Nella casa. Il labirinto delle possibilità

Marco Toscano
François Ozon n. 2/2016
Nella casa. Il labirinto delle possibilità

Un professore seduto da solo in un androne, uno studente nel piazzale deserto di un liceo. Presto lo spazio di entrambi si riempie, colleghi e compagni come segni che vorticosamente affollano la pagina bianca. Poi lo schermo si ripartisce in minuscole porzioni, dentro cui scorrono immagini di ragazzi. Di potenziali personaggi. I riquadri si fanno sempre più grandi e meno numerosi: sembra di assistere all’esercizio di un algoritmo, a un complesso e al contempo lineare meccanismo di selezione.

È sufficiente il prologo di Nella casa (2011) per stabilire che quello che François Ozon sottopone allo spettatore è un esperimento, il resoconto di un tentativo in definitiva fallito. Distrutta l’esistenza (professionale e privata) del suo mentore, Claude non ha trovato un degno epilogo alla propria storia. Come il suo gioco ha determinato la rovina di Germain, così pure lui è rimasto vittima del disegno del proprio autore, che ha assemblato un film teorico come un manuale di sceneggiatura, astratto e frammentario, scandendo le domande giuste – si parla di motivazioni, lettore ideale, verosimile, conflitto – ma evitando volutamente di risolverle, per declassarle a formule vuote al rango di quelle che dovrebbero “spiegare” l’arte contemporanea. D’altronde, ricorda Jeanne, la letteratura e l’arte in generale non ci insegnano nulla: forse a distinguere il bello, di sicuro non a vivere. Dunque proprio dall’osservazione, anzi dalla frequentazione della vita bisogna muovere, sublimandola con l’immaginazione: come sancisce la scena conclusiva, con i due protagonisti che si godono lo spettacolo di un condominio-alveare come davanti a un gigantesco multischermo televisivo, congetturando sui romanzi ancora da scrivere dietro quelle pareti di vetro. Perché l’unica certezza è che di storie avremo sempre bisogno. Ozon sceglie quindi di concentrarsi sul processo che ne conduce alla nascita, architettando un teorema delle possibilità che è chiave funzionale a quella giustapposizione – più che mescolamento – di generi e all’incastro di verità e finzione che (con la libertà sessuale) costituiscono i tratti più tipici della sua opera.

Sebbene alla base della pellicola vi sia la pièce teatrale El chico de la ultima fila di Juan Mayorga (2006), Ozon immette temi e figure con abbondanti precedenti nella sua produzione: la satira familiare di Sitcom. La famiglia è simpatica (1998), la perfidia dell’innocenza giovanile di Amanti criminali (1999), il sesso come potere e la disillusione dei sentimenti di Gocce d’acqua su pietre roventi (2000), il fallimento di coppia di CinquePerDue. Frammenti di vita amorosa (2004), la commistione di realtà e letteratura di Swimming Pool (2003) o Angel. La vita, il romanzo (2007). Confermando inoltre un gusto eccessivo per la citazione, affastella modelli nobili (Hitchcock, Allen, Pasolini) senza tralasciare la favola morale di La Fontaine, che con la vicenda della canna e della quercia getta nuova luce sui rapporti di forza tra maestro e allievo (chi impartisce all’altro la lezione?), mentre gli sguardi si soffermano sugli angeli di Paul Klee e i dialoghi sulla relazione di Flaubert o Dostoevskij con i personaggi.

Infine, cerca la complicità del mito classico, con quel “labirinto del Minotauro” che è denominazione spaventosa della galleria delle gemelle e per metonimia dell’arte contemporanea, sbeffeggiata come catalogo di oggetti incomprensibili e inservibili che a ogni nuovo vernissage espongono l’inadeguatezza di Jeanne come Arianna, incapace con i suoi slogan fumosi di salvare il visitatore dal brutto e inutile che lo circonda. Ma se il Minotauro assume di volta in volta le grevi fattezze di una bambola gonfiabile con la faccia di Hitler, Stalin o Mao («la dittatura del sesso») o quelle evanescenti delle presenze di Feng Tang (quasi una versione digitale delle variazioni di Monet: comunque, non si vendono), è prima il mostruoso groviglio di rancore, abitudine, estraneità e rimosso che si annida in ogni nucleo familiare superficialmente “normale”, stanato nelle sue esplorazioni di labirinti domestici da Claude-Teseo (che se non convincerà Esther-Arianna a evadere dalla casa dei Rapha, nemmeno donandole il filo di carta di una lirica inestricabile, in quella dei Germain ucciderà il Minotauro-professore).

Eppure, a proposito del Minotauro, ci si smarrisce facilmente nel dedalo del senso. E si dimentica che la bestia non è la padrona dei cunicoli che dissemina di terrore e morte, ma la loro reclusa più antica. Come Esther, prigioniera della noia e poi di una nuova gravidanza, e Jeanne, costretta in un ménage raggelato e inappagante, in cui le velleità intellettualistiche si sono mangiate la carne e il sangue. Se Minosse comanda di progettare dei meandri inesplicabili per rinchiudervi quel figlio abominevole, il Minotauro è il primo a essersi perso nel labirinto, senza averne più trovato l’uscita. Allora, in ultima analisi, egli è l’autore – Claude e Ozon insieme – alle prese con una collezione pressoché illimitata di passaggi obbligati, scorciatoie, biforcazioni e ripensamenti per guidare i personaggi fuori dalla narrazione, còlto a imboccare innumerevoli strade dentro e attraverso il film, nell’incertezza della creazione letteraria come nella rappresentazione cinematografica della stessa, solo all’apparenza meno dubbiosa. Che alla fine ci consegna lo scontro di intelligenze fra due costruttori di storie (uno aspirante e uno mancato) e il rovesciamento di una manipolazione che da agíta si scopre subíta (come in Gli insospettabili di Joseph L. Mankiewicz, 1972); ma soprattutto il paradosso secondo il quale la sterminata possibilità di traiettorie che struttura il labirinto contempla una sola via di fuga. Come rivela Germain, è questo il segreto per un buon finale: lasciarsi aperto ogni eventuale sviluppo, ma scovare l’unico ammissibile. I due autori di questa metanarrazione che cambia continuamente sfumature come i cieli di Feng Tang, tuttavia, paiono rifiutare tale insegnamento. Tanto Claude quanto Ozon accantonano il dovere della chiusa, preferendo l’opzione, lo slittamento di livello, il nuovo inizio. Come il cinema del passato è serbatoio di riferimenti a cui attingere, così lo squallore quotidiano è miniera di occasioni per ricominciare a raccontare, magari anche solo una serie di incipit come in Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979). Perché al pari del metaromanzo di Calvino, Nella casa non è altro che una riflessione sulle infinite possibilità offerte dall’arte e sulla conseguente impossibilità di giungere a una conoscenza del reale.

Un altro paradosso: come una creatura con il corpo di uomo e la testa di toro, che infilza la nostra insaziabile fame di storie sulle corna e la tritura sotto gli zoccoli…

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Rote Armee Fraktion

Rote Armee Fraktion

Inland n. 18/2024
GRATUITO PER I NOSTRI LETTORI UN ESTRATTO DELLA COPIA DIGITALE DI QUESTO NUOVO INLAND E ALCUNI TESTI DA LEGGERE ONLINE Due anni fa, nel concepire il nuovo corso di INLAND, con [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Lo psicopatico Alex De Large (Arancia meccanica, 1971), i compositori Franz Liszt (Lisztomania, 1975) e Wolfgang Amadeus Mozart (Amadeus, 1984), l’attore Wilbur (Fitzcarraldo, 1982), Iago nell’Otello (mai realizzato) di Roman Polański e persino Lucifero stesso (Lucifer Rising, 1972). Sono alcuni dei ruoli che Mick Jagger avrebbe voluto o dovuto interpretare sul grande schermo. Occasioni perdute che, nel saggio di Alberto Pallotta Le labbra sulla celluloide. MickJagger e il cinema (Fotogrammi Bietti, 106 pp., € 4,99), contano tanto quanto le parti effettivamente recitate per raccontare il bizzarro rapporto fra la Settima arte e il leader dei Rolling Stones, tanto influente nell’immaginario cinefilo quanto [...]
Quali sono le idee o le tesi principali che sostieni nel libro? Prendendo in considerazione oltre 200 film e 85 opere letterarie, e accumulando trame, battute di sceneggiatura, stralci di romanzi o verbali della polizia, resoconti psicanalitici, dichiarazioni di giudici e commissari (veri e finzionali) ho assemblato un tomo definitivo e caleidoscopico sulla Storia del nostro Paese, così come si è originato da una “scena primaria” felice e insidiosa: il boom del benessere ha creato mostri che ancora imperversano. Il cinema criminale consente libero accesso al subconscio della realtà, dà visibilità alla Storia mediata dal filtro della rappresentazione e rilegge modelli [...]