Il mucchio selvaggio: «Béla Tarr. Il tempo del dopo»

Jacques Ranciere
2015-04-15 09:25:53
Il mucchio selvaggio: «Béla Tarr. Il tempo del dopo»

Quando si vuol fare facile ironia sulla cinefilia, finisce per saltar fuori il nome di Béla Tarr. Del resto parlare di un regista ungherese che ha realizzato film di sette ore in bianco e nero non può che far venire in mente il famigerato “film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco” di fantozziana memoria. Ma quanti tra coloro che scherzano sul cineasta magiaro hanno visto una delle sue pellicole? Suppongo non molti, giusto qualche spettatore casuale della programmazione di Fuori orario. Eppure Tarr è tra i pochi registi ad aver realmente innovato la forma cinematografica negli ultimi decenni. Il suo lavoro è stato preso a modello persino da Gus Van Sant, che con Gerry ed Elephant ha tributato un esplicito omaggio, ai confini col plagio, allo stile registico dell’ungherese. Corredato da un apparato critico a cura di Alessandro Baratti, il libro del filosofo francese Jacques Rancière non si presenta come uno studio accademico, quanto un’esplorazione speculativa all’interno dell’universo cinematografico di Tarr. Un mondo oscuro, prossimo all’apocalisse, dove c’è un vento gelido che fa diventare pazzi; un mondo in cui le sale da ballo sembrano l’unico luogo di conforto, mentre all’esterno si percorre una pianura infinita che conduce inevitabilmente al punto di partenza. Perché la realtà del cinema di Tarr vive senza eccezione d’illusioni destinate a svanire, di promesse deluse, sia che si tratti delle sue prime opere dal taglio documentaristico, sia degli ultimi film contraddistinti dall’uso del piano sequenza. La scrittura di Rancière, con questa pubblicazione agile ma densa, ha il merito di riuscire a risvegliare l’interesse anche di chi è poco avvezzo al cinema del regista, trasformando la lettura in un’esperienza immersiva simile a quella che si prova osservando le sue pellicole. Per questa ragione, anche se il sole cocente dovesse baciare le pagine del vostro libro, non stupitevi se vi sembrerà di sentire una pioggia incessante battere sulle finestre di casa.

di Rosario Sparti ©Il mucchio selvaggio

aprile 2015

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