Editoriale Lav Diaz

Giulio Sangiorgio
Lav Diaz n. 3/2017
Editoriale Lav Diaz

È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le occasioni. Semplicemente, sembrava non essere facile mettersi a scrivere di questo regista, sia per noi che per i nostri collaboratori. Forse il timore era di confrontarsi con un cinema di cui il mito (non solo legato alle lunghe durate dei film) predomina sul rapporto reale tra lo spettatore e un’opera chiacchierata ben prima (e più) che vista: la patina da togliere era spessa, e proporzionale all’impegno da metterci nel levarla. Forse la paura era quella di dover ridurre testi tanto estesi, un lavoro tanto consistente, alla sintesi delle parole. «Lav non è solo una questione di tempo, ma di spazio, e fargli spazio intorno adesso mi è realmente impossibile» ci ha scritto il critico e programmatore Lorenzo Esposito. Forse il problema era legato anche a una forma di rispetto sacrale: il cinema di Lav Diaz, per chi l’ha seguito lungo tutti questi anni (e c’è chi, tra i collaboratori di questo numero, lo segue da sempre), è stato una sorta di rito, una messa laica e politica, un segreto condiviso. Passare una giornata a guardare un film del filippino, essere lì, presenti, è stata una forma di resistenza al tempo intorno, la testimonianza condivisa di un cinema possibile, la risposta alla richiesta di mettere radici, per far confrontare lo spettatore con le sue. In un bellissimo passaggio di Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo, quando Donatello Fumarola e Alberto Momo, accompagnati da Fulvio Baglivi, chiedono a Lav Diaz se conosce ogni spettatore dei suoi film, lui risponde: «Per me il cinema è una questione di responsabilità. Responsabilità per il mio Paese, per la mia cultura e [per me è importante] usare questi film come una responsabilità, per condividere l’esperienza della mia gente, la lotta dei filippini, la mia lotta personale come artista, la mia visione del mondo, la mia comprensione della vita. Non importa quanto sia semplice. Il cinema è, almeno, una questione di responsabilità». Ovvio che scriverne, di questo cinema, di questa lotta, per chi la ama, per chi da qui, da questo privilegio lontano, può solo condividerla, è una responsabilità. Non è che non sia stato scritto nulla, su Lav Diaz. Ma un volume monografico (il primo, su questo autore) sa di persistenza, di dato incancellabile, di confronto serrato, richiede un approccio differente dall’estensione di un articolo. Domanda uno sforzo maggiore, aumenta il timore. Poi un giorno di tardo settembre collaboratori che avevamo coinvolto – e che avevan chiesto tempo ulteriore, e ancora, e ancora… – ci hanno proposto di tornare sui nostri passi, e di farlo celermente. Evidentemente la presentazione di The Woman Who Left nel Concorso della Mostra internazionale del cinema di Venezia 2016 aveva portato con sé non solo un Leone d’oro, ma anche il bisogno di un bilancio sulla filmografia di questo autore ora canonizzato (come spiega il bel saggio di Renato Loriga). Questo piccolo volume vuole essere un’introduzione e un bilancio. Rapsodico e incompleto, certo. Ma una serie di appunti priva di timore, che s’è cercata il tempo e lo spazio per raccontare e riflettere sul cinema di quello che qui tutti reputiamo uno dei massimi registi del cinema contemporaneo. Per il nitore estetico e politico, per lo slancio con cui ha cercato una forma propria, radicale, radicata. E anche, suo malgrado probabilmente, per avere sviluppato una poetica fraintesa e divenuta di certa tendenza nell’art film di oggi, sotto etichette snob, maniere manierate e dichiarazioni doc di slow cinema e contemplazioni assortite. Il volume è composto da saggi che cercano di inquadrare, storicamente ed esteticamente, l’opera di Diaz, da un lungo distillato di interviste e dalle schede di tutti i suoi lungometraggi. Così da descrivere, se possibile, tra l’ansia di comprenderne la totalità e il dovere di restituirne il particolare, l’evoluzione dell’opera. Tra le schede, ne troverete una eccentrica: quella relativa a Heremias. Book One. Non è un’analisi del film (che è un film doppio, dato che Diaz, col girato del primo, produsse un rough cut intitolato Heremias. Book Two nel 2008): è la testimonianza di un incontro, una bellissima visione dal set da parte di Alexis Tioseco, giovane critico che tanto ha dato al cinema filippino e che è venuto a mancare, brutalmente ucciso, nel 2009. È un brano a cui teniamo molto, ed è giusto fosse lì. Questo numero di INLAND è una raccolta di inizi. Un primo e tardivo approccio. Un rimando ad approfondimenti futuri. Ringraziamo chi ha voluto contribuire a questo volume: firme eterogenee, per formazione e idea di cinema, al fine di una visione che speriamo rifratta e problematica. Ringraziamo le persone che avremmo voluto coinvolgere nel progetto – e che comunque, per aver scovato amato sostenuto e programmato il cinema di Diaz, per averne scritto, per avercene anche soltanto parlato – hanno contribuito a questo volume, anche se non tutte lo sanno: Fulvio Baglivi, Paolo Bertolin, Lorenzo Esposito, Sergio Germani, Marco Müller, Olaf Möller, enrico ghezzi, Michael Guarneri, Dario Stefanoni, Roberto Turigliatto. La rivista Ekran e Jurij Meden, per averci dato il permesso di pubblicare i testi di Christoph Huber e di Alexis Tioseco, e dunque anche Ilaria Floreano e Rinaldo Censi, che li hanno tradotti. Questo numero #3 di INLAND, oltre che dal sottoscritto, Giulio Sangiorgio, è stato curato (nei minimi dettagli) da Giampiero Raganelli: a lui va il ringraziamento di tutta la squadra INLAND/Heterotopia.

 

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]