"Dracula". Tra leggenda e sperimentazione

Antonio Tentori
Dario Argento n. 15/2022

Conosco e frequento Dario Argento dagli anni Ottanta e, nel tempo, si sono presentate un paio di occasioni in cui ho sfiorato la possibilità di lavorarci insieme. Poi è nato il progetto di Dracula.
Per Gianni Paolucci, uno dei produttori, in passato avevo scritto diversi copioni poi diretti da Bruno Mattei. Mi ha chiamato perché voleva fare un film su Dracula in 3D, per la regia di Dario. L’incontro tra il cinema di un maestro del thriller e dell’horror e uno dei miti assoluti dell’immaginario fantastico mi è subito sembrato un’occasione particolarmente interessante e stimolante. Inoltre, Argento ha spesso precorso i tempi anche per quanto riguarda l’applicazione filmica della tecnologia: da sempre attento alle innovazioni, ha adoperato le più sofisticate macchine da presa per poter realizzare autentiche acrobazie. In un certo senso, quindi, era inevitabile che decidesse di dirigere un’opera in tre dimensioni. Oltretutto, non era la prima volta che si cimentava con l’adattamento di un grande della letteratura gotica e dell’orrore perché, prima di quest’opera tratta da Bram Stoker, aveva realizzato Suspiria (1977), in parte derivato dal Suspiria de profundis di Thomas de Quincey, Il gatto nero (1990), tratto dal racconto omonimo di Edgar Allan Poe, Il fantasma dell’Opera (1998), ispirato al romanzo di Gaston Leroux.
Sono stato il tramite tra la produzione e il regista e, poi, uno tra gli sceneggiatori insieme ad Argento stesso e a Stefano Piani con il quale, peraltro, mi sono trovato subito in sintonia. Mi sento particolarmente legato a Dracula, perché mi ha permesso di lavorare con uno tra gli autori che amo di più da sempre. È stato un lavoro lungo, entusiasmante e adrenalinico, durato circa un anno, passato attraverso differenti stesure e riscritture della sceneggiatura e approdato a quella che Dario Argento ha sentito veramente sua. Quella definitiva.
Come spesso accade, in corso d’opera alcune parti sono state eliminate, altre idee e situazioni aggiunte. Dario vedeva Dracula come una creatura inconcepibile, nata dalle tenebre, il maestro di ogni follia. Quando scrivevamo il soggetto e poi il copione, all’inizio del 2010, voleva fare qualcosa di diverso dai film realizzati fino a quel momento sul principe della notte. Scrivere per lui e con lui, del resto, vuol dire dare sempre il massimo delle proprie capacità espressive e trovare le soluzioni narrative più eccentriche, strane e bizzarre, anche se delimitate da un racconto ben preciso come quello di Dracula.
Oltre lo svolgersi della trama, le idee di Dario riguardavano soprattutto il protagonista. Inizialmente avevamo pensato a una storia che fosse il più possibile fedele allo spirito del romanzo di Stoker, ma poi ce ne siamo distaccati inserendo personaggi nuovi e significative modifiche. Manca, per esempio, tutta la parte londinese, dato che la narrazione è ambientata interamente a Passo Borgo e dintorni e nel castello di Dracula. Abbiamo innestato un segmento del racconto di Stoker – L’ospite di Dracula – che in un primo momento avrebbe dovuto fare parte del romanzo e poi era stato stralciato dallo stesso scrittore. Nella stesura ci siamo concentrati principalmente sull’idea del vampiro come essere sovrannaturale e sulla tormentata storia d’amore tra lui e Mina Harker. L’idea del potere del Conte di trasformarsi in animali spaventosi e letali per terrorizzare, trasformare o uccidere le proprie vittime è di Dario. Non solo il lupo, ma anche scarafaggi, ragni, una civetta e una mantide gigantesca. Penso che queste metamorfosi siano tra gli aspetti più interessanti del film e che sia stata giusta la scelta di Dario di non inserire nel bestiario il classico pipistrello: troppo abusato, visto e rivisto in tanti altri titoli. Allo stesso tempo, Dracula ha la facoltà di apparire e sparire d’improvviso e anche questo accresce il portato fantastico dell’opera.
Un’altra idea originale è stata di fare del personaggio un essere sì feroce, violento, sanguinario e visionario, ma anche estremamente romantico e dominato dall’amore eterno per la sua donna, che lui vede reincarnata in Mina e per cui arriverà a sacrificare la propria stessa esistenza. In più, abbiamo voluto evidenziare la complicità di alcuni umani al servizio di Dracula – oltre ad altri personaggi divenuti vampiri – e l’omertà da parte dei maggiorenti del paese. Questo elemento apre il testo anche a un discorso differente da quello tradizionale e incentrato sul potere, sulla fascinazione che il principe della notte esercita nei confronti di tutti. Il Dracula di Argento restituisce il celebre Conte al proprio mito eterno, con la sua crudeltà e il suo animo straziato, diviso tra la purezza dell’amore e l’ombra della morte. Quello che l’autore ha voluto scrivere, e poi visualizzare, è l’orrore totale del leggendario personaggio tra atmosfere inquietanti e scene splatter, alternate a imprevisti momenti romantici. Ci sono, certo, anche influenze provenienti dai film di Dracula targati Hammer (con qualche suggestione anche da Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog [1979]), ma c’è soprattutto Argento, con il suo modo di raccontare, la sua poetica e la sua inconfondibile cifra stilistica.
Sono stato sul set a Ricetto di Candelo (Biella), dove è stato ricostruito il borgo medioevale in cui sono state girate parecchie scene. Qui ho incontrato due cari amici con cui ho lavorato in altre occasioni: Antonello Geleng, supervisore alla scenografia, e Sergio Stivaletti, che si è occupato degli effetti speciali. Non è un caso che, per Dracula, Argento abbia voluto con sé alcuni tra i suoi collaboratori storici, come Luciano Tovoli (fotografia) e Claudio Simonetti (musiche). Pur essendo due titoli del tutto diversi, ritengo che la visionarietà sia l’elemento che unisce Suspiria e Dracula. Ho assistito ad alcune riprese del film e visto le cupe scenografie ideate da Geleng. Avevo già seguito Dario sul set di altri suoi lavori, ma questa volta l’esperienza è stata ancora più coinvolgente, dal momento che avevo preso parte al processo creativo.
Ma il vero momento indimenticabile è stato l’incontro con Rutger Hauer: non solo uno straordinario interprete, ma una persona unica e carismatica, gentile e disponibile. È stato un onore parlare con lui nel suo camerino e discutere su alcune sfaccettature del personaggio di Abraham van Helsing riguardanti soprattutto la scena finale, che ha compreso e impersonato perfettamente.
Lavorare con Argento è stata una tappa preziosa e fondamentale, sia dal punto di vista umano che professionale, e gli sono grato per avermi dato questa speciale possibilità. Dracula, per me, rimane un film importante, con tanto di presentazione in anteprima fuori concorso al Festival di Cannes 2012.
Coronamento di una bellissima avventura vissuta accanto al Maestro dell’orrore italiano.

CAST & CREDITS
Regia: Dario Argento; soggetto: Bram Stoker (romanzo omonimo); sceneggiatura: Dario Argento, Enrique Cerezo, Stefano Piani, Antonio Tentori; fotografia: Luciano Tovoli; scenografia: Claudio Cosentino; costumi: Monica Celeste; montaggio: Marshall Harvey; musiche: Claudio Simonetti; interpreti: Thomas Kretschmann (Dracula), Marta Gastini (Mina Murray), Rutger Hauer (Abraham van Helsing), Unax Ugalde (Jonathan Harker), Miriam Giovanelli (Tanja), Giuseppe Loconsole (Zoran), Asia Argento (Lucy Kisslinger), Augusto Zucchi (Andrej Kisslinger), Maria Cristina Heller (Jarmila); produzione: Enrique Cerezo, Roberto Di Girolamo, Sergio Gobbi, Franco Paolucci e Giovanni Paolucci per Enrique Cerezo Producciones Cinematográficas, Film Export Group, Les Films de l’Astre; origine: Italia, Francia, Spagna, 2012; durata: 105’; home video: Blu-ray Sony H.E., dvd Sony H.E.; colonna sonora: Simonetti Music.

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