
Elon Musk è il personaggio del momento. Se ne parla ovunque, di continuo, non sempre in modo pertinente. L’interesse per la sua figura è stato accentuato, dapprima, dalla sua vicinanza politica a Trump, mentre, ultimamente, si è tornati a riflettere sul suo ruolo per la presa di distanze dalla presidenza Usa. Usciamo dalla lettura di un libro critico e interessante dedicato al magnate americano. Si tratta del saggio di Paolo Bottazzini, The Musk. Teoria e pratica di un genio egoista, comparo nel catalogo di Bietti. Il volume è articolato in tre capitoli. Nel primo, l’autore, docente incaricato presso l’Università degli Studi di Milano e pubblicista, presenta i tratti costitutivi della psiche di Musk soffermandosi, in particolare, sulla sua formazione, sulle idee attraverso le quali si è costituito il suo immaginario. Il secondo e il terzo capitolo, al contrario, indagano, in modalità organica, successi e insuccessi di questo originale genio dell’impresa. In queste brevi note discuteremo i plessi più rilevanti del primo capitolo, in quanto consentono al lettore di aver contezza della visione del mondo di questo protagonista della storia contemporanea.
Il narrato di Bottazzini è sostenuto, da un lato, da ampia documentazione e da una non comune conoscenza delle fonti, come nelle corde della migliore saggistica, dall’altro, da una prosa affabulatoria e coinvolgente che agevola la lettura.
Il ritratto di Musk è, in sintesi, quello di un eroe post-moderno che fa di scienza e tecnica gli strumenti salvifici cui l’umanità deve guardare per tutelarsi da un possibile e probabile disastro epocale. Paradossalmente, il tratto post-moderno del magnate statunitense è sostanziato da una visione solida dell’impresa, rinviante al capitalismo delle origini e, per nulla, a quello smart dell’attuale fase computazionale e globalizzante. Componenti significative del mondo della comunicazione e ampie fasce sociali sono state attratte da alcune componenti della personalità di Musk. Hanno esercitato una presa rilevante sulle masse: «Le dimensioni spettacolari dei suoi guadagni, la tendenza alla provocazione attraverso dichiarazioni lapidarie su X.com (ex Twitter) […] l’eccentricità da nerd o da autistico nei rapporti con il prossimo, il progetto di colonizzare Marte […] la prolificità da record» (p. 13). Musk ha, più volte, dichiarato di aver trovato un modello archetipico di riferimento in Samvise Gamgee, personaggio del Signore degli Anelli, in quanto questi scopre nel mondo un senso (“C’è del buono in questo mondo”), per il quale è necessario battersi.
Azione ottimistica
Questa scelta lo ha indotto a un’azione ottimistica e determinata, sintonica alla “follia” dei primi capitalisti, che operarono in una realtà ostile alle loro idee. Con Carlyle, egli è convinto che la riflessione teoretica non è atta a dirimere qualsivoglia dubbio cognitivo: solo l’azione volitiva dell’eroe può dare ordine alla realtà: «Il lavoro […] è il metodo attraverso cui si vince la mancanza di senso del reale e si conquista un significato che innerva di sé […] lo spazio sociale comune» (p. 15). Tale modello attivo rinvia alla filosofia individualista di Ayn Rand, per la quale: «l’egoismo si riduce al diritto civile di proprietà privata, e al diritto naturale di esercitare una libertà di impresa che non deve fermarsi davanti a nulla» (p. 18). Musk, quindi, è latore del capitalismo della dismisura. Laureato in fisica, ben presto ha sposato il primato dell’ingegneria, fondando tale scelta sulla prospettiva fantascientifica di Asimov e di Douglas Adams. Non è casuale che un personaggio di Asimov, Hari Seldon sia: «in grado di divinare l’imminenza del tracollo dell’umanità» (p. 25). L’eroe Musk si ritiene investito dal compito di salvare l’umanità. Nell’attuale contingenza storica si correrebbe, infatti, il rischio di perdere l’: «enciclopedia dei saperi in cui si distila la coscienza della nostra civiltà» (p. 25). La sua prolificità (quattordici figli!), quanto l’idea di colonizzare Marte, sono conseguenze del terrore provato da Musk di fronte all’apprensione per la continuità dell’umanità nel futuro.
“Altruismo efficace”
Pensare il futuro è compito da lui affidato alla setta dell’ “Altruismo Efficace”, retta dal suo delfino, William MacAskill. Questi ha elaborato le idee di lungotermismo e di rischio esistenziale. Con il primo concetto si indica la necessità di pensare anche ai “venienti”, alle generazioni future e al loro benessere e, per far si che ciò si realizzi, è necessario evitare i rischi esistenziali, quali epidemie, catastrofe nucleare, cambiamento climatico. In particolare, Musk e i suoi sono convinti che sia indispensabile tenere sotto controllo le fasi recessive che investono la storia, al fine di evitare drammi sociali come quelli provocati dalla crisi del 2008. Spesso, si badi, le intraprese di questi gruppi, hanno prodotto effetti deleteri, come mostra il caso della speculazione cripto-valutaria perpetrata da Sam Bankmann-Fried, vicino all’ “Altruismo Efficace”. La previsionalità statistica domina la visione del mondo muskiana. Tale tendenza lo ha indotto a una visione distorta dei rischi impliciti nel potenziamento dell’Intelligenza Artificiale, centrata, di fatto, sull’articolo di fede delle proprietà emergenti che si mostrerebbero quando si raggiungono determinate soglie di potenza di calcolo. Allo stato attuale delle cose, tutto ciò non è prevedibile. Si tratta di un errore di prospettiva dettato dal fatto che, per Musk, la cura della situazione attuale dovrebbe nascere all’interno dello stesso orizzonte di pensiero che ha indotto la condizione presente: il paradigma logico-operativo del capitalismo liberista che si dà nel Ge-Stell, nell’Impianto della tecno-scienza.
Volontà di emendare il mondo
In sostanza, la proposta di Musk è un nuovo storicismo escatologico neo-gnostico mosso dalla volontà di emendare il mondo e la vita, nel nome di uno stato finale della storia. Sua intenzione reale è quella di preservare lo stato attuale delle cose, la governance, prevenendo i rischi che il sistema vigente corre. Musk, lo si è visto, è attento lettore di fantasy e fantascienza, ma la sua esegesi di questi generi letterari è parziale. Disconosce che la vita e la storia sono il regno del possibile che tende, di continuo, agguati alla previsionalità statistica e deterministica. Il libro di Bottazzini può essere, in questo senso, strumento indispensabile per quanti vogliano tornare a guardare con occhi critici alla nostra attualità e ai suoi miti.
Giovanni Sessa ©barbadillo.it 16 luglio 2025