"Opera". I corvi al lavoro

Rudy Salvagnini
Dario Argento n. 15/2022

Opera è un film importante nella filmografia di Dario Argento. Rappresenta una sorta di cerniera tra un periodo di successo – anche commerciale1 – e una fase contraddistinta da certezze perdute. Viene comunemente percepito come l’ultimo grande titolo di un Argento ancora spavaldo e innovativo, sperimentatore animato da una forza creativa dirompente. Certo, è una visione riduttiva e ingiusta, dato che dopo ci saranno notevoli sprazzi di grandezza e anche ulteriori pellicole molto riuscite (su tutte, il mediometraggio Il gatto nero di Due occhi diabolici [1990] o gli episodi girati tra il 2005 e il 2006 per il contenitore Masters of Horror), ma è chiaro che qualcosa, anche a livello produttivo, dopo il 1987 si è rotto. È interessante, quindi, notare come questo film, nel quale Argento si conferma magistrale, contenga comunque in sé elementi di imperfezione quasi inattesi, che sembrano prefigurare i futuri scenari.
La trama preleva chiaramente elementi, trasfigurandoli, da Il fantasma dell’Opera, grande passione cui Argento dedicherà, anni dopo, una specifica versione cinematografica. Segue però un percorso del tutto originale, inserendo svariati riferimenti specifici. Il regista, per esempio, dice a Betty: «Queste sono cose che di solito succedono soltanto al cinema». Inoltre, il regista del Macbeth operistico proviene dall’horror: le critiche dei quotidiani, che egli legge con interesse dopo la prima, sono tutte a favore della cantante ed esprimono ampie riserve sulla sua regia troppo effettistica ed esteriore. Al regista i critici consigliano acidamente di tornare ai b-movie: i riferimenti autobiografici, naturalmente, non sono causali e sono altresì insoliti, per Argento.
Ma al di là di questi dettagli di contorno, il film, sin dalle prime battute, si dimostra visivamente sontuoso e raffinato. La macchina resta ferma di rado, ma non è mai molesta nei suoi spostamenti: li compie sempre per una ragione estetica ed è mossa da un regista in stato di grazia. Le soggettive dominano, creando sempre un tono di disagio e di mistero. Elegante, sempre originale, vivace, inventiva, inquieta, nervosa ed efficace: è una regia di forte personalità, che talvolta prevarica la narrazione al punto da abolire i momenti “normali”.
C’è, invece, una cura maniacale per il dettaglio, che rende ogni scena meritevole di esame e analisi. Il movimento all’indietro nella sartoria del teatro, per esempio, è un notevole tocco di bravura: Argento guida e distoglie l’attenzione dello spettatore portandolo con sé a vedere ciò che vuole – e come vuole – venga visto. La trama sembra quasi un impiccio, un orpello, una scusa per consentire ad Argento di ostentare il suo estro. Non mancano momenti tipici, come quello in cui l’assassino viene abbattuto, ma non finito, da una delle sue vittime designate. Tuttavia, qualche svolta narrativa si segnala per l’efficacia. Su tutte, quella che riguarda il poliziotto Daniele Soave, sviluppata in modo brillante allo scopo di creare un clima di assoluta incertezza e tensione, ben sostenuto dall’accorta regia di Argento e coadiuvato dalla presenza carismatica di Daria Nicolodi. Il proiettile attraverso lo spioncino, poi, è un esempio di maestria non solo tecnica. Lo stesso si può dire dell’apparire improvviso della bambina, vero deus ex machina, dai cunicoli: è una digressione curiosa – solo apparentemente fine a sé stessa – che consente una fuga all’interno dei condotti e serve anche a rivelare l’identità di chi spiava la protagonista.
Naturalmente la vicenda, almeno dal punto di vista programmatico-narrativo, è incentrata sulla scoperta dell’identità del colpevole. Quando questa viene rivelata, la sorpresa richiede molto alla sospensione dell’incredulità e svela un movente pretestuoso ma non impossibile; soprattutto, funzionale all’inserimento di elementi morbosi.
In ogni caso, nei film di Argento quello che conta non è (quasi) mai la destinazione, quanto il viaggio. I ripetuti incontri/scontri tra Betty e l’assassino – che, va da sé, è quello in guanti neri del giallo all’italiana – sono a volte ridondanti e poco credibili, ma la credibilità non è un valore ritenuto essenziale alla riuscita. La presenza dei corvi è molto inquietante e, con tipico tocco paradossal-argentiano, si rivela non solo decorativa, ma anche decisiva ai fini narrativi. Nel suo richiamare Edgar Allan Poe, inoltre, preannuncia il di poco successivo Il gatto nero.
Quando i corvi dispiegano in pieno la loro funzione, lo fanno in modo particolarmente efficace. Il momento, infatti, è di quelli ad alta spettacolarità, con la famosa soggettiva volante, vertiginosa, che testimonia una volta di più l’originalità e la voglia di stupire di Argento2. Sono sequenze la cui bellezza trascende del tutto l’eventuale improbabilità della svolta narrativa basata sulla memoria dei rapaci che, di fatto, scovano il killer in platea. La scena di massa, con l’isteria collettiva e il colpevole che, aggredito e privato di un occhio, inizia a sparare all’impazzata, è un coup de théâtre tanto assurdo quanto vincente. Ma tutto il film è, dal punto di vista visivo, prezioso. Anche i colori sono scelti con cura e significato: per fare un esempio tipico, la luce gialla dei lampioni e il rosso del selciato, quando Betty ritorna nel teatro a cercare il regista, sono frammenti pop abbaglianti. La cura e l’originalità riguardano anche il comparto musicale che tra arie operistiche, Brian Eno, Claudio Simonetti, heavy metal (riservato agli omicidi) e altro ancora, crea un curioso e attento mélange.
Il ritratto del mondo della lirica è forse un po’ di maniera, ma accurato e abbastanza vivace. Tutto ruota intorno alla complessa figura di Betty, classica eroina argentiana, innocente e pura quanto basta nel bel mezzo di delirio e sangue: Cristina Marsillach, attrice dalla carriera inferiore alle attese e alle capacità, si rivela una scelta calzante.
Il prefinale richiama certe atmosfere di Phenomena (1985): contiene qualche forzatura narrativa (l’assassino sembra avere le risorse e la durevolezza di un Jason), ma consente ad Argento di mettere in scena sequenze di particolare efficacia ambientale e cromatica, nonché di trovare nuove suggestioni visuali tra i boschi e il verde che si colora di rosso, sino a un simpatico finale panteista e bucolico nel quale la protagonista, dopo tanto orrore, trova finalmente – e inaspettatamente – sé stessa.

Note
1 Il film ha un consistente successo di pubblico, classificandosi al 12° posto tra gli incassi della stagione 1987/1988 con un totale di L. 4.737.204.000, secondo i dati del Giornale dello Spettacolo (n. 28, 29 agosto 1988) relativi alle capozona e alle cosiddette città-chiave.
2 Soggettiva realizzata affrontando difficoltà tecniche notevoli, come testimoniato negli ottimi extra contenuti nel blu-ray italiano.

CAST & CREDITS
Regia: Dario Argento; soggetto: Dario Argento; sceneggiatura: Dario Argento, Franco Ferrini; fotografia: Ronnie Taylor; scenografia: Davide Bassan, Gian Maurizio Fercioni; costumi: Lia Francesca Morandini; montaggio: Franco Fraticelli; musiche: Claudio Simonetti; interpreti: Cristina Marsillach (Betty), Ian Charleson (Marco), Urbano Barberini (Santini), Antonino Iuorio (Baldini), Daria Nicolodi (Mira), Coralina Cataldi Tassoni (Giulia), Antonella Vitale (Marion), William McNamara (Stefano), Barbara Cupisti (signora Albertini), Carola Stagnaro (madre di Alma), Francesca Cassola (Alma), Michele Soavi (Daniele Soave); produzione: Dario Argento per A.D.C., Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Rai; origine: Italia, 1987; durata: 107’; home video: Blu-ray CG Entertainment, dvd CG Entertainment; colonna sonora: Rustblade Records.

[Vai all'indice]

Scarica il pdf

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Rote Armee Fraktion

Rote Armee Fraktion

Inland n. 18/2024
GRATUITO PER I NOSTRI LETTORI UN ESTRATTO DELLA COPIA DIGITALE DI QUESTO NUOVO INLAND E ALCUNI TESTI DA LEGGERE ONLINE Due anni fa, nel concepire il nuovo corso di INLAND, con [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Ultimi post dal blog

Uno studio approfondito, in italiano, sul cinema di Martin McDonagh non era ancora stato pubblicato e nel proporlo (per le Edizioni Bietti) Francesco Cianciarelli ha scelto un titolo sicuramente di richiamo, ma non di certo per mere ragioni di marketing editoriale "Cinema dell’assurdo" è infatti un’etichetta che ben si può adattare alla filmografia di Martin McDonagh, regista londinese di origini irlandesi che ha al suo attivo un cortometraggio premiato con l’Oscar e quattro lungometraggi di cui si è parlato a volontà, nel male e – soprattutto – nel bene. La cifra di McDonagh è infatti quella di affrontare situazioni assurde e paradossali con uno [...]
È il 7 aprile del 1977, una Mercedes blu è ferma al semaforo rosso sulla strada per la Corte di cassazione di Karlsruher. Appostata in una stazione di servizio, una moto di grossa cilindrata scatta sull’asfalto. I due passeggeri sconosciuti indossano tute da biker ed il volto celato da caschi integrali. Non appena l’auto riprende la sua corsa, la Suzuki si affianca: una raffica di colpi trapassa le lamiere, i proiettili scuotono l’aria e strappano carne. L’auto, colpita, rantola agonizzante sul palo di una vicina recinzione. Il procuratore generale federale della Germania Ovest, Siegfried Buback, apre la portiera ed esce dall’auto per [...]