"Crimini": “Rapidamente”, “Il bambino e la befana”, “Morte di un confidente”
Davide StanzioneL’apporto di Marco e Antonio Manetti alla realizzazione di Crimini – serie tv andata in onda su Rai 2 da dicembre 2006 a marzo 2010 per un totale di due stagioni e 16 episodi (otto per ciascuna) – s’inscrive nel versante televisivo della loro produzione.
La loro precedente esperienza per il piccolo schermo si riduce al misconosciuto tv movie Torino Boys (1997) e, da allora, passano nove anni prima che inizino a sfruttare con continuità le potenzialità del mezzo televisivo, a plasmarlo alla loro poetica e alla fisionomia del loro mondo espressivo. Sempre nel 2006, infatti, i Manetti danno il via alla longeva epopea di L’ispettore Coliandro, tutt’ora attiva, mentre l’antologica Crimini – prima serie Rai Fiction a essere girata in 16:9 e realizzata sotto l’egida del curatore dell’omonima raccolta di racconti, Giancarlo De Cataldo – rappresenta un caso a margine, più isolato ma non meno privo d’interesse.
I fratelli firmano il terzo, il quinto e il sesto episodio della prima stagione, rispettivamente Rapidamente, Il bambino e la befana e Morte di un confidente: tre segmenti molto diversi per ambientazione e taglio delle singole vicende, accomunati dalla vocazione a lavorare sul genere a mani nude e a carte scoperte, con una disinvolta ed eclettica componente artigianale. Il primo e più riuscito, Rapidamente, scritto da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi e ambientato in quel di Bologna, narra la storia di Elisa, ragazza che presta servizio per una ditta farmaceutica e conduce una vita a dir poco solitaria. Il suo destino s’incrocia con quello di un vicino di casa che non ha mai nemmeno sfiorato, Marco, buttafuori dal fisico scultoreo. Il canovaccio che intreccia le loro traiettorie, a metà strada tra il crime duro e puro e il noir di provincia, mostra fin dai titoli di testa un’orchestrazione di immagini e suoni personale, decisamente sopra la media rispetto alla natura bassa e alimentare di tante produzioni di fiction analoghe. Pur muovendosi con la consueta schiettezza formale che non va molto per il sottile e punta alla sostanza grezza delle suggestioni audiovisive proposte, i Manetti chiariscono la loro cifra stilistica: il patchwork cromatico tendente al sordido è estremamente pulsante, le musiche dei fidi Pivio e Aldo De Scalzi chirurgiche nel restituire un’atmosfera da polizi(ott)esco, il Mattei di Andrea Roncato è un personaggio istantaneamente caricato di un portato cinematografico, tanto che nel dialogo d’apertura si citano i mafiosi dei film gangster, dai cattivi di 007 al Joubert interpretato da Max Von Sydow in I tre giorni del Condor (1975). La cinefilia dei Manetti di dispiega così repentinamente nella sua umiltà e naturalezza e tutto l’episodio, che scomoda addirittura il tema della manipolazione molecolare, ha sembianze un po’ stranianti, che a tratti rasentano l’incubo fantascientifico inseguendo costantemente la commistione dei generi e l’ibridazione delle forme del racconto. Anche il personaggio di Gabriele Mainetti (futuro regista di Lo chiamavano Jeeg Robot [2015]) si configura come un incrocio ideale tra un tipico “corpo” scorsesiano e i muscoli tatuati della trilogia Pusher di Nicolas Winding Refn.
In quest’episodio i registi romani si spingono però anche oltre, ammantando la sequenza della doccia di Elisa di un gusto per la dilatazione febbrile di oggetti e movimenti di macchina e strizzando l’occhio al modo in cui Brian De Palma è solito rileggere la lezione del suo maestro Alfred Hitchcock: frammenti di cinema alto che i Manetti, evitando che la cultura immaginifica travalichi la committenza televisiva coeva (è bene sottolinearlo, alla luce della serialità avanzata che è venuta dopo), applicano in maniera organica alla destinazione d’uso, con un approccio ruspante e senza mai prendersi troppo sul serio. L’ultima parte di Rapidamente confluisce poi nel thriller allo stesso tempo sotterraneo e suburbano, nel quale la love story labile e velata tra i protagonisti riesce a mantenere una sorta di sospesa attrazione pur assumendo i connotati di un corpo a corpo dal ritmo indiavolato.
Tale dimensione, capace di tenere insieme il vagheggiamento e la seduzione all’interno di una cornice dichiaratamente di genere, torna anche in Il bambino e la befana, tratto dal racconto di De Cataldo Il bambino rapito dalla befana. Protagonista è una direttrice di banca, Laura, invischiata nel rapimento di suo figlio e negli ambigui rapporti con un giornalista suo amante, Giangiliberto (interpretato dall’attore feticcio dei Manetti Giampaolo Morelli, alias Coliandro), e con un bandito slavo, Vitas, che la chiama chiedendole un riscatto di 100mila euro per ritrovare il piccolo Carlo. L’episodio prende le mosse soprattutto dall’amore menzognero tra Laura e Giangiliberto, corredato di non detti e tensioni ora taglienti ora impalpabili, e si muove nei meandri di una Roma obliqua e distaccata, con punte di glaciale imperturbabilità. L’aspetto più interessante è il modo in cui lo schema iniziale dei rapporti di forza tra i personaggi viene sovvertito e cambiato di segno, con problematiche sfaccettature nella messa a punto dei legami oscillanti e scivolosi tra maschile e femminile e una grammatica ansiogena, che si articola attraverso molti primi piani e inquadrature ristrette dal timbro claustrofobico. C’è spazio anche per il comico Enzo Salvi nei panni di uno sgherro, il Turco, e la presenza del cane Max, investito di una precisa valenza diegetica, sembra anticipare il lavoro che i Manetti svolgeranno in qualità di registi per la settima e ottava stagione della serie Rex, sequel tricolore dell’austriaca Il commissario Rex.
Il terzo e ultimo episodio, Morte di un confidente, tratto dall’omonimo racconto di Massimo Carlotto, si sposta infine a Padova per esplorare le sorti di Rodolfo Corsato, poliziotto tutto d’un pezzo dai metodi rudi. Questa volta i Manetti, anche a costo di rischiare l’involuzione e la paralisi di scrittura, insistono su un clima più malsano, reso ancora più fastidioso dall’uso distorto della musica elettronica, dai risvolti legati al traffico internazionale di droga e dalle pieghe cupe e dannate della vita del protagonista, alle prese con l’uccisione di una confidente e la scoperta del suo tradimento con quest’ultima da parte della moglie Gaia. In un cast tutto giocato su facce e smorfie spinte alle soglie del perturbante spicca, per contrasto, un serafico Remo Girone nel ruolo di un superiore di Pietro, Veronesi, che finisce con il rubare la scena al resto degli interpreti.
CAST & CREDITS
CRIMINI: RAPIDAMENTE
Regia: Manetti Bros.; soggetto: Carlo Lucarelli; sceneggiatura: Carlo Lucarelli, Giampiero Rigosi; fotografia: Roberto Forza; montaggio: Federico Maria Maneschi; musiche: Pivio, Aldo De Scalzi; interpreti: Gabriella Pession, Gabriele Mainetti, Antonino Iuorio, Maura Leone, Nicoletta Amaduzzi, Andrea Roncato; produzione: Rai Fiction, Rodeo Drive Media; origine: Italia, 2006; durata: 106’; home video: dvd 01 Distribution; colonna sonora: inedita.
CRIMINI: IL BAMBINO E LA BEFANA
Regia: Manetti Bros.; soggetto: Giancarlo De Cataldo; sceneggiatura: Salvatore Marcarelli, Giancarlo De Cataldo; fotografia: Marco Pieroni; montaggio: Federico Maria Maneschi; musiche: Pivio, Aldo De Scalzi; interpreti: Ivan Franek, Elisabetta Rocchetti, Giuliana De Sio, Damir Todorovic, Enzo Salvi, Giampaolo Morelli; produzione: Rai Fiction, Rodeo Drive Media; origine: Italia, 2007; durata: 100’; home video: dvd 01 Distribution; colonna sonora: inedita.
CRIMINI: MORTE DI UN CONFIDENTE
Regia: Manetti Bros.; soggetto: Massimo Carlotto; sceneggiatura: Nicola Lusuardi, Massimo Carlotto, Tommaso Capolicchio; fotografia: Marco Pieroni, Mauro Pescetelli; montaggio: Federico Maria Maneschi; musiche: Pivio, Aldo De Scalzi; interpreti: Rodolfo Corsato, Debora Caprioglio, Chiara Conti, Fabio Galli, Remo Girone; produzione: Rai Fiction, Rodeo Drive Media; origine: Italia, 2007; durata: 106’; home video: dvd 01 Distribution; colonna sonora: inedita.