Dario Argento si trova a suo agio con la televisione. Lo dimostrano sia i quattro tv movie del contenitore La porta sul buio da lui prodotti nel 1973 (uno, Il tram, anche diretto), sia il lungometraggio Ti piace Hitchcock?, co-prodotto da Rai Fiction, girato a Torino nell’estate del 2004, distribuito in dvd nel 2005 e trasmesso in televisione su Raidue il 24 agosto 2007, in una versione leggermente più breve.
Trattasi di un film-saggio, didattico e divertente, realizzato appena dopo Il cartaio (2004) da un regista che ama il cinema e nei cui riguardi una certa critica dovrebbe domandarsi, piuttosto: «Ti piace Dario Argento?». Con il proposito di realizzare un’opera che permetta ai giovani spettatori di apprezzare la modernità del linguaggio di Hitchcock – tra i cineasti più omaggiati nella sua ricca filmografia – l’autore romano ricerca la complicità dello spettatore e ha modo di portare in primo piano l’amore per un maestro che diviene motivo di incoraggiamento a ritrovare le ombre della psiche, nonché ossessioni e temi come il doppio e i suoi travestimenti. Inoltre, Argento non perde l’occasione per immergersi nella sua personale visione della cinefilia ritrovando Torino che diviene ancora una volta, al pari di Roma, l’ambiente prediletto del suo cinema. Ti piace Hitchcock? ha momenti di puro cinema, riesce a essere almeno a tratti imprevedibile pur nel gioco del “chi indovina le similitudini” (un mondo ovviamente abitato da riferimenti hitchcockiani) e lascia esordire quale direttore della fotografia di film di Argento quel Frederic Fasano che ritroveremo nei due successivi lavori americani, ma anche in La terza madre (2007) e Giallo (2009). Una nuova squadra, che qui annovera il ritorno di Pino Donaggio alle musiche.
Ti piace Hitchcock? scorre generosamente e, lungo tutta la sua durata, diventa anche una riflessione sull’attualità del cinema argentiano alla luce dell’omaggio al Maestro. «Ti piace Hitchcock?» è la domanda che si scambiano le ragazze che il protagonista Giulio, studente di cinematografia all’Università di Torino, osserva e segue nel suo rituale atteggiamento voyeuristico. L’intenzione culturale di Argento è scoperta: in un momento di crisi del cinema, quando anche il negozio di videonoleggio che Giulio frequenta rischia di chiudere i battenti a causa dei magri incassi, occorre salvaguardare il linguaggio stesso e il patrimonio culturale che la Settima arte rappresenta. In questa prospettiva, Hitchcock e il suo mondo sono proposti come l’ideale terreno di comunicazione per i giovani attenti ai misteri che covano nelle innumerevoli finestre di fronte, e i film di Sir Alfred sono anche un perfetto manuale colmo d’indizi e soluzioni per chi voglia destreggiarsi nel dedalo della realtà contemporanea.
La situazione di partenza è tipica: Giulio, (in)consapevole emulo del James Stewart di La finestra sul cortile (1954), trascorre lungo tempo osservando con il binocolo i palazzi dirimpetto. In particolar modo, dalla finestra può scorgere le grazie di Sacha, una vicina che diverrà presto l’oggetto delle sue principali attenzioni. Il giovane si sta laureando con una tesi sull’Espressionismo tedesco e la sua cine-ossessione lo assorbe al punto da fargli trascurare la giovane e gradevolissima fidanzata, infastidita da questo voyeurismo sempre più sfrenato. Tale propensione aumenta ulteriormente quando la madre di Sacha viene assassinata e il ragazzo decide di condurre una sua indagine segreta. Poiché la dirimpettaia frequenta un’amica, con la quale condivide il culto di Delitto per delitto (1951), Giulio sospetta che tra le due sia stato pattuito uno scambio di omicidi suggerito proprio dalla trama del film. La sua ragazza, stanca per quelli che le sembrano i deliri di un morboso paranoico, decide di lasciarlo. Lui, imperterrito, sceglie di continuare l’indagine e rischia di finire ucciso dal vero killer, l’insospettabile proprietario del videonoleggio che ha promesso a Sacha di eliminare il ficcanaso. Ma gli arrivi fortuiti della madre di Giulio e del suo nuovo compagno salvano il giovane. Il quale, ridotto con la gamba ingessata – ancora, come James Stewart in La finestra sul cortile – e nuovamente affiancato dalla fidanzata, si trova alla fine perfettamente calato nel film di Hitchcock, dato che dalla finestra di casa scorge una nuova figura di donna avvicinarsi all’appartamento di Sacha mentre la sua ragazza, proprio come Grace Kelly, si precipita sul luogo del delitto entrando finalmente nel campo di osservazione del giovane laureando.
Argento ci presenta, dunque, un modello di studente che osserva la realtà con i suoi metodi e si accorge di chi gli sta accanto preferibilmente se rientra nel suo campo d’indagine privilegiato: il cinema. Nel finale di La finestra sul cortile si assiste a una sorta di fusione armonica tra Jeff (James Stewart) e Liza (Grace Kelly), finalmente intenzionati a stare assieme (lui si cura di lei, lei si veste con abiti meno alla moda, entrambi si avvicinano in quello che è un classico equilibrio temporaneo nell’opera di Hitchcock). In Argento, invece, l’immagine finale è nuovamente spiazzante: Giulio osserva dalla finestra il corpo della nuova vicina, una giovane donna con la pettinatura che ricorda quella della sua fidanzata; improvvisamente, sembra “svegliarsi” dalla sua ossessione voyeuristica e, forse, dopo i titoli di coda prenderà coscienza di essere prigioniero delle immagini.
Argento non autorizza ulteriori speculazioni, eppure Ti piace Hitchcock? resta un’immersione fresca nei territori tematici del cineasta inglese, ripercorsi tra le vie di un luogo prediletto per chi sa cogliere i misteriosi anfratti in cui i rapporti umani declinano in oppressione e alienazione. In questo senso è suggestiva la parte dedicata a Federica, l’amica di Sacha. La ragazza ruba nel suo ufficio perché costretta dai ricatti del suo bizzoso direttore, ma poi non è certo una criminale capace di un delitto, per cui si traveste e cerca in casa di Sacha la chiave, scambiata con l’amica, che potrebbe un giorno incriminarla. Federica, interpretata da Chiara Conti (giovane maestra in L’ora di religione di Marco Bellocchio [2002]), è l’immagine della donna che si maschera, assumendo le sembianze di un assassino, mantenendo la fragilità di una vittima. A questo personaggio, salvato in extremis mentre tenta di buttarsi da un tetto, Argento regala una suggestione che contempla echi di Mario Bava, prima ancora che di Hitchcock.
La scrittura sciolta di Ti piace Hitchcock? è l’antefatto alla forma espressiva di Istinto assassino (2005) e Istinto animale (2006), che vedranno Argento al lavoro dietro lo sprone del produttore Mick Garris. Il quale, nel 2005, chiederà a vari registi di nero di realizzare episodi da circa un’ora ciascuno per il progetto Masters of Horror.
Argento sarà l’unico regista europeo a prendervi parte.
CAST & CREDITS
Regia: Dario Argento; soggetto: Dario Argento, Franco Ferrini; sceneggiatura: Dario Argento, Franco Ferrini; fotografia: Frederic Fasano; scenografia: Francesca Bocca, Valentina Ferroni; costumi: Fabio Angelotti; montaggio: Walter Fasano; musiche: Pino Donaggio; interpreti: Elio Germano (Giulio), Elisabetta Rocchetti (Sasha Zerboni), Chiara Conti (Federica Lalli), Ivan Morales (Mauro), Cristina Brondo (Arianna), Lorenzo Federici (Giulio bambino), Edoardo Stoppa (ispettore), Giuseppe Loconsole (uomo di Federica); produzione: Carlo Bixio, Joan Antoni Gonzàlez e Fabrizio Zappi per Rai Fiction, ICC; origine: Italia, Spagna, 2005; durata: 93’; home video: Blu-ray inedito, dvd Flamingo Video; colonna sonora: Quartet Records.