Tre lettere a due amiche

Philip K. Dick
Philip K. Dick – Lui è vivo, noi siamo morti n. 19/2022
Tre lettere a due amiche

Le tre lettere qui raccolte, risalenti all’autunno-inverno del 1974, sono tratte dalla monumentale Esegesi di Philip K. Dick, magistralmente curata da Pamela Jackson e Jonathan Lethem. Tradotta in italiano da Maurizio Nati, è uscita per Fanucci nel 2015. Come già ribadito, le quasi milletrecento pagine del volume in questione sono di fatto uno Zibaldone dell’opera dickiana, nonché una torrenziale espressione di un genio mutevole e immaginifico, capace di sintetizzare mito e modernità, le esplorazioni delle scienze modernissime e le mitologie di antiche civiltà. Vi affiorano in forma “pura” e immediata, non ancora filtrate dalle leggi della narrativa, idee personalissime, non di rado arbitrarie (come i giudizi su Roma, che non è possibile ovviamente accettare, ma che vanno comunque contestualizzati nel “cristianesimo esoterico” dickiano), ma utilissime per comprendere la tensione mitografica dello scrittore americano. È per questo che abbiamo proposto queste pagine, per dare un’idea “in pillole” di come e cosa Dick pensasse, lasciando la parola a lui dopo averne trattato la “visione del mondo” in saggi e approfondimenti. Ad ogni modo, oltre a frammenti, annotazioni e lucidissimi deliri, l’Esegesi contiene anche parte della cospicua corrispondenza di Philip K. Dick. Da questa ampia messe di lettere abbiamo tratto i documenti qui raccolti (che si trovano nel libro, rispettivamente a pp. 95-104, 109-112), tre lettere indirizzate rispettivamente alla celebre autrice di fantascienza Ursula K. Le Guin (che, per la cronaca, era iscritta allo stesso liceo frequentato da Phil) e a Claudia Bush, una giovane studentessa che stava preparando una tesi di laurea su di lui. Che possano essere un invito a cimentarsi nella lettura di tutto il corpus diaristico dickiano.

Andrea Scarabelli

Lettera a Ursula K. Le Guin del 23 settembre 1974

 

Cara Ursula,

ti ho appena spedito una grossa busta di materiale, ma volevo dirti questo, che il pezzo di quattordici pagine è tutto vero, mi è davvero successo, ed è strano e non posso spiegarlo pienamente… in altre parole, dare un nome a chi (cosa) si è riversato dentro di me in marzo ed è ancora lì, ancora qui, voglio dire. Ancora in relazione simbiotica con me.

Un paio di settimane fa è passato da me Tom Disch e gliene ho parlato. Lui ha avanzato l’ipotesi che forse era Elia a possedermi, e così mi sono messo a leggere tutto quello che ho su Elia; quella spiegazione si adatta bene come qualsiasi altra, e allora l’ho tenuta per buona fino a ieri sera, quando, mentre mi stavo addormentando, ho pensato alle parole poros e kratér, e poi oggi ho controllato e ancora una volta, senza dubbio, sono parole greche, parole che di sicuro non avevo mai sentito.

Dubito che Elia ruminasse il greco, ma probabilmente lui riapparve (dopo che due parti del suo spirito tornarono a Eliseo) come Giovanni Battista e poi come altri esseni; è probabilmente sempre lo stesso spirito che può dividersi a suo piacimento (come il difensore di cui Cristo dice: «Farà intervenire Dio dopo che lui, Cristo, se ne sarà andato»). Sono tutti la stessa cosa: questo è un mistero, ma per me molto eccitante.

Lo spirito che mi ha riempito a partire da marzo era prevalentemente radicato in queste realtà: giustizia, verità e libertà. La sua ricerca della prima e la sua devozione alla seconda sono ciò che ha indotto Tom Disch a pensare a Elia, credo. Lo spirito quando giunse qui si guardò intorno, vide Richard Nixon e quelle creature e si sentì così pieno di rabbia che non la smise di scrivere lettere a Washington, fino a che Nixon non se ne fu andato. Scrisse ripetutamente, a Charles Wiggins, per esempio… Specialmente a lui, con grande veemenza; il membro del Congresso Wiggins rispose a sua volta in modo dettagliato a ogni lettera. Lo spirito scrisse anche al «Wall Street Journal» (una lettera che venne pubblicata) informandoli che le trascrizioni di Nixon erano a proprio uso e consumo e piene di menzogne, e il tempo avrebbe rivelato tutto quanto… come senza dubbio ha fatto. Questo spirito, in modo molto simile a Elia ma anche come Cristo, parlò dell’essere Avvocato, confutò le menzogne del mondo penetrandole a fondo con il suo grande discernimento: usò termini legali che io normalmente non uso. Non si riesce a credere quanto fosse grande la sua animosità contro le tirannie qui e nell’Unione Sovietica: le vide come le corna gemelle della stessa entità maligna, un enorme Stato grande quanto il mondo la cui natura fondamentale gli appariva in modo palese come una schiavitù, una continuazione di Roma stessa. E lui gli era nemico, più che mai; rivide Cesare, e sé stesso che gli opponeva resistenza. […]

Quello che forse c’è in ballo qui è il viaggio nel tempo. La capacità di qualcuno, o di più di uno, nel lontano passato (circa seicento anni prima di Cristo), di viaggiare in avanti fino al nostro periodo, a grandi passi, emergendo in uno o più di noi… A febbraio ho dovuto subire un intervento in uno studio dentistico e mi trovavo a casa in convalescenza, sempre sotto l’influenza del pentotal, con un dolore insopportabile. Tessa telefonò al dentista e lui chiamò una farmacia perché mi facesse recapitare un antidolorifico. Suonò il campanello e andai ad aprire, e c’era questa ragazza con i capelli nerissimi e grandi occhi, molto belli e intensi; rimasi lì a fissarla, sconcertato e anche confuso, pensando che non avevo mai visto una ragazza così bella, e poi, ma che ci faceva lì in piedi? Mi porse il pacchetto con il farmaco, e io cercai di farmi venire in mente qualcosa da dire; in quel momento notai un’incantevole catenina d’oro attorno al suo collo e dissi: «Che cos’è? È davvero magnifica». Tanto per dire qualcosa. La ragazza indicò il ciondolo più grosso della catenina, che era un pesce. «Questo è un segno che veniva usato dai primi cristiani» disse, e poi se ne andò. Subito dopo la cascata abbagliante di disegni colorati discese su di me nel corso della notte, e il resto lo sai. Durante le prime settimane, mentre lo Spirito era dentro di me in tutta la sua forza vidi, fra tutte le altre intuizioni che ho sviluppato, che ci sono dei segni esteriori che agiscono su di noi come stimoli disinibitori, provocando una forte caduta del fluido GABA nel cervello e rilasciando (intenzionalmente, come con le piccole creature) una traccia mnemonica maggiore. Evidentemente questo è ciò che mi ha fatto il segno del pesce. In effetti ho letto in un articolo sulle funzioni cerebrali che quando il fluido inibitore GABA cala sensibilmente – il che avviene quando un segnale esterno fa in modo che si verifichi una disinibizione più grande – la persona sperimenta «opere astratte molto simili a quelle realizzate dai pittori moderni», e questo combacia con la mia esperienza.

Durante quei primi giorni avvertivo la sensazione chiara e reale di trovarmi nelle mani di un programma o di un engramma da un periodo molto remoto della mia vita, probabilmente da prima del quarto anno di età; ero piuttosto spaventato, non riuscendo a capire ciò che questa situazione significava, in termini di quello che avrebbe potuto indurmi a fare. Comunque mi informò subito, attraverso materiale scritto presentato in un sogno dopo l’altro, della qualità benigna e rassicurante di questo Altro che avevo scoperto dentro di me, un Altro che era rimasto dormiente, inibito dal fluido GABA, fino a che il giusto segnale lo aveva liberato per uniformarsi a me.

Adesso noi funzioniamo in perfetta sincronia, ma all’inizio ho dovuto concedergli qualcosa; ben presto ha sistemato i miei problemi in modi che non mi sarebbero mai venuti in mente. Ingegnosi e saggi, e sempre attenti al benessere generale, non solo al mio. E con lo sguardo sempre lucido nel futuro.

Con affetto

Phil

 

Lettera a Claudia Bush del 26 novembre 1974

 

Cara Claudia,

l’altro giorno stavo dormendo e tutto a un tratto ho avuto la visione ipnagogica di un uomo alto con i capelli bianchi e folti; era in piedi e sorrideva, tenendo in mano un libro enorme. Indossava una tunica e dei sandali di un bianco splendente. Nello stesso tempo un frammento di greco mi ha trafitto la mente. Mi sono svegliato subito e ho fatto fare una ricerca a Tessa su quel frammento. Questa volta era di sicuro da un testo paolino; con i suoi libri, lei è riuscita a stabilire che si trattava di Ebrei, 7:26 e che quella particolare sequenza di parole non appare in nessun’altra parte del Nuovo Testamento. Quello che è interessante è che avevo appena letto un libro di estratti da Jung in cui discuteva – nella parte che avevo letto – un passaggio da Ebrei, 7:17, appena poche righe prima. Non ho mai letto la Lettera agli Ebrei e di certo non in greco. Dopo aver letto Jung mi sono addormentato e ho visto la persona descritta in questa sezione di Ebrei: un antico sacerdote ebreo considerato dai teologi cristiani come un’incarnazione del Logos che prefigurava quella di Cristo. Per un po’ ho creduto che i brani in greco che sento di notte provenissero dai testi paolini, ma non ero in grado di dimostrarlo prima.

È tutto un sistema di feedback, dove mi si forniscono informazioni che non potrei mai avere per conto mio; meglio di tutto è quando lui o loro possono completare una sequenza, soprattutto nella lingua originale. Ho letto in Jung una citazione da Ebrei, 7:17; dieci minuti più tardi sogno di Ebrei, 7:26 nel greco dello stesso Paolo. Se studi le teorie del trasferimento e comunicazione di informazioni, specialmente fra culture differenti (per esempio nei nostri tentativi di metterci in contatto con entità extraterrestri, il programma CETI, eccetera), questo è quanto teoricamente si cercherebbe di ottenere; questo è l’ideale. Avviamo una sequenza logica o matematica e loro la completano e ci restituiscono i numeri mancanti. Puoi vedere che questo è esattamente ciò che è accaduto nella mia testa. Che io sia in contatto diretto da-mente-a-mente con dei sistemi di intelligenza extraterrestre mi risulta evidente da un bel po’, ma che cosa significhi non mi è altrettanto evidente.

A proposito… adesso ho trovato la parte nell’Eneide di Virgilio a cui puntavano tanti dei miei primi sogni: è il sesto libro. Ho anche scoperto che alcuni dei miei sogni sono visioni dal canto ventottesimo del Purgatorio, dalla Commedia di Dante. Naturalmente questo si ricollega direttamente a Virgilio, che è stato la guida di Dante fino a questo canto. Ho imparato molto da tutto ciò, molto di specifico (non crederesti alle ricerche che ho fatto).

Non è tanto significativo parlare di contatti con intelligenze extraterrestri; queste sono parole nuove per descrivere esperienze antiche. Dice Virgilio nel libro sesto: «Poiché la Mente immanente, scorrendo attraverso tutte le sue parti, / e lasciando la sua massa, / fa funzionare l’universo».

Ovviamente la “Mente immanente” si può chiamare “intelligenza extraterrestre”. Perciò non c’è nulla di nuovo in quello che ho sperimentato, solo nuovi termini. Sostanzialmente questa è un’esperienza religiosa, ma è anche di più, perché non ci troviamo più in un mondo religioso; io sono una persona secolare in una società secolare e devo comprendere le mie esperienze in questo contesto. Altrimenti, anche se le comprendo, non posso comunicarle. Be’, Claudia, ti dirò quello che penso mi stiano dicendo attraverso le visioni grafiche e il materiale scritto e sonoro. Allegate troverai tre pagine che ho già scritto (spero di non avertele già mandate), ma di recente mi sono imbattuto nella IV egloga di Virgilio: «L’ultima età del carme cumano s’avvicina: / ecco, rinasce la gran sequenza dei tempi; / già ritorna la Vergine*, ritorna il regno di Saturno; / e una nuova razza discende dal cielo. / O casta Lucina (dea delle nascite) sorridi / al bambino appena nato, nel cui tempo / per tutto il mondo sorgerà una stirpe dorata. / E Apollo tuo ne è già re».

Quando sono stato posseduto, a marzo, era la giustizia che cercavo dappertutto, prima di ogni altra cosa: per me era importantissima. Credo che la profezia della Sibilla Cumana non si sia realizzata. (L’egloga di Virgilio è basata su una vera profezia che lei fece poco prima dell’era cristiana.) I miei “sogni” mi hanno portato intenzionalmente a questa egloga; l’informazione è qui. Quando leggerai le accluse tre pagine vedrai quanto ero già vicino a capire questo (le ho scritte più o meno quarantacinque giorni fa). Io credo che dopo un’assenza di duemila-duemilaseicento anni gli immortali stiano adesso cominciando a ritornare, con la Giustizia in testa.

Il vero scopo esoterico del primo cristianesimo era che gli adoratori fossero posseduti dal loro dio, come in altri culti e religioni misteriche. Quello che li possedeva nel I secolo dopo Cristo mi ha posseduto a marzo, ma io lo identifico più con Apollo che con lo Spirito Santo descritto da Paolo. Credo che Egli appaia a differenti culture con differenti nomi: uno con i Greci, uno con gli Ebrei (Elia) e via dicendo. È plasmatico, immortale, ed è la grande influenza civilizzatrice di Grecia, Egitto e Persia. Può dividersi, essendo plasmatico. A me ha portato la ragione, così lo vedo come Apollo… ma, cosa interessante, questa si adatta a quanto ha predetto la sibilla. È un’esperienza greca di possessione divina quella che ho vissuto, non ebraica. Ammettendo che quello che Virgilio chiama la Mente immanente trascenda ogni possessione individuale, non c’è nessun problema nel trascinare il tutto all’interno di un’integrazione. Sono agenti specifici di un’entità vivente, senziente, assoluta.

A proposito… nel sesto libro dell’Eneide la Sibilla viene posseduta dal dio, da Apollo. Paul Williams, quando venne qui, mi mostrò un passaggio da uno dei romanzi di Ted Sturgeon che secondo lui dimostrava che la mia esperienza era stata proprio quella dei primi cristiani. Io credo tuttavia che fosse sotto l’influenza di Apollo, poiché i miei bisogni tendevano a quello, syntonos e ragione.

Questo è avvenuto non per via dei miei bisogni – tutti ne abbiamo – ma poiché essi stanno tornando indietro. Gli Immortali. Ecco una citazione dal libro di Paul Williams, Turning Upward, in cui mi sono imbattuto (p. 237): «Gli uomini stanno arrivando, grandi uomini che adesso sono fra noi, che uniranno gli estremi in una struttura irremovibile, non perché sopprime la volontà della gente, ma perché esprime alla perfezione quella volontà. E dal presente stupore, rabbia e caos, un’autentica volontà deve emergere per sostituire quell’ombra di volontà, quella bramosia vacante che adesso viene chiamata volontà della gente dai goffi nani che arrancano laddove giganti aggraziati dovrebbero procedere a grandi passi».

Dovresti leggere l’intera sezione di Paul in questo libro. Credo che sia tutto vero quanto detto sopra.

Mi sento molto frustrato a scriverti di questo perché ho così tanto da dire e non riesco a esprimerlo. Le carte mi scivolano dalla scrivania, i libri da cui prendo le citazioni si richiudono, scrivo lunghe lettere tutte sbagliate. Sono così dannatamente eccitato, su di tono, accalorato da tutto questo, e terribilmente impaziente, e non è il massimo… sono impaziente di trovare persone a cui comunicare la Buona Novella, per così dire. Claudia, un’antica promessa fatta a noi, fatta migliaia di anni fa, viene adesso esaudita. Chi l’abbia fatta non lo so, ma è stata fatta. Lui o loro alla fine sarebbero venuti, e cazzo, Claudia, sono venuti!!! Lo so. Più e più volte, in modi indubitabili, mi hanno assicurato di questo, e per di più mi hanno mostrato barlumi di quello che possiamo aspettarci. Quello che è nostro a buon diritto, che ci è stato portato via, ci verrà restituito. Ci penseranno loro. Come lo ha chiamato Paolo, il «Tempo della Restaurazione di Tutte le Cose» è qui adesso, Claudia. C’è voluto un sacco di tempo, secondo i nostri standard, ma hanno mantenuto l’antica promessa: sono tornati.

I cristiani, nella loro esclusivistica, bigotta, angusta intolleranza, credono che la salvezza, l’intervento e la restaurazione siano solo per loro; si sbagliano: questo è per il nostro pianeta e per tutta la sua gente. Essi sono i Salvatori per tutti noi. Per gli Immortali una divisione come quella fra cristiani e atei non significa nulla: è come la mucca Holstein e quella Jersey, e in questo momento scrivo così male a mano e a macchina che ho voglia di chiuderla qui. L’anno prossimo, in un libro di Harlan Ellison che pubblicherà Harper & Row, Harlan afferma: «Kurt Weill e Maxwell Anderson scrissero: “Forse Dio se n’è andato, dimenticando la Sua promessa fatta quel giorno: e noi siamo persi, qui fra le stelle”. E forse Lui/Lei sta solo aspettando il segnale giusto per tornare, che ne dite?».

Giusto, Harlan.

In marzo ho improvvisamente squarciato il cuore delle cose; ho visto dentro, ho visto la realtà com’è, e ho visto gli Immortali che si avvicinavano. Ho visto la prigione di ferro in cui viviamo e ho sperimentato prima loro, e poi, visione dopo visione, quello che il nostro mondo, le nostre vite diventeranno quando essi uniranno le due parti: universo A e universo B. Il nostro è una parte, ed essi trascinano l’altro con sé. Quello che faranno con il nostro mondo, il macrocosmo, sarà un analogo di quello che hanno fatto con me e con altri individui o microcosmi isolati: in un lampo accenderanno e fonderanno ogni cosa e poi imprimeranno un eidos completamente nuovo. Tutto avviene senza preavviso. In microtermini io ho sperimentato l’intero viaggio che il nostro mondo e tutti noi sperimenteremo: mesi di fame e di bisogno, poi una paura e un’impotenza crescenti, poi una rinuncia a tutto, sapendo che è perduto per sempre… poi la manifestazione delle abbaglianti forme cromatiche. Dopo il bisogno, la mancanza di speranza, la paura e la totale rinuncia ci sarà una totale rinascita, una restituzione e una rinascenza; la vita comincerà di nuovo, senza preavviso.

Nelle visioni di ogni pitagorico della storia (Euripide nelle Baccanti, Wordsworth nell’Ode, ecc.) scopro le stesse visioni che ho avuto io: quello che in Dante viene chiamato Paradiso Terrestre. (Viene condotto lì e scopre la donna che canta e raccoglie fiori; in un sogno dopo l’altro io l’ho vista e sentita cantare. Adesso so chi è e so che cos’è il bellissimo parco che vedo. Sarà qui e non nel mondo venturo; è quello che Dante stesso ha visto e illustrato fin troppo chiaramente, e la sua visione è straordinariamente simile a quella degli orfici greci del VI secolo avanti Cristo.) Bene, devo chiudere perché adesso bisogna risistemare tutte le cassette dei gatti in casa; i gatti stanno brontolando, e quando Chester brontola ci mettiamo tutti in movimento.

Con affetto

Phil

 

* Astrea, o la Giustizia, l’ultima immortale a lasciare la Terra nella leggenda dell’età di Saturno.

 

Lettera a Claudia Bush del 30 novembre 1974

 

Cara Claudia,

ho appena scritto a Diane Pike, vedremo che succede. Le avevo già scritto e ho ricevuto una cartolina Progetto d’Amore. Ti terrò informata: mi sembra sballata e dolce.

L’amore funziona! Sempre! Ecco che dice la cartolina. Io lo capisco, e tu? Da dove cominciamo? (Il bar La Paz.)

Claudia, questo è un addendum alla mia precedente lettera di venerdì. È Giovanni Calvino (1509-1564) a fare questa affermazione che al di là di ogni dubbio descrive la mia esperienza e i miei pensieri successivi su di essa: «I talenti naturali dell’uomo sono stati corrotti dal peccato, ma di quelli soprannaturali è stato del tutto privato… Perciò, quando si ribellò al divino governo, venne allo stesso tempo privato di quei doni soprannaturali che gli erano stati dati nella speranza dell’eterna salvezza. Da cui segue che egli è esiliato dal Regno di Dio, in tal maniera che tutti gli affetti legati alla vita felice dell’anima sono anch’essi estinti in lui, fino a che non li recupererà con la grazia della rigenerazione… Tutte queste cose, essendo state restituite da Cristo, sono stimate estrinseche e preternaturali; e perciò ne concludiamo che esse erano andate perdute (corsivo mio). Ancora: l’integrità della mente e la rettitudine di cuore sono anch’esse state distrutte. E questa è la corruzione dei talenti naturali. Perché anche se conserviamo una porzione di comprensione e di giudizio insieme alla volontà, tuttavia non possiamo dire che la nostra mente è perfetta e sana… Essendo un talento naturale, non può essere del tutto distrutto, ma viene parzialmente debilitato…».

Ho anche letto qualcosa di affascinante nel «Monitor» di ieri, un articolo su Lewis Mumford. (Come può un uomo senza titoli accademici essere del tutto cattivo?) Mumford dice: «Credo che questo assomigli molto a quanto è successo durante la transizione dalla civiltà romana, che era altamente organizzata e volta agli stessi obiettivi della nostra civiltà (potere, produttività, prestigio), all’era cristiana. I cristiani si radunarono in piccoli gruppi. Essi cominciarono ad allontanarsi dalla società e accettarono la povertà che allora solo gli schiavi erano costretti a subire. Costruirono le fondamenta spirituali della loro vita che diedero loro l’energia interiore per avere la meglio sull’impero romano».

Se ti ricordi te ne ho già parlato, Claudia, quando a marzo mi successe questa cosa mi sono guardato intorno e ho visto Roma! Roma dovunque! Potere e forza, muri di pietra, sbarre di ferro… proprio quello che Mumford esprime sopra. Che l’abbia visto in un istante («in un batter di ciglia») non è e non è stato dovuto a me, non è provenuto dalla mia mente, dai miei processi mentali; non è stato un concetto e nemmeno una consapevolezza interiore: l’ho percepito. L’ho visto. Ho squarciato il velo, per così dire, e ho visto la mia società esattamente com’è… vale a dire, per citare Mumford, come Roma era. Quello che mi ha lasciato perplesso, poiché sapevo razionalmente che Roma era una città che si trova in Italia, ed è stata un impero e una repubblica già da prima di Cristo, è stato: allora dov’ero, a Fullerton o laggiù, nel presente o in quel passato? Ancora la domanda è: «Questo o quello?», e la risposta è: «Entrambi». Nel senso di Mumford, “Roma” è un paradigma. Ero stato per così dire portato sulla montagna, una metafora in sé, e mi era stata mostrata. «Lo vedi?» aveva detto lo Spirito. «Che cosa vedi tutto intorno a te? Tu vedi Roma».

Ero sbalordito, preoccupato e incasinato. Era una visione orribile: una condizione da schiavi, come in un gulag.

Non c’è dubbio nella mia mente, adesso, che la mia “visione” della mia società sia stata accurata nel senso che intende Mumford; non ero tornato indietro nel tempo, ma in un certo senso Roma era venuta in avanti, a passi insidiosi e furtivi, sotto nuovi nomi, nascosta dietro la cortina fumogena delle parole e delle ingannevoli occultazioni, alla fine di nuovo nel nostro mondo. Guarda! I cristiani hanno conquistato Roma, ma solo per un po’ di tempo; Roma ha inghiottito i suoi conquistatori, come fa la Cina. Alla fine Roma è tornata per gradi occulti nuovamente in superficie, per manifestarsi. Dunque non deve sorprendere che lo stesso Spirito Santo, che si levò contro di essa a quel tempo, più o meno verso l’anno 100 d. C., sia tornato per risvegliarci come prima, così come ha risvegliato i nostri antenati, metaforicamente parlando. È il suono della tromba che chiama ancora una volta a combattere per la libertà. Come afferma Mumford. Be’, devo andare perché ci sono in giro un sacco di gabellieri e peccatori, esattori di tasse e altra marmaglia del genere, e io devo vedermela con loro.

Con affetto

Phil

 

P.S. Io ti dico, Claudia, che Calvino ha ragione: a noi (1) mancano del tutto certe facoltà e (2) quelle che abbiamo, le altre, sono piuttosto offuscate. Quando ho visto bene, a marzo, è come quando hai un nuovo paio di occhiali e riesci a leggere tutto, a vedere tutto. Davvero, è significativa la sua distinzione tra le facoltà naturali come la ragione, che sono incasinate, e le altre di cui non riusciamo nemmeno ad avere una vaga idea fino a che non ritornano. L’unica cosa è: come è avvenuto tutto questo? Come abbiamo fatto a (1) perdere del tutto certe facoltà? E (2) ad avere le rimanenti ottenebrate, come sono per tutti noi, a meno che in qualche modo, come in una guarigione miracolosa, esse non vengano ripristinate? Certamente deve esistere una spiegazione scientifica per questo, che ha a che fare con le funzioni del cervello e le sezioni dormienti, con l’attivazione inibita di interi circuiti neurali… e questo è esattamente ciò che stavo cercando di ottenere in marzo, stimolare l’attivazione neurale per avviare circuiti che non erano mai stati avviati. Quello che penso adesso, con Calvino, è che un tempo (nella nostra infanzia? Migliaia di armi fa) essi si attivavano, o comunque erano predisposti ad attivarsi, e a farlo per tutto questo tempo. Ma qualcosa andò storto. Qualcosa di spaventoso. A dir poco possono essere sollecitati ad attivarsi, alla fine, in un modo o nell’altro, che siano mai stati attivati prima o no. Il prossimo passo nell’evoluzione umana o una sezione perduta dei nostri cervelli… nell’uno e nell’altro caso i risultati non sono visibili.

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Trent ’anni non bastano. Né mai sarà sufficiente qualunque distanza temporale dalla sua scomparsa per sopire il senso di inadeguatezza, l’incurabile timore reverenziale e di lesa maestà scrivendo del genio di Gian Maria Volonté. Una genialità controversa, travolta dalle mistificazioni, salvaguardata dal mistero. Quel suo sguardo severo nutrito dall'esigenza di perfezione sopravvive nelle coscienze mai abbastanza critiche, al punto da indurre un autore a posticipare di sei anni la pubblicazione di un libro a lui dedicato perché “non si sentiva all'altezza”. Questi risponde al nome di Stefano Loparco, saggista navigato e rispetta- to, il cui L’ultimo sguardo. Vita [...]
Scritto da Ilaria Floreano, con la prefazione di Barbara Sukowa, il primo volume italiano dedicato alla cofondatrice, insieme ad Andreas Baader e Ulrike Meinhof, della Rote Armee Fraktion (RAF). Pubblicato da Bietti Edizioni, è un ritratto realizzato attraverso i film in cui ha recitato, le pellicole che ha ispirato, le affinità e le divergenze con personaggi come R. W. Fassbinder e le lettere scritte dal carcere alla sorella Scritto con passione e autorevolezza da Ilaria Floreano, Gudrun Ensslin. Attrice, madre, terrorista, prigioniera è un’indagine su una cittadina niente affatto al di sopra di ogni sospetto. Con gli strumenti della letteratura e del [...]