HPL e FBI, acronimi all’antrace

Luca Gallesi
H.P. Lovecraft #2 – L’orrore cosmico del Maestro di Providence n. 8/2014
HPL e FBI, acronimi all’antrace

Se di Lovecraft creatore di storie dell’orrore hanno scritto un po’ tutti, del Solitario di Providence come ispiratore di crimini e ossessioni reali ha parlato soltanto l’FBI, nei suoi rapporti. Già, perché se, come si dice un po’ banalmente, il sonno della ragione genera mostri, la veglia degli incubi produce serial killer, o presunti tali, come sanno bene a Syracuse, capoluogo della contea di Onondaga, nello stato di New York – niente a che vedere con la Magna Grecia nostrana, insomma – dove, dal 1997, lo spirito di Lovecraft guida le azioni di un terrorista che spedisce lettere piene di sospetta polvere bianca, minacciosamente indicata dal mittente come antrace. Il copione è sempre lo stesso: il poveraccio che apre la lettera, terrorizzato, deve aspettare trentasei ore per scoprire – almeno finora è andata così – che si tratta solo d’innocuo borotalco. La scena si è ripetuta più di venti volte, con dieci lettere indirizzate a una scuola secondaria, a un college e a due a uffici di personaggi pubblici, e altre undici spedite ad associazioni no-profit, uffici governativi e personaggi televisivi. L’unico indizio sull’anonimo terrorista batteriologico è costituito dalla sua sconsiderata e smisurata passione per HPL, i cui scritti sono la fonte d’ispirazione dei testi che accompagnano la polvere bianca. Chi ha buona memoria ricorderà che le buste all’antrace sono state un caso reale e mortale – con cinque vittime riportate – che ha colpito gli USA dopo l’11 settembre, ma il caso di Syracuse è iniziato molto prima e, soprattutto, detiene il poco invidiabile record di longevità, pur con lunghe pause d’inattività, alcune delle quali durate addirittura otto anni.

Dan Capone, l’agente dell’FBI cui è stato affidato il caso, si è dovuto leggere i libri di Lovecraft per compilare il profilo psicologico del criminale: un maschio trentacinquenne con disturbi mentali, che probabilmente ha soggiornato in prigione durante le lunghe pause di inattività e che si sente escluso dal mondo e ignorato dai contemporanei – proprio come il creatore di Cthulhu, il cui simbolo, l’occhio che tutto vede, è spesso tracciato a mano sulle missive, scritte in stampatello. Per chi potesse dare un aiuto è persino prevista una ricompensa di diecimila dollari; basta contattare l’agente John O’Brien, sceriffo di Syracuse, all’indirizzo jobrien@syracuse.com.

Ma l’antrace syracusana non è l’unico né il più importante caso di coinvolgimento dell’FBI negli incubi lovecraftiani: il Project Megiddo (il cui testo è disponibile all’indirizzo http://permanent.access.gpo.gov/lps3578/www.fbi.gov/library/megiddo/megiddo.pdf), un rapporto del Federal Bureau of Investigation datato 20 ottobre 1999 e redatto su indicazione del direttore Louis Freeh, identifica come potenziali terroristi i seguaci di culti apocalittici, sette come i Black Hebrew Israelitis e movimenti estremistici come Christian Identity, le milizie e i suprematisti bianchi. Il rapporto inizia così: «Megiddo, una collina situata nel nord d’Israele, è un luogo dove, negli ultimi quattromila anni, si sono combattute molte battaglie e molte città sono state costruite e distrutte (…). La parola ebraica Armageddon significa “collina di Megiddo”, e in inglese il termine è diventato sinonimo di “battaglia”. L’ultimo libro della Bibbia chiama Armageddon il punto di ritrovo della conclusiva e apocalittica battaglia tra le armate celesti guidate da Dio e le schiere infernali. La parola Megiddo, dunque, è un termine adeguato per il titolo di un progetto che studia coloro che credono la fine del mondo vicina e sono disposti ad accelerarla con atti di violenza».

Prima del nuovo millennio, l’impatto del rapporto fu tale che in molti casi furono rafforzati gli apparati repressivi su gruppi e movimenti sicuramente eccentrici ma probabilmente assai poco pericolosi. Il periodico «Insight on the News», di tendenza conservatrice, denunciò in questi atti la violazione del Primo Emendamento, che tutela la libertà di parola e protegge quella di assemblea: «In un’analisi discutibile presentata come un rapporto di minaccia, l’FBI ha perseguito gruppi religiosi ed estremisti di destra come potenziali e pericolosi terroristi. Nemmeno al culmine della Guerra Fredda, tra gli anni Settanta e Ottanta, fu permesso all’FBI di trattare così militanti rivoluzionari dichiaratamente marxisti, fintanto che le loro idee non si trasformavano in azioni illegali».

Per l’FBI, insomma, sono più pericolosi i seguaci di Odino che quelli di Lenin – premessa che rende plausibile, o comunque veridico, un documento che circola su Internet e che si presenta come un FBI Report (anche se di esso non c’è traccia nel sito ufficiale dell’FBI).

Si tratta di un “Confidential Case File” a uso interno (e quindi non di un report, differenza che potrebbe giustificarne l’assenza dagli archivi) intitolato Cthulhu Cult Report: datato 23 novembre 1993, è attribuito dal Los Angeles Bureau all’investigatore Christopher Neville (caso n. X9233-93-5). Sulla copertina, a mo’ di commento, troviamo un memorandum non siglato, che lo definisce «un mucchio di idiozie senza senso», le quali, secondo l’estensore del commento, costeranno all’agente che lo ha prodotto una perizia psichiatrica con eventuale sospensione dal servizio. Il caso, dunque, non è considerato meritevole di attenzione ed è immediatamente chiuso.

Di cosa si tratta? Innanzitutto, va detto che ci troviamo di fronte a un lungo e articolato documento, il quale si apre con una citazione di Aleister Crowley, che mette in guardia gli scettici dai risultati di certe azioni, ovvero li avvisa delle potenzialità reali della magia nera. Il rapporto vero e proprio inizia con una breve nota biografica di Lovecraft, che ne sottolinea la crescente popolarità postuma, contrapposta alla quasi anonimità della sua esistenza. Incoraggiati anche da esponenti della cultura alta come Gilles Deleuze e Felix Guattari, leggiamo nel documento, gli adepti della religione lovecraftiana (e i seguaci dei culti di Cthulhu) spuntano come funghi in tutto il mondo, soprattutto in Francia e Giappone: «I fan di Lovecraft mostrano la devozione e la fede incrollabile che caratterizzano le religioni popolari di ogni tempo. Ma il culto di Lovecraft ha una dimensione curiosamente letteraria, dato che numerosi maghi e occultisti hanno preso i suoi Miti come fonti per le loro pratiche magiche. Attratti dalle regioni più oscure della controcultura esoterica – Thelema, Satanismo e Magia del Caos – questi maghi lovecraftiani cercano di produrre fattivamente gli incontri terrificanti con le creature ataviche che atterriscono i protagonisti delle storie di Lovecraft». Il rapporto prosegue con l’analisi delle fonti di HPL, tre false versioni del Necronomicon mischiate a veri grimoires e discutibili Rituali di Magia Cerimoniale tratti dall’Ordo Templi Orientis e altre società esoteriche simili.

L’arguto estensore non manca di sottolineare il paradosso di uno scrittore dichiaratamente e fieramente materialista che diventa non solo oggetto di un culto spiritualista, ma si trasforma addirittura in Verbo indiscutibile e infallibile per quanto riguarda comunicazioni con l’aldilà ed evocazioni di spiriti più o meno maligni, spesso pazzi, quando non totalmente idioti. «Come funziona il potere della magia lovecraftiana, dunque?» si chiede il nostro agente federale. Semplice: essa «non è un’allucinazione pop, ma una coerente lettura immaginativa messa in moto dalle dinamiche degli stessi testi lovecraftiani, un insieme di strategie intertestuali, stilistiche e tematiche che costituiscono quello che ho chiamato il Magick Realism di Lovecraft». Segue una dotta e plausibile carrellata di esempi letterari e considerazioni psicosociologiche, le cui conclusioni sono simili alle parole di Crowley poste a mo’ di esergo: «Mettendo in circolazione continua un flusso costante d’immagini e simboli, la letteratura fantastica genera anche una risonanza collettiva che può diventare archetipica […], finendo per aleggiare in una dimensione che sta a metà tra realtà e fantasia. Lovecraft non si è limitato a raccontare storie ma ha creato un mondo, come dimostra il suo enorme successo nella dimensione dei giochi di ruolo, dove, in ambiti simili a Dungeons and Dragons, le sue storie fanno da padrone».

Il rapporto prosegue esaminando con perizia e uno stile narrativo efficace (non oso nemmeno immaginare una cosa del genere scritta da un agente di Pubblica Sicurezza nostrano) la letteratura e la narrativa magica, tra citazioni colte e annotazioni interessanti. Lascio al lettore paziente la lettura integrale del documento, facilmente reperibile in Rete, con un’ultima considerazione, riguardante l’avvertimento del sedicente agente federale che in sintesi richiama l’allarme lanciato da Guénon in tutte le sue opere – in particolare, ne L’errore dello Spiritismo – ovvero che non si può, o, comunque, non si dovrebbe, giocare impunemente con l’occulto: «Cthulhu esercita il proprio volere sull’umanità attraverso il “richiamo”. Questo Richiamo di Cthulhu sembra essere un fenomeno assolutamente reale. I suoi sintomi più comuni sono l’ascolto effettivo da parte degli individui colpiti dalla voce di Cthulhu, e chi si trova in questa situazione non ha scelta e non può sfuggire al suo volere. A occhi esterni possono sembrare pazzi, ma sanno benissimo chi devono esaudire, senza esitazioni o riserve. Secondo il testo di R’lyeh, l’incantesimo del richiamo può essere spezzato, almeno per il breve periodo che permetta di reagire. È necessaria un’invocazione speciale di Cthulhu, compiuta sotto il suo segno». Seguono i dettagli dell’operazione magica, da eseguire invocando tre volte «Phnglui mgwanafh, Cthulhu R’lyeh w’gahnagl fthagn», facendo tuttavia molta attenzione, perché «Cthulhu si accorge di chi vuole spezzare il suo potere sui viventi e invierà anche a loro il suo richiamo».

Le creature mostruose che abitano gli abissi spazio-temporali immaginati da HPL popolano quelli più concreti e altrettanto orribili del Web, che nemmeno Lovecraft avrebbe potuto immaginare come possibili. Nelle profondità irraggiungibili dai motori di ricerca abituali, nel cosiddetto Deep Web, esplorabile solo attraverso browser di tipo Tor, si celano mostri reali, disposti a qualsiasi azione abominevole, come ha dimostrato la retata che l’anno scorso ha portato in galera il padrone di Silk Road, quel Ross Ulbricht che da San Francisco comandava una rete di narcotrafficanti e mercanti di carne umana.

L’FBI – quello vero – ha da tempo segnalato la presenza di gruppi di sedicenti killer che si offrono per compiere qualsiasi tipo di azione. Su C’thulhu Resume, ecco riapparire Lovecraft, con tanto di mostro tentacolare in prima pagina, dove si propongono «soluzioni per problemi comuni». La presentazione non potrebbe essere più esplicita: «Siamo un gruppo criminale organizzato, composto da ex-mercenari ed ex-appartenenti alla Legione Straniera, altamente specializzati, con almeno cinque anni di esperienza bellica in tutto il mondo, che è il nostro campo d’azione. Vi state chiedendo: “Perché mai qualcuno dovrebbe cercare un killer su Internet?”. La risposta è semplicissima: “Perché è rigorosamente anonimo”. Potreste imbattervi in contractors disposti a collaborare coi poliziotti (magari per evitarsi vent’anni di galera) e voi (gli acquirenti) potreste finire in prigione proprio per questo. D’altra parte, per lo stesso motivo, sarebbe pericoloso per il killer se l’FBI vi rintracciasse e vi costringesse a testimoniare contro di lui. Ecco perché è vantaggioso per tutti fare le cose in modo anonimo. Questo sito è fruibile tramite una serie di server anonimi, raggiungibili solo attraverso la rete Tor, cui si accede anonimamente; anche i pagamenti sono anonimi, tramite Bitcoins o Liberty Reserve, il che significa che noi non vi conosciamo e voi non ci conoscete, e nessuno può mandare in prigione l’altro. (…) Il luogo migliore dove mettere i vostri problemi è dentro una tomba!». Lovecraft non avrebbe potuto essere più d’accordo.

Un’altra possibile contaminazione tra HPL, l’immaginario contemporaneo e l’FBI è rappresentata da quei Men in Black (MIB) resi immortali dai film omonimi, cioè quegli agenti governativi vestiti da Blues Brothers e incaricati di spaventare o “trattare” con i testimoni di avvistamenti UFO. È stato acutamente osservato che il “black man” appare nel racconto di Lovecraft The dreams in the witch house, così come molti degli esseri mostruosi che compaiono nelle pellicole in questione potrebbero benissimo essere creature lovecraftiane.

Un riferimento più recente – sicuramente più esplicito e calzante – alla liason FBI/HPL riguarda anche le nuovissime produzioni televisive, e in particolare la serie True Detective, prodotta dall’HBO, dove come fonti d’ispirazione di delitti a sfondo satanico vengono citati testi come The king in yellow di Robert W. Chambers e l’immancabile – e innominabile – Necronomicon. Ma è soprattutto l’atmosfera evocata in tutta la serie (e la cosa è sicuramente voluta) a essere lovecraftiana, quell’orrore cosmico che l’FBI è chiamato a combattere e sconfiggere in una battaglia epica finale, evocata sin dal primo episodio, quando i due detective si confidano, svelando il pessimismo un po’ naif di Rust Cohle e la rustica semplicità di Martin Hart. Quest’ultima riflette la convinzione nel ruolo di Katechon degli agenti federali statunitensi, che, insieme alle forze armate USA si credono gli unici gendarmi di un Ordine Mondiale che va (ri)stabilito dentro e fuori i confini nazionali.

Il disordine va combattuto ovunque, costi quel che costi, come sanno bene i patrioti di molti Paesi mediorientali, e come – ma speriamo di no – impareranno presto anche gli ex-sovietici. Ma questa è un’altra storia – o, meglio, una peggiore realtà.

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