha conquistato tantissimi nuovi fan. Sul palcoscenico è coadiuvato da altri volti della commedia americana, maschili e femminili, quali The Lady Aye, Rick Crom, Skippy D, Annette Fox, Mike Kramer, Pete Michaels e Guy Paul. Non solo. Anche Sheri Moon, la trasgressiva compagna di Zombie, fa una rapida apparizione all’interno dello show concordata con il regista. Tom Papa mescola sapientemente lo humour moderno dai ritmi indiavolati a quello appartenente alla vecchia scuola, particolarmente apprezzato dagli amanti della comicità statunitense, tanto che a tratti sembra di assistere a una comedy club degli anni Ottanta. Papa è uno tra i nomi più influenti del nuovo modo di fare commedia e la qualità della scrittura del suo lavoro determina consensi da record. La famiglia americana, quindi, quella denunciata e sbeffeggiata da innumerevoli serie tv, film, cartoni animati, spettacoli teatrali e one man show. Quella rappresentata su tante cover di album musicali, quella falsamente bigotta ma al contempo considerata l’unità sociale ideale. Quella descritta dal regista Zombie in La casa dei 1000 corpi o Halloween II, dove in un contesto grandguignolesco grondante sangue il “sangue” (inteso come legame biologico) prevale su ogni cosa, persino sulla vita umana. Arrivando a giustificare atti brutali e istinti omicidi come quello di Michael Myers secondo il quale, come recita anche il manifesto originale del remake carpenteriano, «la famiglia è per sempre». Se quindi l’horror non viene richiamato con spettrali scenografie o effetti splatter, certamente ritorna nel contenuto. Nei più grandi capisaldi del cinema nero internazionale, la famiglia viene infatti rappresentata quale culla di violenza, ipocrisia e falsità. Il seme dell’odio che genera poi il male, perfettamente incarnato dal piccolo Myers, descritto come un bambino nato e cresciuto in un contesto disastroso che, per riscattarsi, in preda a un raptus uccide il padre e la sorella. Non è però sempre necessario mettere in scena il sangue e la violenza per descrivere una situazione sociale paradossale e disfunzionale. Attraverso la parola e l’ironia, Tom Papa e Zombie riescono a regalare al pubblico uno show singolare, facendo dello scherno il loro punto di forza.
Cast & Credits
Titolo originale: Tom Papa: Live in New York City; regia: Rob Zombie; scenografia: Jim Kronzer; montaggio: Brenda Carlson; musiche: Craig Stuart Garfinkle; interpreti: Tom Papa (se stesso), Rick Crom (l’annunciatore), The Lady Aye (la mangiatrice di spade), Skippy D (il forzuto), Annette Fox (la regina), Mike Kramer (Kooky Cosmo il clown), Pete Michaels (il ventriloquo), Guy Paul (il cameriere); origine: Usa, 2011; durata: 41’; home video: inedito; colonna sonora: inedito.