I film che non vedremo mai. La corta notte dei progetti incompiuti

Donato Dallavalle
Aldo Lado n. 9/2019
I film che non vedremo mai. La corta notte dei progetti incompiuti

Cosa sono i progetti irrealizzati di un artista? Sogni ricorrenti e tormentati? Gemme mitizzate cadute in fondo a un cassetto? Un cimitero nel quale riposano idee che avrebbero potuto diventare grandi opere? Il poeta Thomas Gray, nella sua Elegia scritta in un cimitero campestre, dice: «Più di un fiore si schiude all’universo/ per colorarsi non visto e disperdere/ vana fragranza nell’etere immoto».

Allora, i film mai nati di un regista potrebbero essere come fiori effimeri e preziosi fatti avvizzire dai venti di prosaici problemi economici o di tematiche troppo precoci per i tempi. Fiori il cui profumo “disperso nell’etere”, forse, è riuscito a influenzare quei film che la luce delle sale l’hanno vista davvero.

Ogni regista continua a coltivare in questo suo cimitero, o giardino segreto, almeno un progetto irrealizzato. Celebre è il biopic su Napoleone che Stanley Kubrick fu sul punto di girare dopo 2001: Odissea nello Spazio (1968), così come lo sci-fi comico Porno Giove di Mario Bava. Persino il potentissimo Walt Disney non vide mai il suo Don Chisciotte, cosa che invece è riuscita, dopo un’ossessione durata trent’anni, a Terry Gilliam.

Che i film mai nati debbano restare tali?

I progetti irrealizzati sono fiori al vento, sono ossessioni e azzardi come quella volta, alla fine degli anni Sessanta, in cui Aldo Lado rinuncia a un ingaggio sicuro da aiuto regista sul set di un western per scrivere, finalmente, un soggetto tutto suo. I cinque di Normandia è uno strano gangster-movie ambientato nella Seconda guerra mondiale, in cui un oscuro colonnello francese deve ricostituire la sua vecchia banda di rapinatori per liberare un partigiano rapito dai tedeschi. Egli è l’unico a conoscere i punti deboli della difesa germanica in Normandia e non trovarlo significherebbe il fallimento dello sbarco americano. Storia colossale! Delirante precognizione tarantiniana! In realtà Lado cavalca la moda dei film bellici perché all’epoca è un giovane padre di famiglia senza più un centesimo che passa le notti a scrivere il suo primo soggetto, ispirandosi ai suoi scrittori preferiti Kafka ed Hemingway, chiuso in una villetta a Torvaianica presa in prestito dall’anziana cameriera dell’osteria di cui è cliente abituale.

Il film, per fortuna, piace e viene acquistato da un produttore ma, alla fine, non viene realizzato: «Il genere di guerra non va più!», gli dicono. Ma Lado non si fa intimorire. Lui è uno che i generi li conosce profondamente, li maneggia lucidamente, e questo piccolo soggetto non realizzato (ma ben pagato) è comunque il suo ingresso nel mondo della scrittura cinematografica che può veicolare messaggi importanti, sollevare le folle e, soprattutto, mettere insieme il pranzo con la cena.

A cinquant’anni da quell’esordio, il regista ha deciso di dissotterrare, almeno sulla carta, molti dei suoi sogni di celluloide e riunirli in un libricino dal titolo flemmatico: I film che non vedrete mai. In queste pagine intense e luminose, Lado racconta la genesi dei suoi film mai nati fotografando i cambiamenti, spesso repentini, dei generi in Italia, e finendo per tracciare l’identikit di se stesso. Un ragazzino cresciuto tra le ombre dei sestieri veneziani, un fine intellettuale che ha abitato a Parigi negli anni Sessanta, ha diviso il set con Bertolucci, frequentato Moravia e Pasolini. Uno sceneggiatore elegante («Ho a lungo avuto un complesso di inferiorità rispetto alla scrittura»1) che ha collaborato a pietre miliari come La vittima designata di Maurizio Lucidi (1971) e L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento del 1970 («L’ho inventato io»2, scrive Lado. Argento, invece, dice: «Io gli spiegavo le mie idee e lui mi diceva se ci sarebbero state difficoltà nel realizzarle»3).

Lado è un artista sfuggente, che tra una manciata di cult scritti o diretti si è dedicato con passione ad altri progetti, fiori di un cimitero segreto che danno la prospettiva di un animo inquieto, mai fermo, difficilmente pronto a ripetersi e integerrimo nel desiderio di osare. Qualunque sia il genere à la page, Lado cerca sempre di raccontare storie che siano lo specchio della società del momento. Lo fa con l’ambizioso western psicologico Una stella per Kinney Stanton e, soprattutto, con il politico Caino contro Caino, storia di due fratelli meridionali – un poliziotto e un operaio – che si ritrovano uno contro l’altro durante gli scontri di piazza del ’68.

«Per aggirare l’ostacolo del “genere che non va” mi servii del “giallo” che in quel momento piaceva ai produttori e soprattutto ai distributori che in quegli anni erano i veri finanziatori dei film con vorticosi giri di cambiali»4: nel 1971 nasce così La corta notte delle bambole di vetro, spietata metafora della classe dirigente che vampirizza i giovani. Da qui, Lado diventa un regista richiestissimo e alza progressivamente l’asticella delle ambizioni. Quando gli viene proposto Sepolta viva decide di dissacrare il melodramma facendo interpretare la protagonista al celebre fantasista Paolo Poli, ma la produzione non accetta.

Rifiutata l’idea di un sequel della sua commedia La cugina (un ottimo trentesimo incasso nella stagione 1974-1975), scrive un film molto più provocatorio: La prostituta bambina, corrosivo affresco di formazione ultra-erotico sulla potenza ricattatoria del sesso che non sarebbe dispiaciuto a François Ozon.

Messo nel cassetto anche questo progetto, Lado sfida se stesso, rimane nel solco del malsano e gira L’ultimo treno della notte. Il film diventa un cult del rape & revenge ma è anche una tragica, insostenibile metafora della lotta di classe, tematica così cara al regista da essere rielaborata anche in uno dei tentativi più folli di quei fertilissimi anni Settanta: Ci sai fare con la sega?, erotico-grottesco dal forte messaggio anti-razzista, pensato per il premio Oscar Glenda Jackson («Poco dopo (…) vinse un secondo premio Oscar e le sue quotazioni volarono troppo in alto»5). In realtà, leggendo il plot si fatica a immaginare la grande attrice inglese alle prese con il personaggio ultra-camp di una sadica farmacista moralizzatrice e assassina (con echi da Arsenico e vecchi merletti di Frank Capra [1944]), che si innamora di un hippy di colore superdotato accampato nel suo giardino. Ma erano gli anni Settanta, tutto poteva accadere, perfino che Lado, archiviati erotici e horror («Non andavano più»), provasse a replicare il successo di Guerre stellari (1977) con L’umanoide. Il film ha una nutrita schiera di fan, ma qualcosa suggerisce che l’altro soggetto di fantascienza scritto in quel periodo, La nuvola gialla, distopico, politico ed ecologista, sarebbe stato molto più interessante: «E man mano che la nebbia sparirà, scopriremo una città ormai morta, una città che potrebbe essere una delle nostre»6.

Il tema ecologico tornerà nuovamente negli anni Ottanta nella serie tv La stella del parco, con Ray Lovelock guardia forestale che combatte i bracconieri in Val d’Aosta. Un mix di avventura e sociale che spinge Lado a riprovarci, senza fortuna, coinvolgendo la Marina Militare nella serie I moschettieri del mare, del quale esiste anche il trattamento della puntata pilota. L’ennesimo stop non ferma l’antico desiderio di incidere sulle coscienze del pubblico. Nascono così soggetti impegnati sul traffico di organi in Sudamerica (Un infame commercio), il reboot di uno Spartacus televisivo con grandi effetti digitali e soprattutto un’affascinante variante sul rape & revenge, L’autobus della morte, che spinge Lado a trasferirsi a New Orleans per assorbire il magico colore della città in previsione delle riprese.

Quali di queste storie irrealizzate avrebbe potuto diventare un grande film? Quale una grande delusione? Vogliamo veramente saperlo? Non ci basta quella manciata di grandi pellicole che Aldo Lado è riuscito a dirigere tra mille difficoltà e limitazioni? Forse è giusto che i film mai nati restino tali ma anche che vengano raccontati, come Lado ha fatto, svelando forse le sue più profonde ossessioni.

Note

1 Lado Aldo, I film che non vedrete mai, Edizioni Angera Films, Angera 2017, p. 6.

2 Ivi, p. 34.

3 Cozzi Luigi, Profondo Argento. Il cinema e la televisione di Dario Argento, Profondo Rosso, Roma 2015, p. 38.

4 Lado Aldo, op. cit., p. 35.

5 Ivi, p. 75.

6 Ivi, p. 94.

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]