Giovane e bella. Il sogno dell'altra

Ilaria Feole
François Ozon n. 2/2016
Giovane e bella. Il sogno dell'altra

Elegante istigatore al voyeurismo, Ozon gioca con l’ossessione scopica dei suoi personaggi e dei suoi spettatori, fin dal titolo: chi non vorrebbe guardare la giovane e bella protagonista? Lo sguardo dell’altro è ciò che tenta di definire Isabelle, mentre lei si presenta come enigma sfuggente. Il film si apre sull’atto (più volte reiterato) di spiare: vediamo “Isa” tramite la soggettiva stilistica del fratellino Victor (spettatore silente che tenta di dare un senso agli altri membri della famiglia, in modo meno cruento del suo omonimo nel corto del 1993), munito di binocolo per osservare la ragazza, nuda e scintillante di acqua salata come, appunto, nella fantasia erotica di un pre-adolescente. L’inquadratura si apre alla complicità maliziosa di una semi-soggettiva: anche noi guardiamo Isabelle, siamo voyeur di una Venere lolitesca, data alla vita tramite la spiaggia (tòpos ozoniano qui doppiamente simbolico di nascita: Isa non solo emerge dalle acque, ma su quella stessa sabbia perde la verginità). Nonostante l’accomodante incipit, non è allo spettatore che Ozon offre la sua solidarietà, concessa a Isa soltanto: gli sguardi altrui sono, viceversa, costantemente frustrati nelle aspettative, costretti a rielaborare stereotipi, a scontrarsi con il pregiudizio e con la necessità di ricondurre lo sconosciuto al familiare, di fronte al mistero della protagonista, che gioca a prendere la forma di quegli sguardi puntati su di lei. Mentre si prepara alla sua prima volta, l’emozione è quella della performance, non del sentimento, il trucco e parrucco allo specchio sono quelli di un’interprete che si prepara a calarsi nel personaggio.

La tensione tutta ozoniana fra persona e personaggio è l’anima del film, la messinscena che inesorabilmente (come già in Angel. La vita, il romanzo [2007] o in Nella casa [2011]) rende vani i confini tra racconto e vita. Non sapendo ancora cosa è, Isa decide di essere cosa gli altri vedono; ma d’altronde, come commenta il giovane amante tedesco, non l’ha «mai vista, una come lei». Poco più tardi, spente le 17 candeline, è la voce di Françoise Hardy, le cui canzoni scandiscono il racconto in quattro stagioni, a sottolineare in L’amour d’un garçon che «Non sono più la ragazzina che hai conosciuto».

L’ellissi che dal prologo conduce all’autunno è un vuoto allettante: ritroviamo Isa, con il “nome d’arte” Léa, liceale di mattina e prostituta di lusso il tardo pomeriggio. Lo fa con logica imperscrutabile, con cocciutaggine infantile, come la penitenza di un gioco “verità o obbligo” (come quello dei piccoli protagonisti del corto Action Verité: la durata arbitraria degli obblighi, la forzata maturità dell’erotismo). Anche il cambio d’abiti che ne segnala la “trasformazione” ha i tratti goffi di chi stia scimmiottando uno stereotipo: dai maglioni sformati alla camicetta di seta rubata dall’armadio di mamma, il rossetto rosso e i tacchi alti. Ora sono gli sguardi dei clienti a darle forma. Irrispettosi, guidati dall’autoassoluzione, emettono nuove etichette: «Puttana una volta, puttana per sempre».

Isa/Léa si adegua, alza le tariffe, impara a fingere meglio: «Non ho niente da offrirti se non ciò che i miei occhi vedono», recita Hardy in A quoi ça sert. L’inverno è la stagione dello svelamento: la morte del cliente più anziano e più affettuoso di Isa, stroncato da un infarto durante il coito, innesca le indagini che portano a scoprire la sua doppia vita. Ora sono la madre e il patrigno a tentare di ca(r)pire l’inafferrabile psicologia dell’adolescente, cui Ozon offre la complicità di una regia che non tradisce, di Isa, nulla più di ciò che lei sa, concedendo al suo personaggio lo spazio per costruire se stessa, per farsi persona, sgusciando fuori dai lassi recinti di chi la guarda – spettatore compreso. La mamma intimorita dalla sua sensualità sinora sottovalutata (era per lei «un maschio mancato»); il patrigno messo in scacco dal pigro sessismo («Trovi normale che faccia la puttana perché è bella?!»); gli amici che assecondano la voglia di scandalo (quando Isa fa la babysitter, si chiedono «Com’era vestita?»). Fino a quel momento scontrosa, Isa muta pelle e si veste del ruolo di Lolita seducente e inaffidabile; alla polizia dice che l’idea le è venuta vedendo in tv un servizio sulle studentesse bisognose di denaro; allo psicologo suggerisce maliziosamente di pagare le sedute con i soldi guadagnati dalla prostituzione. Messa in punizione, per Isa è tempo di un nuovo travestimento: quello da adolescente ordinaria, che si trucca poco e tenta l’approccio con ragazzi della sua età. «Non voglio, la prima sera» si nega al giovane spasimante, dopo i primi baci, recitando il copione della diciassettenne virginale, e vivendo una sembianza d’amore sulle note di Premier rencontre della Hardy.

Nell’epilogo primaverile fa la sua entrata in scena il personaggio chiave del film, la vedova del cliente morto nell’amplesso con Isa: Charlotte Rampling porta con sé i suoi trascorsi ozoniani da compagna di fantasmatiche presenze, da creatrice di spettri di carne (la scrittrice di Swimming Pool [2003], la moglie che nega l’evidenza della scomparsa in Sotto la sabbia [2000]), e il film si tramuta nel parto della sua mente, nell’ipotesi di una donna tradita. Come può essere, si chiede la vedova Alice, la donna fra le cui gambe è morto mio marito? Giovane e bella. «Troppo giovane e troppo bella», commenta di fronte alla vera Isa, più di come l’aveva immaginata: perché è lei ad averla immaginata, un’adolescente costruita come collage del suo sentire borghese. Lo statuto di realtà di ciò che abbiamo visto è messo in dubbio: è Alice ad avere creato una ragazza che legge in metrò Le relazioni pericolose e fantastica sul suo ruolo di seduttrice; che ha un problema con il padre assente; che vuole punire una madre fedifraga: sono le ipotesi della signora della Parigi bene, per dare corpo a un fantasma. Preleva suggestioni da un tg, forse da un film (Student Services di Emmanuelle Bercot [2010]; Elles di Malgoska Szumowska [2011]; titoli del cui moralismo Ozon si prende gioco con classe); immagina una fanciulla che cercava in quell’uomo un padre surrogato, un’adolescente come tante, che si scambia baci sul Pont des Arts sepolto di lucchetti; lo stereotipo di una diciassettenne nell’immaginario di un’attempata borghese. Che infatti, come colonna sonora, le affida l’anacronistica Françoise Hardy: le canzoni della sua adolescenza. Isabelle era il personaggio di Alice. Alla fine, quando si risveglia in una camera d’albergo, sola, è dal sogno di un’altra che si sta svegliando: Hardy canta «Io sono io». Isabelle, la persona, nasce in quel momento.

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Fabrizio Fogliato è un esperto di cinema e in particolare del cinema dei generi. Da anni pubblica regolarmente saggi e analisi che diventano punti di riferimento per il mondo del cinema. Lo scorso anno ha mandato in stampa un nuovo importante volume intitolato Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di che cosa si tratta e in che modo ha analizzato il cinema criminale della Penisola. Partiamo dal titolo. Come mai ha scelto Con la rabbia agli occhi, che è anche il titolo di un film degli anni 70? Con la rabbia [...]
Benedetta Pallavidino ha raccontato un attore molto controverso nel suo Helmut Berger. Ritratto su pellicola, edito da Bietti Edizioni nella collana Fotogrammi. L’abbiamo intervistata. L’attore classe 1944 è scomparso il maggio scorso ed è stato interprete di tanti capolavori tra cui diversi film di Luchino Visconti con cui ebbe anche una relazione. Ecco le sue parole sull’artista: Come nasce la tua voglia di andare a raccontare un personaggio controverso come Helmut Berger? Nasce dal fatto che l’ho sempre trovato un attore molto sottovalutato, ricordato solo per essere stato il divo e il compagno di Visconti. È sicuramente vero che diretto da [...]