Solo se chiedi scusa a Dostoevskij

Francesco Brandoli
Charles Bukowski – Tutti dicevano che era un bastardo n. 11/2016
Solo se chiedi scusa a Dostoevskij

Stavo lì a fissare il muro, sorseggiando una birretta fresca. Non sapevo quando avessero dato una verniciata l’ultima volta, ché quel pessimo colore era proprio pensato bene: sporco o appena sbaffato, cambiava poco… Come cambiava poco a me, dopo tutto. Ché lì la birra era buona e non dovevo manco pagarla sempre.

Buddy era entrato da meno d’un minuto e già me l’ero trovato seduto accanto. Una mano sulla spalla e un «ciao, vecchio». Il primo della serata, che sarebbe stata una serie di «ciao, vecchio» e fastidiose pacche sulla spalla. A ogni battuta, anche mal riuscita.

«Devo cambiare l’acqua» dissi, alzandomi e sbattendo il bicchiere vuoto sul banco. Una splendida scusa per levarmi di lì e cercarmi un posto al riparo dai prossimi sessanta «ciao, vecchio» con pacca della serata.

Ero abituato anche al cesso del locale. Andavo altrove, se mi ricordavo, magari fermandomi all’altro bar, sul capo opposto della strada – l’ultimo cesso pulito della città, lo chiamavo –, prima di finire la serata lì. Ma a quel punto tanto valeva ballare, saltellando tra una pozza di urina e l’altra, cercando di piazzare le mie belle gambe dritte tra le polle e centrare la tazza – ché se sbagliavo poco male, non se ne sarebbe accorto nessuno. Un cartello indicava un laccetto che spuntava dallo scarico: tirare PIANO!!!! Ché, tanto, manco lo tiro: lo devi sistemare dal ’47, e c’è più brodo a terra che nella tazza, ormai…

Quando tornai al banco, Buddy era già attaccato a un’altra vittima. Si sentivano le risate, i «ciao, vecchio» e lo schiocco delle manate sulla schiena. Mi strinsi nelle spalle e ordinai un’altra pinta.

C’era un discreto capannello di scarti umani, segno che la serata si stava animando.

A tratti defluivano – finalmente un po’ di pace – un po’ di scocciatori fuori dal locale. Potevo riprendere il mio posto, sul mio sgabello preferito, e continuare a scolarmi la mia birra, incrociando due sguardi e due parole con Sally, la cameriera. Ché c’era un altro motivo se andavo a bere birra in quell’orinatoio: lei. Potrei stare ore a dirvi dei suoi occhi verdi e di quei riccioli a cascata, di quanto fosse giovane e carina… di quanto fosse spiritosa e ridesse alle mie battute. Poi, però, ve lo direi comunque che c’aveva un davanzale panoramico e che, quando si girava e si chinava – la macchina del ghiaccio stava in basso – c’aveva un mondo tondo e perfetto dentro quei jeans. Un mondo e la luna, come solo dio li aveva visti appena creati, così perfetti.

«Mi dai una bionda?» ordinò una voce gracchiante accanto a me, rivolta a Sally, e io sapevo già a chi apparteneva.

«Come va?» sbuffai in direzione della fonte di quel suono, Vince, a torso nudo sotto delle bretelle, con delle ascelle così pelose che ci potevi studiare la riproduzione degli acari.

«Uno schifo» fu la risposta. Non che da lui avessi mai sentito una risposta diversa a quella domanda.

Attaccò a parlare con altri di cose a caso. Pensò bene di finire con Dostoevskij: «Era un borghesuccio, uno che spegneva i ceri in chiesa con la lingua».

Sapeva che scrivevo e pensò bene di chiedere il mio parere, a sostegno delle sue tesi esposte alle folle. Cambiai argomento e glissai con un’altra domanda brillante: «Tua moglie?».

Non rispose e se ne andò.

«Lo ha lasciato» mi illuminò Sally. Mi fissava, con quel sorriso che ti faceva toccare il paradiso, mentre ti sentivi già così eccitato da salire a razzo verso Andromeda.

Poi spinò una chiara schiumante sul banco e Vince tornò accanto a me, a recuperare la sua bevuta.

«E tua figlia?»

Se ne andò di nuovo, abbattuto come uno di quei cani che non mangiano da una settimana.

Guardai avanti e mi trovai Sally che asciugava un bicchiere con lo straccio. Dentro e fuori… Come avrei dato io un bel colpo di straccio a lei. Continuava a sorridermi, guardandomi di sottecchi. Era un fottuto prato quello in fondo a quegli occhi.

«Che ho detto stavolta?»

«Sua figlia non era davvero sua… Per questo la moglie lo ha lasciato.»

Vabbè, nessuno è perfetto, ma io ci vado vicino.

«Uno scherzo?» chiesi, poco convinto della storia.

«No, no… Davvero.»

Lo scherzo non era nel fatto che la poppante non fosse di Vince… Quanto che ben due uomini, sulla faccia di ’sta terra mignotta, avessero potuto giacere con sua moglie.

Io sono favorevole al sesso. Se non c’hai niente di meglio da fare – e non puoi avere niente di meglio da fare – è la cosa migliore al mondo, senza tanti fronzoli da dandy rammollito. Ma la moglie di Vince… Santo cielo, la moglie di Vince! Non era in bolla. Una sera, trovai una sua amica al banco del bar. Bresca quanto me, che però sono un uomo. Non ricordo nemmeno cosa dissi, so solo che a un tratto ero sugli scalini fuori del locale a baciarla. «No, no, non posso!» Il suo ragazzo la aspettava a casa, stando attento a non staccare la lampada dal soffitto quando passava. Ma io ero «così bello»… E bello non me lo dice mai nessuna. O questa era davvero più sbronza di me o il suo ragazzo, oltre alle corna, doveva avere anche un bel paio di pinne e le squame e la coda… Anzi, la coda no, ché quella a letto ci può stare…

Dopo altri due minuti eravamo nel vicolo accanto al locale. Ché lì non ti vede nessuno se vuoi lasciarti andare, col ragazzo mutante a casa. Pioviccicava pure, ma chi se ne frega, avevamo un terrazzino sopra la testa a farci da tettoia. Via di lingua e poi a toccarci e poi io dentro di lei. Ricordo cosa le dissi. Che mi aveva sganciato un’altra da poco. E lei, a dire: «Ma questa è matta, matta, ma come si fa?».

Si fa che era matta davvero la mia ex, che voleva prendere i voti. Sta di fatto che me le volevo sentir dire quelle cose, in quel momento, e lei non era male, nonostante la ciccia. Con quel bel seno matronale e ’sti riccioli rossi su occhi fin troppo celesti. Qualche chilo in meno e sarebbe stata una gran donna, ma anche così poteva andare. E via, contro il muro, ché tanto il vicolo non se lo pezza nessuno.

Be’, alla fine eravamo tornati nel locale e questa era andata al cesso (che dio l’abbia in gloria!) a vomitare. Aveva bevuto troppo. Ma davvero troppo.

«La accompagna a casa qualcuno di voi?» ebbi la brutta idea di chiedere alla moglie di Vince.

Divenne un disco rotto: «Ché secondo te la lasciamo da sola?».

«No, penso di no, ho solo chiesto conferma…»

«Ché secondo te la lasciamo da sola?»

«Non penso… Ma sta male, volevo esserne sicuro.»

Sono un signore, anche se alle volte sembro più che altro un bastardo.

«Ma secondo te la lasciamo sola?» chiese lei per la terza volta.

In quello sguardo non c’era equilibrio, né buon senso. Non era una domanda, ma l’ossessione di una testa bacata. Non era alcol, ché lei aveva bevuto zero virgola rispetto a noi. Era altro. Lo seppi dopo, quando mi spiegarono che era lei quella caduta dal balcone…

Fatto sta che me ne liberai solo quando recuperarono l’amica vomitina dall’arcipelago del piscio.

Ma ripensare a lei, con quei bei denti gialli e piatti, l’occhio a palla che ripete domande inutili… Due uomini a desiderarla, a contendersela… Avevo bisogno di un altro boccale. Per mandare giù l’idea e brindare al coraggio degli eroi.

Comunque erano bei ricordi, divertenti. Mi ero un po’ estraniato e Sally se n’era accorta.

«Ripensavo alla sera che conobbi la moglie di Vince, qui, con amiche…» spiegai. «Con una uscii, ci fu anche qualche bacio…»

«Sì, ti abbiamo visto tutti» commentò lei, con un sorriso diverso. Quello che chiamiamo gelosia e che, quando compare sulle labbra di una donna, è come un arcobaleno. Ti promette l’oro, laggiù.

Io e Sally continuammo a stuzzicarci, fino alle due, quando lei finì il turno e si spostò dall’altro lato del banco, accanto a me. Una bella boccia davanti, offerta dalla casa. Non che la casa o il capo sapessero della bottiglia, ma Sally lì ci lavorava, e poteva prendersela senza che nessuno facesse troppi problemi. Iniziammo a tracannarcela, passandocela, mentre le nostre labbra erano sempre più vicine.

«Come fai a starci ore, su ’sti sgabelli?» chiese, agitando quel meraviglioso fianco una volta di troppo e con troppo alcol in corpo. Stava cadendo, l’acchiappai al volo. Ed eccoci lì, in un casqué che manco due ballerini di tango, con lei aggrappata al bavero della mia giacca. I suoi occhi mi fissavano, m’incantavano. C’era amore in quegli occhi, verdi come il mare. Una fottuta trasmutazione alchemica. Dovevo berli, quegli occhi.

«Guarda che me ne approfitto» sogghignai, mentre capivo che era consenziente.

La baciai.

«Andiamocene, voglio fare l’amore con te. Ma voglio che mi guardi, perché voglio fare l’amore con questi occhi.»

Ci allontanammo, barcollanti, verso casa mia. La boccia ancora mezza piena in mano.

Incrociammo Vince.

«Buona quella bottiglia! Me ne dai un sorso?»

Ripensai all’inizio della serata e alle sue scemenze. Potevo vendicare uno che sa scrivere meglio di me (cosa che varrebbe anche per l’operaio di una fabbrica di carta igienica).

«Solo se chiedi scusa a Dostoevskij.»

«Scusa, Dostoevskij» gracchiò lui.

Gli sganciai la bottiglia e mi allontanai con Sally: avevo di meglio da fare, avevamo fatto il pieno.

Non avreste fatto altrettanto?

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Rote Armee Fraktion

Rote Armee Fraktion

Inland n. 18/2024
GRATUITO PER I NOSTRI LETTORI UN ESTRATTO DELLA COPIA DIGITALE DI QUESTO NUOVO INLAND E ALCUNI TESTI DA LEGGERE ONLINE Due anni fa, nel concepire il nuovo corso di INLAND, con [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Lo psicopatico Alex De Large (Arancia meccanica, 1971), i compositori Franz Liszt (Lisztomania, 1975) e Wolfgang Amadeus Mozart (Amadeus, 1984), l’attore Wilbur (Fitzcarraldo, 1982), Iago nell’Otello (mai realizzato) di Roman Polański e persino Lucifero stesso (Lucifer Rising, 1972). Sono alcuni dei ruoli che Mick Jagger avrebbe voluto o dovuto interpretare sul grande schermo. Occasioni perdute che, nel saggio di Alberto Pallotta Le labbra sulla celluloide. MickJagger e il cinema (Fotogrammi Bietti, 106 pp., € 4,99), contano tanto quanto le parti effettivamente recitate per raccontare il bizzarro rapporto fra la Settima arte e il leader dei Rolling Stones, tanto influente nell’immaginario cinefilo quanto [...]
Quali sono le idee o le tesi principali che sostieni nel libro? Prendendo in considerazione oltre 200 film e 85 opere letterarie, e accumulando trame, battute di sceneggiatura, stralci di romanzi o verbali della polizia, resoconti psicanalitici, dichiarazioni di giudici e commissari (veri e finzionali) ho assemblato un tomo definitivo e caleidoscopico sulla Storia del nostro Paese, così come si è originato da una “scena primaria” felice e insidiosa: il boom del benessere ha creato mostri che ancora imperversano. Il cinema criminale consente libero accesso al subconscio della realtà, dà visibilità alla Storia mediata dal filtro della rappresentazione e rilegge modelli [...]