Insecta
Ho sempre odiato gli scarafaggi. So bene che sono innocui, ma la loro apparizione denuncia un’incrinatura profonda nell’universo: ricoprono l’immensità della notte, brulicando innumerevoli nel sottosuolo della terra e dell’anima. David Hume ha consegnato ai Dialoghi sulla religione naturale uno sciame di pensieri altrettanto tenebrosi, e per questa ragione si è preoccupato che fossero pubblicati solo dopo la sua morte. L’argomentazione confuta la possibilità di una causa prima della natura, o anche solo di un architetto dell’armonia del mondo. La perfezione del cosmo può essere celebrata solo da menti servili, che sperano Dio sia all’ascolto mentre formulano l’elogio, e le ricompensi per il pensiero gentile. Se il gusto di spezzare i legami simbolici tra uomo, creatore, natura, definisce il carattere diabolico, quello di Hume si iscrive a pieno titolo in questa progenie di cattivi soggetti: il mondo viene abbandonato al sospetto dell’assenza di senso, alla tentazione del caos, alla sedizione dell’amoralità.
Gli scarafaggi sono la prova del disordine presentito da Hume, o almeno lo sono per me: l’abisso del male si espande sull’universo non appena si scosti la tenda sbagliata. In Suspiria di Dario Argento l’incongruenza tra la verità malvagia dell’universo e l’apparenza quotidiana trapela nell’infestazione di larve che tormenta la scuola di danza di Friburgo: l’Accademia diventa un incubatore per insetti che ora strisciano e gocciolano da soffitti, ora sono impiantiti sulle ragazze, sugli insegnanti, sulla quiete della vita domestica. La scena denuncia l’orrore che deturpa il collegio, senza che nessuno o nulla nell’intreccio del film si preoccupi di spiegarne cause o conseguenze. Il disagio esistenziale, il mondo come male e angoscia, sono il sostrato e la giustificazione dell’episodio. Tocca al professor Hans Milius illustrare il senso dell’esperienza che la protagonista Susy Benner ha dovuto superare all’Accademia: il docente universitario le chiarisce che le streghe usano la magia per realizzare i loro «interessi privati» e possono pervenire a questo risultato «solo attraverso il male».
Naturalia
L’Accademia selezionata da Susy è infestata da streghe più ancora che da insetti, e la piega che il mondo assume in loro prossimità è anche più deformante di quanto già capiti di regola. Il volto della realtà appare persino più distorto di quello che si affaccia nella mia cantina. Nella radicalità del professor Milius si avverte un’eco di Georges Bataille: la letteratura che tenta di cogliere la natura delle streghe entra in commercio con il Male più di ogni altra. Tutto deriva da una violenza originaria comune, consumata nei riti religiosi; poi il Medioevo impone la separazione delle carriere. Da una parte la chiesa e la cultura ufficiale praticano il sacrificio, di cui beneficia la comunità e che è approvato dal canone sociale; dall’altra parte le streghe consumano il maleficio, che si articola in un dominio privato ed è, di conseguenza, stigmatizzato dalle istituzioni e dalle loro leggi.
Le streghe non sono sempre state brutte e cattive, come le dipingono il Concilio di Trento e la predicazione che ha accompagnato i roghi dell’Inquisizione. In La strega, lo storico Jules Michelet proclama la simpatia per le sue fattucchiere fino a renderle eroine epiche. Il Dio dei papi e della Chiesa si schiera sempre a difesa dei potenti, degli oppressori che legano nei ceppi della schiavitù il popolo degli agricoltori e degli artigiani, prima attraverso la forza delle armi, poi attraverso l’arroganza dell’oro: Gesù, e la religione ufficiale che lo osanna, tutelano la gerarchia esistente e i soprusi che la violenza del potere esercita sulle famiglie del contado e dei villaggi sottoposti al controllo di castelli e abbazie. Sopprimono la tradizione di piccole divinità della terra e della casa, che soccorrono gli individui nelle fatiche di tutti i giorni; accettano la dissoluzione dei rapporti di protezione del clan, per convertire ogni genere di relazione in un sistema di valutazioni commerciali e di scambi di denaro. In questo quadro la strega ripristina i saperi pagani della natura, raccoglie erbe medicinali, prepara pozioni per la salute e la bellezza, distilla filtri per il sollievo dalle vessazioni delle autorità e della sorte. Nella sua figura risorge la solidarietà ancestrale che riarticola la comunità degli uomini e l’abbraccio confidente con le potenze del cosmo; ma si prepara anche la via che conduce alla contestazione dei dogmi religiosi e alla nascita delle scienze, attraverso l’osservazione empirica e il rispetto dell’apprendimento dall’esperienza.
Maleficia
Fin qui tutto bene: la scordatura dell’universo sospettata da Hume viene addirittura scongiurata dalla strega, che ricuce l’armonia del cosmo ergendosi a medico dei poveri, patrona degli oppressi, alfiere dell’innovazione scientifica. Ma nella natura che le sue arti frequentano e dominano, si estendono anche i sentieri degli scarafaggi e le tane delle larve – e il loro tramestio non promette nulla di buono. A distillati e pomate si affiancano veleni e droghe per stordire gli avversari, ammaliarli, menomarli, e quando necessario sterminarli. L’insegnante di botanica, aiutante e consigliere, è Satana: le sue radici affondano nel politeismo pagano, ma il suo carattere turbina tra fulmini, fiamme e fiele.
Anche in Suspiria le streghe sembrano nutrire un’ostilità ideologica verso l’opulenza delle loro allieve. Nelle conversazioni tra le ragazze indugia l’onnipresenza del tema economico: ogni forma di interazione si converte in un’occasione commerciale, persino gli individui si pesano in denaro. L’ospitalità che Susy riceve dalla compagna di corso Olga all’arrivo a Friburgo viene misurata nel prezzo dell’affitto; le scarpine per gli esercizi di danza le sono proposte in vendita prima che in prestito; il valore di Mark, il ragazzo che la circonda di attenzioni galanti, viene calibrato sul piatto delle sue scarse risorse finanziarie. Il genocidio è il piano delle streghe che governano l’Accademia per contrastare la superbia delle giovani affidate alle loro cure: il modus operandi ammette qualunque mezzo, purché crudele. Susy viene drogata con il vino e i pasti, ma in generale le matrone prediligono armi e strumenti da taglio come coltelli, frammenti di vetro, filo spinato.
Come previsto da Milius e prescritto dal patto con il demonio, l’obiettivo viene raggiunto solo tramite il male; ma l’interesse privato che dovrebbe essere garantito dai delitti appare poco chiaro. Cosa vogliono le streghe? L’eliminazione di ragazze che pagano l’iscrizione ai corsi non può contribuire al vantaggio dell’Accademia, che con la perdita di clienti incorre in scarsità di materia prima per le fatture (sia finanziarie, sia esoteriche). Forse si potrebbe invocare un principio di determinismo comportamentale, in forza del quale gli individui che ricevono la chiamata stregonesca non possono sottrarsi all’attuazione della lotta di classe contro la ricca borghesia tedesca e americana, anche in caso di conflitto con la teoria della decisione razionale. Certo, non si può pretendere che la consorteria fattucchiera sia versata nel calcolo degli Equilibri di Nash. Inoltre, lo storico Carlo Ginzburg ha collezionato un archivio di prove che certificano il carattere costrittivo della chiamata al sabba. Questa elezione spetta a chi nasce con il corpo avvolto nella membrana amniotica in uno dei quattro periodi di equinozio o di solstizio: la “camicia” è percepita come un’anima esterna, che mostra l’affinità del neonato con i morti, e lo arruola nelle schiere che assaltano il mondo dell’aldilà per tornare con i semi delle prossime messi e gli animali da allevare o catturare. Richella, Erodiade, Diana, Perchta, Helda, Oriente sono i nomi delle divinità riconducibili a riti pagani di propiziazione del raccolto e della venagione, che gli inquisitori hanno confuso con declinazioni di Satana. L’eletto viene reclamato nel loro passaggio notturno: nessuno può marinare l’appello. L’anima esce dal corpo in forma di animale, o vola in groppa a bestie domestiche e selvatiche, un po’ come i rapaci notturni e i pipistrelli che irrompono nelle stanze delle studentesse di Suspiria, o che attraversano la Königsplatz in cui il pianista cieco Daniel viene sbranato dal suo cane.
I bestiari sono ciarlieri, e basta interrogarli per sapere tutto sulle paranoie dei loro compilatori. Hume odia le zanzare e le cita sul banco dei testimoni contro la pessima qualità di fabbricazione dell’universo; Orwell alleva topi nella stanza 101 di 1984, per scatenare un terrore che annulla la personalità della vittima. Suspiria predilige larve e civette: d’altronde l’etimo strix allude a uccelli notturni o alle loro grida. Ginzburg riferisce che nella tradizione sacrificale siberiana venivano divorate le carni dell’animale immolato, poi gli sciamani riempivano la sua pelle con le ossa e la paglia per assicurarne la rinascita e il ritorno alla prossima battuta di caccia. Spesso gli inquisitori hanno accusato le streghe di uccidere bambini non battezzati (ma anche uomini adulti) per consegnare la loro anima al demonio, e riattivarli dopo averli riempiti di paglia. Nell’ultima sequenza di Suspiria, la direttrice dell’Accademia rianima il cadavere di Sarah per armarlo di pugnale e avventarlo contro Susy.
Sadica
Ma più che il sabba e le congreghe stregonesche, il modello dell’Accademia di Suspiria sembra essere il cenacolo di Sade: la scuola non sa nulla di feste o di battaglie magiche, ma traveste tutti i caratteri delle riunioni celebrate dai libertini del Divin Marchese. L’istituto è isolato dal mondo: per raggiungerlo occorre attraversare una foresta regolarmente squassata da vento e tempesta. Le insegnanti rinchiudono le ragazze tra le mura dell’Accademia, e impediscono anche a Susy di vivere in città. Dentro il perimetro del convitto sono sospese le regole della vita consueta; l’aula con il pianoforte, la palestra convertita in dormitorio, la piscina, le stanze singole, si trasformano in altrettante istituzioni che esercitano la loro pressione sui corpi delle allieve, li piegano, li torturano e li rimodellano, con una finalità pedagogica i cui destinatari non sono né le vittime né le loro compagne, ma gli spettatori del film (come in Sade lo è il lettore). La lezione che viene loro impartita è che tutto l’universo è male: larve, scarafaggi e zanzare sono l’essenza ultima del mondo, non incidenti occasionali. L’armonia è l’episodio fortuito, la tranquillità quotidiana è l’allucinazione che rinnega una realtà in cui la Provvidenza – se esiste – soccorre i malvagi e punisce gli innocenti. Hume è ancora troppo ottimista nell’affidare il cosmo al caso, perché il progetto divino esiste, ma il suo ideale è il delitto, la sua prassi è la tortura, la sua atmosfera è l’ansia.
Suspiria
Le streghe che immergono Sade nella cultura dei nostri giorni ci costringono però a constatare quanto il Male abbia perso in genio e capacità creativa. Le matrone di Suspiria sono assassine e torturatrici prive di qualunque talento: procedono senza ordine, agiscono senza un disegno preciso, non hanno alcuna sensibilità per la sintassi delle malvagità, soccombono al loro compito senza aspirazioni e senza inventiva. In Sade il movente concettuale è il motore della foga cumulatrice di efferatezza: bisogna orchestrare un abominio così enorme da offendere per sempre la natura, da rendere orgoglioso il dio o il demiurgo che hanno forgiato questo mondo malvagio.
Le streghe di Argento ci fanno sospirare di fronte a tanta grandezza andata perduta: non siamo più all’altezza delle nostre perversioni. Anche il male si infastidisce per le larve e chiama d’urgenza l’agenzia di disinfestazione. Oggi Suspiria accoglierebbe agenzie ecologiche che ripuliscono scarafaggi, larve e zanzare, con le civette e i pipistrelli delle streghe, senza più alcun ricorso a chimica e derivati dal petrolio. L’ansia che emana dagli orrori dell’Accademia di Danza insegna che il cosmo è male, ma che trecento anni di carriera da Sade lo hanno lasciato senza speranza e senza immaginazione.
CAST & CREDITS
Regia: Dario Argento; soggetto: Dario Argento, Daria Nicolodi; sceneggiatura: Dario Argento, Daria Nicolodi; fotografia: Luciano Tovoli; scenografia: Giuseppe Bassan; costumi: Pierangelo Cicoletti; montaggio: Franco Fraticelli; musiche: Goblin, Dario Argento; interpreti: Jessica Harper (Susy Benner), Stefania Casini (Sarah), Flavio Bucci (Daniel), Miguel Bosé (Mark), Alida Valli (miss Tanner), Joan Bennett (madame Blanche), Barbara Magnolfi (Olga), Susanna Javicoli (Sonia), Eva Axén (Patricia Ingle), Renato Scarpa (professor Verdegast), Franca Scagnetti (cuoca); produzione: Claudio Argento per Seda Spettacoli; origine: Italia, 1977; durata: 99’; home video: Blu-ray Videa, dvd Videa; colonna sonora: Cinevox Records.