De Sica, io e "Il giardino dei Finzi Contini". Diario inedito del protagonista

Lino Capolicchio
2022-11-02 10:38:55
De Sica, io e

Destino dei libri classici non è tanto durare nella memoria dei lettori o ricomparirvi a cadenza, alla maniera di evergreen, quanto di liberare a distanza di tempo potenzialità che non si riuscivano immediatamente a percepire e nemmeno a intuire. Che i classici non guardino al futuro semplice ma parlino, semmai, al futuro anteriore è riprova la parabola del romanzo eponimo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi-Contini, uscito esattamente sessant’anni fa, nel febbraio del ’62, recepito allora in maniera controversa (i neoavanguardisti lo liquidarono parlando di “Liala” e dunque di un’opera evasiva, di intrattenimento, mentre il grande pubblico lo accettò quasi si trattasse di un romanzo comme il faut, finalmente redivivo), poi fu a lungo confinato dal senso comune tra le testimonianze della memoria secolare, velata di una nostalgica commozione: solo negli ultimi anni, progressivamente libera da questi stereotipi, è venuta in primo piano e in tutta la sua rilevanza la figura di Giorgio Bassani (che l’editore Feltrinelli viene ripubblicando integralmente secondo criteri storico-filologici) e con essa il tassello baricentrico del ciclo intitolato Il romanzo di Ferrara, aperto nel ’56 da Cinque storie ferraresi e concluso nel ’72 da L’odore del fieno.
Lo studioso fra i suoi maggiori che ne sta approntando l’edizione critica, Sergio Parussa, coglie la dinamica del Giardino nell’integrarsi progressivo di due tracce in sé diametrali, da un lato la storia privata di un amore per sempre impedito (quello tra il protagonista autobiografico e la leggendaria silfide dai capelli di rame, Micòl Finzi-Contini), dall’altro la tragedia collettiva che prelude alla deportazione e all’annientamento della comunità ebraica ferrarese, fino alla saldatura delle due vicende che permette al protagonista di dire “io”.
In retrospettiva, Il giardino dei Finzi-Contini appare un romanzo storico scritto da un allievo ideale di Manzoni e Thomas Mann il quale si sente chiamato a rispondere alla domanda per lui più ineluttabile e insieme straziante, specie se riferita al proprio ambiente e in particolare alla figura del padre: perché la borghesia ebraica aderì compatta al fascismo? Per quale motivo fu plagiata dal regime e plaudì a Benito Mussolini fino al 1938 e cioè fino all’emanazione delle leggi razziste?
Sono domande cui Bassani, antifascista e resistente di “Giustizia e Libertà”, risponde in absentia, ponendo al cospetto del lettore sia la resipiscenza tardiva del padre del protagonista (già iscritto al Pnf, grande ammiratore del Duce) sia lo sdegnoso isolamento, in realtà un auto-accecamento, dell’aristocratica tribù dei Finzi-Contini.
Bassani fu sempre urtato dal fatto che il contenzioso storico-politico sotteso al romanzo venisse non solo travisato dalla critica in termini di nostalgico filisteismo, ma in genere rimosso, ignorato dai lettori. E ne è conferma il conflitto che nel 1970 nasce tra lo scrittore e Vittorio De Sica nel momento in cui si accinge a girare (su soggetto di Bassani medesimo, sceneggiatura di Ugo Pirro e Vittorio Bonicelli) l’omonimo film poi insignito del Premio Oscar: sia detto per inciso, un notevole film tra gli altri interpretato da Dominique Sanda, nella parte di Micòl, da Helmut Berger in quella del valetudinario Alberto, e da Lino Capolicchio nelle vesti del protagonista.
Grande versatile attore e raffinato intellettuale, mancato nel maggio scorso, a quel film Capolicchio dedica una cospicua tranche del suo diario che esce postuma con il titolo De Sica, io e “Il giardino dei Finzi Contini. Diario inedito del protagonista (Bietti-Cinecittà, pp. 190, euro 15) a cura di Nicole Bianchi che alterna opportunamente le pagine di diario al testo di una lunga intervista all’attore già allievo di Bassani all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma.
Capolicchio ha autentiche doti di scrittura, il suo stile è netto, incisivo, il ritmo è rapido e persino erratico, pari alle giornate di un ragazzo preso nel sound di un’epoca così satura di innovazioni da sembrare oggi ai nostri occhi irripetibile. Il dissidio tra Bassani e De Sica, cui Capolicchio assiste con sgomento, non è ricomponibile e presto lo scrittore ritira il proprio nome dagli accrediti. In data “Roma, 16 maggio 1970” si legge l’elenco delle varianti apportate da Ugo Pirro sull’originale, a partire dal protagonista che nel film ha il nome dello scrittore, Giorgio: “Tutto l’antefatto è stato cassato, la scena della pensione, quando Giorgio va a trovare il fratello in Francia, a Grenoble, con il ragazzo tedesco che parla del lager, nel libro non esiste; nel romanzo, inoltre, non abbiamo la certezza che Malnate sia andato a letto con Micòl, è solo il frutto di un’ipotesi di Giorgio. Invece nella sceneggiatura è lo stesso Giorgio che scopre gli amanti a letto, con un’evidenza indiscutibile. Il finale del film: il padre di Giorgio a sorpresa nell’aula scolastica dove gli ebrei vengono al momento ammassati trova Micòl, c’è un caloroso abbraccio tra loro e il padre dice che suo figlio, lui, almeno lui, è salvo”.
Tornando a distanza di decenni su questa pagina di diario Capolicchio confessa alla sua intervistatrice: “Da quel momento si è sempre schierato contro il film. Nonostante i premi, il successo mondiale, Bassani non l’ha mai digerita; è venuto sul set, un giorno mi ha anche accompagnato a casa, aveva molte perplessità: ‘De Sica è un grande regista, ma dubito davvero che emerga il senso autentico del romanzo'”.
Due appaiono in particolare i momenti di più evidente attrito tra il romanzo e la pellicola: intanto la storia d’amore tra Giorgio e Micòl, nel romanzo lasciata in sospeso e schermata dalla sua stessa ambiguità nel limbo della grande storia, diviene nel film un vero e proprio triangolo amoroso, pertanto l’apice e il punto risolutivo di un molto più tradizionale Bildungsroman; in secondo luogo, la figura del padre, nonostante sia interpretata da un maestro della scena come Romolo Valli, nel film subisce un’interpolazione insopportabile per lo scrittore, perché il suo vero padre riuscì a scampare alla deportazione mentre il padre di “Giorgio” nel film finisce nei campi di sterminio e al riguardo Paola Bassani (nel toccante memoir intitolato Se avessi una piccola casa mia. Giorgio Bassani, il racconto di una figlia, La Nave di Teseo, 2016), dirà come lo scrittore non aveva potuto tollerare che in qualche modo si “giocasse”, per un puro effetto cinematografico, con il destino del padre scampato.
Resta che l’ispirazione del film di De Sica sembra più legata al décor e al flusso retroverso della memoria che non alla sostanza del romanzo. Una fotografia dove prevalgono colori autunnali folu evoca infatti il filtro di una memoria a lungo accarezzata, anche se dolente, mentre viene in primo piano, nella sua dinamica coatta, la vicenda sentimentale irresoluta e infine mancata di Giorgio e Micòl: non soltanto per la costitutiva differenza fra linguaggio letterario e cinematografico, quello del film è un “altro” Giardino che sta al suo modello come il racconto elegiaco sta al romanzo storico.
Lo dirà Bassani in persona, nel saggio Il giardino tradito (poi Di là dal cuore, 1984), parlando di un’indecisione di De Sica tra il racconto di una storia d’amore e il quadro documentario dell’Italia mussoliniana. Se è comprensibile la perplessità dello scrittore, è vero comunque che il film di Vittorio De Sica (un recente restauro digitale, nel 2015, ne ha ripresi gli smalti originali) si è da tempo incorporato nella memoria dei lettori del romanzo e per molti di costoro “Giorgio” avrà per sempre, degni davvero di un classico, il garbo e l’eleganza di Lino Capolicchio.

Capolicchio attore e scrittore

Attore tra i più originali del cinema italiano, di formazione teatrale, Lino Capolicchio (Merano 1943-Roma 2022) ha interpretato decine di film, fra i quali Metti, una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi, Il giardino dei Finzi-Contini (1970) di Vittorio De Sica, Mussolini ultimo atto (1974) di Carlo Lizzani, L’ultimo giorno di scuola prima della vacanze di Natale (1975) di Gian Vittorio Baldi, Le strelle nel fosso (1979) di Pupi Avati, Fiorile (1993) di Paolo e Vittorio Taviani. Ha lavorato anche per la tv in sceneggiati come Il conte di Montecristo (1966) di Edmo Fenoglio e firmato la sceneggiatura e la regia di Pugili (1995) e, a riprova di un costante interesse per la letteratura, Il diario di Matilde Manzoni (2002).Il suo memoir D’amore non si muore (2019) è disponibile edito da Rubbettino.

Massimo Raffaeli ©il manifesto, 2 novembre 2022

Ultimi post dal blog

Quali sono le idee o le tesi principali che sostieni nel libro? Prendendo in considerazione oltre 200 film e 85 opere letterarie, e accumulando trame, battute di sceneggiatura, stralci di romanzi o verbali della polizia, resoconti psicanalitici, dichiarazioni di giudici e commissari (veri e finzionali) ho assemblato un tomo definitivo e caleidoscopico sulla Storia del nostro Paese, così come si è originato da una “scena primaria” felice e insidiosa: il boom del benessere ha creato mostri che ancora imperversano. Il cinema criminale consente libero accesso al subconscio della realtà, dà visibilità alla Storia mediata dal filtro della rappresentazione e rilegge modelli [...]
Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Rote Armee Fraktion

Rote Armee Fraktion

Inland n. 18/2024
GRATUITO PER I NOSTRI LETTORI UN ESTRATTO DELLA COPIA DIGITALE DI QUESTO NUOVO INLAND E ALCUNI TESTI DA LEGGERE ONLINE Due anni fa, nel concepire il nuovo corso di INLAND, con [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Best seller

Autobiografia involontaria
Maurizio Nichetti è famoso come regista di Ratataplan, Ho fatto splash, Ladri di saponette, Volere volare, che sono stati visti [...]

Articoli piu' letti