Televisione d’autore: piccolo schermo, atto I. "Jazz Band", "Cinema!!!" e "Dancing Paradise"
Maria Sole Colombo
Sebbene la figura di Pupi Avati sia prevalentemente associata a una produzione cinematografica folta e personale, capace di rielaborare la propria poetica al servizio del cinema orrorifico come della commedia, il regista bolognese ha offerto un contributo significativo anche al medium catodico. In un tentativo di sistematizzare la carriera di Avati nel piccolo schermo, alla prima fase di questa produzione sono ascrivibili senza dubbio due sceneggiati “maggiori” andati in onda su Rai1 alla fine degli anni Settanta – Jazz Band, trasmessa in tre puntate tra il 30 aprile e il 14 maggio 1978, e Cinema!!!, messa in onda in quattro parti tra il 13 novembre e il 4 dicembre 1979 – e un titolo “minore” di inizio anni Ottanta (Dancing Paradise). Jazz Band e Cinema!!! non condividono solo una prossimità cronologica: costituiscono, di fatto, un dittico ideale per contenuti e scelte stilistiche. Le vicende di quattro personaggi, ragazzi bolognesi ingaggiati in un racconto di formazione ora faticoso ora spensierato, vengono descritte nel corso delle due miniserie, fruibili separatamente dallo spettatore ma non prive di simmetrie e rimandi interni destinati a un pubblico più affezionato. Nel portare sullo schermo i sogni e le aspettative dei protagonisti dall’adolescenza all’età adulta, i due archi narrativi presentano anche una notevole coerenza di toni e atmosfere che, pur rimanendo nel segno della leggerezza di toni, si fanno via via più cupe e meditabonde. Dal punto di vista stilistico, le invenzioni visive più audaci e personali dell’Avati cinematografico sono qui addomesticate a un minutaggio ben più generoso, e messe al servizio di un racconto che mira al coinvolgimento emotivo. In questo senso, non è difficile immaginare che Jazz Band e Cinema!!! presentino, almeno in nuce, le caratteristiche del moderno universo narrativo: una formula ampiamente frequentata dalla serialità contemporanea grazie alla sua espandibilità potenzialmente infinita e alla capacità di fidelizzare il pubblico.
Se il cinema di Avati è caratterizzato da una forte componente autobiografica, messa in scena attraverso i filtri della nostalgia e dell’ironia, qui l’elemento di auto-fiction è più esplicito che mai: Lino Capolicchio, volto avatiano per eccellenza, interpreta Giuseppe, ragazzo bolognese assorbito dalla passione per la musica afroamericana in Jazz Band e da quella per la Settima arte in Cinema!!!. Le vicende rocambolesche della Criminal Jazz Band, al centro della prima serie, rimandano certamente alla carriera di clarinettista di Avati nella Doctor Dixie Jazz Band, mentre i fatti di Cinema!!! non sono che una versione romanzata dei primi passi del regista nel mondo dello spettacolo. Non è un caso che il desiderio di Giuseppe sia di portare su schermo una trasposizione in chiave contemporanea della vita di Cagliostro, alchimista palermitano: è palese, in questa suggestione, il rimando a Balsamus. L’uomo di Satana [1968], così lontano da qualsiasi filone all’epoca dominante e rivolto ai temi della superstizione e delle civiltà contadine alle prese con la modernità. In entrambi i casi, le aspirazioni di Giuseppe sono orientate verso mondi lontani e irrimediabilmente estranei, rispetto ai quali Bologna e la campagna circostante rivestono un ruolo ambiguo e complesso.
In Jazz Band l’oggetto del desiderio dei protagonisti è, prima ancora del sesso femminile, l’America: se, con un notevole sforzo di immaginazione, i colli bolognesi possono trasformarsi nelle valli dolci della Louisiana, e il Reno nel Mississippi, il mondo sfavillante del jazz rimane sempre lontano e irraggiungibile. Ogni contatto con il cuore pulsante del panorama musicale statunitense è destinato a rimanere episodico ed eccezionale, ed è descritto con i caratteri magico-simbolici di un’epifania straordinaria. L’incontro tra Giuseppe e Kid Ory sarà destinato a rimanere un unicum, così come la storia d’amore tra Francesca e Ray nel successivo Aiutami a sognare (1981), film realizzato anche nella versione estesa per la televisione: in questo musicarello atipico, permeato dalla più profonda fascinazione per l’America, i temi di Jazz Band saranno portati alle estreme conseguenze, fino alla messa in scena di un incontro di civiltà quasi surreale, pronto per essere metabolizzato nella mitologia collettiva più che nella memoria storica.
In Cinema!!! le aspirazioni e i desideri di Giuseppe sono disseminati su mondi e aree geografiche più variegate: in questo modo, la miniserie risulta il luogo privilegiato per una mappatura delle numerose suggestioni che nutrono il cinema di Avati, dei suoi molti maestri, e della moltitudine di punti di vista, talvolta antitetici, che ne alimentano l’eclettismo. Hollywood, naturalmente, rappresenta l’Eden ideale di un cinema immaginato come macchina dei sogni, in grado di coinvolgere le masse e, al contempo, alimentare il fenomeno del divismo. Ma sono i classici del cinema sovietico, e in particolare Ėjzenštejn e il suo Ivan il terribile (1944), a offrire la sponda per una delle più esplicite dichiarazioni di poetica della serie: dopo la visione del film, un dibattito sconclusionato, filmato con ironia e gusto per il grottesco, vede contrapporsi due fazioni. La prima rivendica una lettura prettamente contenutistica del film, il cui valore si misurerebbe solo nel valore didattico. La seconda, a cui aderiscono i protagonisti, rigetta in toto questa modalità e suggerisce paradigmi interpretativi nuovi. Nello specifico, è la psicanalisi a essere proposta come strumento di analisi della pellicola. Sebbene lo spunto sia presentato con toni volutamente iperbolici e sarcastici, la sequenza dà voce, con successo, al desiderio di introdurre nuove forme di critica. Infine, nelle sequenze ambientate a Roma, cuore pulsante del cinema italiano, si enuclea l’idea di un cinema d’autore come modello ultimo di ispirazione, rappresentato da Fellini, Visconti, De Santis e Antonioni, ma anche da cineasti più giovani come Bellocchio.
Rispetto a questi luoghi meravigliosi, popolati da divi e geni creativi, Bologna svolge – si diceva – un duplice ruolo: da una parte è vista come spazio periferico e liminare, che condanna i protagonisti al fallimento; dall’altra è luogo degli affetti e della memoria. Nella Roma della “dolce vita” e nella Milano degli affari, Giuseppe non trova mai una sua dimensione, e la serie finisce per presentare un elogio dei valori tradizionali e della famiglia.
Nelle serie, la dicotomia tra campagna e città, che sarà elaborata appieno in lavori come Una gita scolastica, rimane solo abbozzata. Tuttavia sono leggibili, almeno in controluce, i caratteri di ambiguità che sono spesso attribuiti nell’opera di Avati al paesaggio padano: locus amoenus e, al tempo stesso, sacca perturbante del magico.
CAST & CREDITS
JAZZ BAND
Regia: Pupi Avati; sceneggiatura: Pupi Avati, Antonio Avati, Gianni Cavina, Maurizio Costanzo; fotografia: Pasquale Rachini; montaggio: Maurizio Tedesco; musiche: Amedeo Tommasi; interpreti: Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Pietro Brambilla; produzione: A.M.A. Film, Rai; origine: Italia, 1978; durata: 3 puntate da 80’ circa; home video: dvd Rai Trade; colonna sonora: inedita.
CINEMA!!!
Regia: Pupi Avati; sceneggiatura: Pupi Avati; fotografia: Franco Delli Colli; montaggio: Maurizio Tedesco; musiche: Amedeo Tommasi; interpreti: Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Pietro Brambilla; produzione: A.M.A. Film, Rai; origine: Italia, 1979; durata: 4 puntate da 65’ circa; home video: Rai Trade; colonna sonora: inedita.
DANCING PARADISE
Regia: Pupi Avati; sceneggiatura: Pupi Avati; fotografia: Pasquale Rachini; montaggio: Amedeo Salfa; musiche: Henghel Gualdi, Pupi Avati, Piergiorgio Farina; interpreti: Gianni Cavina, Caterina Sylos Labini, Carlo Delle Piane; produzione: A.M.A. Film, Rai; origine: Italia, 1982; durata: 3 puntate da 60’; home video: Rai Trade; colonna sonora: 103.