La Mezzaluna e il Colosseo

Gianpiero Mattanza
Lune d’Acciaio – I miti della fantascienza n. 9/2015
La Mezzaluna e il Colosseo

Italia, 2025. O, meglio, Italie: dopo la salita al potere di un movimento politico di stretta ispirazione coranica, che nel giro di poco tempo riesce a sottoporre lo Stivale alla sharī‛a, le regioni del Nord-est proclamano la secessione. Nasce così la Repubblica Federale Italiana, laica e (apparentemente) democratica, contrapposta alla RAI (Repubblica Araba Italiana), entità politico-religiosa dispotica. E distopica. Franco Visconti, ex commissario finito ingiustamente in una sordida galera della temibile RAI, viene prelevato e reclutato dalla RFI per ricoprire un importante ruolo nei neonati servizi segreti del Nord-est. Alcuni eventi ambigui lo porteranno a svolgere una delicata e pericolosa missione segreta proprio nel cuore della repubblica islamica. La terza Moschea è l’ultimo romanzo della trilogia apertasi con La Moschea di San Marco (2007) e La casa dell’Islām (2009), entrambi pubblicati da Bietti. La freschezza del genere fantapolitico con fini striature di poliziesco, esplorato finora da una ristretta cerchia di autori italiani, unito all’inquietante contemporaneità dei prodromi all’intera vicenda, lo rende un unicum nel panorama letterario italiano. Utilizziamo con convinzione – e, perché no?, protervia – il termine letterario non solo per onorare la penna di Prosperi, ma, soprattutto, per sottolineare con amarezza come generalmente la critica ufficiale non ritenga degni di nota lavori che si pongono al di sopra degli angusti confini – stilistici e contenutistici, ma non solo – previsti per una letteratura del presente dai chiari connotati ideologici, che ripete pappagallescamente stilemi ormai stantii ed esausti, al fine di entrare di diritto nel decadente empireo del “ciòchepuòesserescritto”. Prosperi si pone ben oltre l’orbita dell’asservimento culturale tipico dell’intellettuale medio italiano, agendo soprattutto sul piano metaletterario e sollevando interrogativi fondamentali, in barba al politicamente corretto, spesso solo una linda facciata che nasconde la lorda realtà. Mai come oggi la trilogia dell’Italia islamica può dare una scossa alla fiacca coscienza dei nostri conterranei, quelli che, come i sudditi della Repubblica Araba Italiana, non vedono – o fingono di non vedere – ciò che sta accadendo. Perché sta accadendo, proprio ora: non sarebbe stato necessario il tragico epilogo – in realtà nuovo brillante inizio, a quanto pare – di «Charlie Hebdo» per comprendere la drammatica realtà dei fatti. Una realtà fatta di piccole imposizioni di natura culturale e politica, che stanno lentamente cambiando il volto del nostro martoriato Paese e dell’Europa tutta. Prosperi parla di Islām perché in questo momento esso è, a causa dei suoi dozzinali e grossolani propugnatori, il più chiaro specchio di noi stessi. Da fine intellettuale, non punta il dito sugli altri, all’esterno, ma su chi accetta l’imposizione, di qualsiasi tipo essa sia, cercando di farsi scudo con l’ormai consueta – e desueta – filastrocca del “nonsonodaccordomamoriròaffinchétupossaesprimerti”. L’Islām che vorrebbe schiacciarci siamo noi. La speranza dell’autore, del tutto priva di connotati bassamente politici, sembra parlare di un’immaginazione, una capacità di prevedere in grado di accompagnarci verso un un futuro rispettoso della libertà individuale, lungi dai fanatismi. Pierfrancesco Prosperi ha alle spalle una carriera letteraria pluridecennale e una produzione molto estesa: che aspettano i numi tutelari della Critica a sostenere la candidatura de La terza Moschea ai vari Bancarella, Campiello e – perché no? – Strega? Pierfrancesco Prosperi, La terza Moschea, Edizioni Bietti, Milano 2015, pp. 366, € 16,00.

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