Editoriale

Claudio Bartolini
Pupi Avati n. 10/2019
Editoriale

Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più apprezzate da lettori e addetti ai lavori. Poi, grazie all’inesauribile spinta filantropica del nostro editore e all’inesausto spirito filologico che ormai INLAND. Quaderni di cinema infonde spontaneamente in coloro i quali lo lavorano con passione e puntiglio – dalla capo-redattrice Ilaria Floreano all’art director Alessandro Colombo e al grafico e impaginatore Robi Caio – abbiamo risolto la sciarada. Ecco, dunque, un’edizione speciale sotto ogni punto di vista.

Speciali sono innanzitutto gli autori in esame: Pupi e Antonio Avati, votatisi al mastodontico progetto assieme alla loro DueA Film e a Daniela Paccione, che della casa di produzione avatiana è anima imprescindibile. Le trasferte romane, tra gli archivi fotografici e gli uffici di Pupi & Antonio, tra scatti di set mai visti prima e altrettanto inedite interviste, sono state tante. E illuminanti.

È speciale anche l’occasione libraria che ha “chiamato” il numero. L’uscita del terzo volume della collana I libri di INLAND – Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati aggiornato a Il signor Diavolo, che ci è stato mostrato con mesi di anticipo rispetto all’uscita nelle sale proprio per permettere al tomo di essere il più attuale possibile – ha reso necessaria una pubblicazione che allargasse il compasso analitico e prendesse in considerazione l’intera carriera avatiana. Dopo le felici esperienze color arancione (tomo e fascicolo dedicati a Michele Soavi) e blu elettrico (a Carlo ed Enrico Vanzina) è stato scelto il rosso scuro per contraddistinguere questa operazione editoriale. Come icona di copertina abbiamo optato per la fiche, emblema non solo del dittico pokeristico di culto made by Avati, ma anche e soprattutto di una carriera in continuo rilancio, tra scommesse produttive e azzardi di genere, sperimentazioni attoriali e puntate Oltreoceano.

A essere speciale è poi il formato di questo prezioso numero #10: 104 pagine, rilegatura in brossura invece del consueto punto metallico, 52 facciate di portfolio fotografico a colori con inediti scatti dai set di ogni opera avatiana, messi a disposizione da DueA Film e da noi selezionati nell’ambito di un corpus composto da centinaia di fotografie per ogni titolo. In apertura di comparto, l’esclusivo ritratto dell’autore realizzato con olio su tela dall’artista Danilo Capua appositamente per INLAND. Il risultato è una rivista di lusso, che abbiamo scelto di stampare in un numero limitato e numerato di copie proprio per sottolinearne l’unicità e il valore. A partire da INLAND #11 Antonio Bido i nostri monografici torneranno nella loro veste originaria, ma ci riserveremo di frequentare nuovamente questo nuovo format(o) qualora si ripresenterà l’occasione di poter affrontare dall’interno cineasti così prolifici, prismatici e iconograficamente generosi.

Speciale è infine il parco autori, per quantità e qualità dei contributi: 39 firme per 42 pezzi originali, sfaccettati, eccentrici e approfonditi. Dagli avatiani della prima ora agli studiosi del bis italiano, dai veterani della saggistica cinematografica alle nuove leve più interessanti del panorama nazionale, questo numero ospita anime e sensibilità diverse, confermando quanto il cinema di Pupi & Antonio sia territorio fecondo, stimolante, aperto alla coabitazione degli opposti e a tagli interpretativi di differente e non per forza cinematografica provenienza. Il parterre saggistico che abbiamo composto ci rende davvero orgogliosi.

In questo tripudio di eccezionalità, la tripartita struttura di base del numero è rimasta ancorata alla tradizione: Profili, Confluenze e Audiovisivi, con tutti gli accorgimenti del caso. La prima sezione si compone esclusivamente di interviste, lasciando che a raccontare l’universo avatiano siano coloro che quell’universo hanno contribuito a renderlo vasto e complesso: Antonio Avati, protagonista dietro le quinte di pressoché tutti i film diretti dal fratello; Lino Capolicchio, interprete principe della factory con ben nove titoli all’attivo dagli anni Settanta a oggi; Chiara Caselli, volto femminile di Il signor Diavolo e testimone di come il genio espressivo di Pupi, nel 2019, si sia mantenuto inalterato. Il comparto Confluenze ospita, al solito, letture multidisciplinari nelle quali l’arte dell’autore in esame è estesa a territori confinanti e tangenti: tradizione orale contadina (Adamovit), produzione (Lasagna), musica (Loparco), terrore (Dallavalle), recitazione (Dassisti), scrittura romanzesca (Questa), religione (Mazza), occultismo (Scarabelli). Infine, il segmento Audiovisivi scandaglia con letture centrifughe l’intera carriera di Avati mediante saggi ora incentrati su un singolo titolo (Monetti, Pallanch, Maculotti, Curti, Floreano, Pulici, Mancino, Giacovelli, Emiliani, Manassero, Pirruccio, Grieco, Gresleri, Sansone, Monti, Barnabé, Nazzaro, Berardini e il sottoscritto), ora su piccoli gruppi di pellicole abbarbicate attorno a un tema portante (Ermini, Colombo, Galardini, Rauco, Fogliato, Della Torre, Moccagatta, Meale, Compiani, Mazzarella e Vergani).

A tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo speciale numero #10 è rivolto il nostro più sentito, emozionato, sincero ringraziamento.

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