Editoriale

Claudio Bartolini
Antonio Bido n. 11/2019
Editoriale

 

Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinemacompie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è il Paradies Film Festival di Jena (Germania) che, grazie all’entusiasmo e al piglio filologico del suo direttore Leonhard Elias Lemke, decide di adottare la nostra testata come strumento-guida alla retrospettiva dedicata ad Antonio Bido dal 12 al 16 giugno 2019. Il ventaglio delle collaborazioni di qualità si espande, a conferma di come la buona editoria possa e debba essere prima di tutto un lavoro di squadra in cui convogliare competenze, sensibilità e percorsi differenti, ma sempre complementari.

In secondo luogo, grazie alla disponibilità e all’entusiasmo con cui Bido ha preso attivamente parte alla realizzazione di questo numero #11, INLAND inizia ad affiancare un poderoso lavoro di scoperta a quello di riscoperta che lo ha da sempre contraddistinto. Se finora la ricerca, l’analisi, l’alternanza di prospettive centrifughe e centripete rispetto all’autore in esame avevano condotto a monografie complete ed esaustive – nelle quali il cinema diventava materia per confluenze ardite e opere minori o dimenticate venivano riportate alla luce con saggi mirati (un esempio per tutti: i lavori televisivi di Aldo Lado) – in questo caso abbiamo impugnato spazzole, spessimetri e puntelli e, da veri archeologi dell’audiovisivo, ci siamo addentrati nei cunicoli di un autore spesso colpevolmente confinato entro i suoi film di maggior successo. Così, mentre i suddetti film sono stati indagati nei loro lati ancora in ombra – dal lavoro archivistico di Alessio Di Rocco su Solamente nero al confronto sinottico tra la sceneggiatura e la pellicola di Il gatto dagli occhi di giada, fino alla relazione tra Blue Tornado e i numerosi docufiction d’azione girati da Bido per l’Aeronautica e la Marina Militare – una considerevole parte del quaderno è stata dedicata a quelle opere sommerse che talvolta contribuiscono a fare di un regista un autore. Ogni anfratto è stato esplorato, ogni cono d’ombra illuminato: dai primi corti in 8 mm ai mediometraggi sperimentali di gioventù finanziati dal Cineclub FEDICPadova, dai citati docufiction a tema bellico ai videoclip realizzati nella terza fase della carriera e vivisezionati con scrupolo certosino da Giacomo Calzoni. Il tutto, lo ripetiamo, grazie alla partecipazione diretta del cineasta, che ci ha spalancato le porte dei suoi archivi e ha messo a disposizione di INLANDanche gli inediti scatti di set che compongono il portfolio fotografico a centro fascicolo e concorrono a rendere definitivo l’oggetto che tenete tra le mani. Trattasi di fotografie preziose, grazie alle quali è possibile ricostruire non solo la carriera di Bido – l’arco temporale che abbracciano copre dal 1970 di Alieno daal 1991 di Blue Tornado– ma anche il suo modus operandi con differenti formati e tecniche di ripresa.

L’invito alla lettura di questo numero è dunque l’invito a un’esplorazione, a un viaggio da compiere – passaporto alla mano – tra i capitoli nascosti del nostro cinema popolare e tra quelle storie che lo hanno reso profondo ben oltre la superficie dei generi. A vestire i virgiliani panni di guida non poteva che essere Bido stesso: apre le danze un suo pezzo, intriso di quell’istinto autobiografico che ne sta animando la seconda giovinezza, al quale fa seguito un pastiche di testimonianze (Lino Capolicchio, Stefania Casini, Stelvio Cipriani, Claudio Simonetti) raccolte dal cineasta, tornato sulle orme di Solamente nero quarant’anni dopo. Detto dell’eccentrica varietà della sezione Confluenze, resta soltanto da sottolineare l’originalità delle spigolature che animano il segmento Audiovisivi, nel quale l’istrionismo di Filippo Mazzarella (su Mak Π 100, suo e nostro guilty pleasure) sposa la sensibilità (psico)analitica di Marco Lazzarotto Muratori (su Il gatto dagli occhi di giada), la raffinatezza di Fabrizio Fogliato (sull’utilizzo della sottrazione in Solamente nero), la vocazione al completismo di Simone Scafidi (su Blue Tornado) e la capacità storicistica della nostra Ilaria Floreano (su Barcamenandoci, autentico ufo della produzione bidiana).

A tutti loro diamo il bentornato tra le pagine di INLAND. Quaderni di cinema. A tutti voi auguriamo buon viaggio.

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