Sei poesie di “Hank” Chinaski. Sei componimenti che puzzano di alcol, sperma e morte, coerenti alla poetica di quel vecchio sporcaccione che abbiamo imparato ad amare o detestare, in base alla nostra propensione interiore. Sei liriche che profumano, tuttavia, di un’umanità autentica e spontanea, trattenuta – con accanimento – da uno scrittore che ha sempre faticato a lasciar emergere le proprie inclinazioni più intime. Nel tempestoso mare magnum del cinismo bukowskiano si aprono talvolta squarci di sereno. Ed è soprattutto nelle poesie che il nostro più direttamente li rivela, perennemente rivestiti di un onesto pudore. È sempre in esse che Bukowski ci parla con maggiore chiarezza della sua visione del mondo, dei maestri che l’hanno ispirato, dei suoi interessi e dei suoi sogni. Senza contraddire l’immagine di lui che emerge dai racconti, ma ribadendone la vena anticonformista e la complessità letteraria. Svelando tutti i suoi paradossi. Che sono pure i nostri.
L. S.
Rimpatriata
Il gatto m’ha spruzzato
il computer
e lo ha messo
ko.
così rieccomi
alla mia vecchia
macchina da scrivere.
è più
resistente.
sopporta
piscio di gatto,
birra vino
rovesciati,
cenere di sigaro
e sigaretta,
praticamente ogni cazzo
di cosa.
mi ricorda
me stesso.
bentornata
vecchia mia,
dal vecchio
tuo.
Sì sì
Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra
quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo
ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.
Il cuore che ride
La tua vita è la tua vita.
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza.
stai in guardia.
ci sono delle uscite.
da qualche parte c’è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dèi ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
la tua vita è la tua vita.
sappilo finché ce l’hai.
tu sei meraviglioso
gli dei aspettano di compiacersi in te.
Stile
Lo stile è una risposta a tutto.
un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso
fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile.
fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte.
La corrida può essere arte
Boxare può essere arte.
Amare può essere arte.
Aprire una scatola di sardine può essere arte.
Non molti hanno stile.
Non molti possono mantenere lo stile.
Ho visto cani con più stile degli uomini,
Sebbene non molti cani abbiano stile.
I gatti ne hanno in abbondanza.
Quando Hemingway si è fatto saltare le cervella con un fucile, quello era stile.
Alcune persone ti insegnano lo stile.
Giovanna d’Arco aveva stile.
Giovanni il Battista.
Gesù.
Socrate.
Cesare.
García Lorca.
In prigione ho conosciuto uomini con stile.
Ho conosciuto più uomini con stile in prigione che fuori di prigione.
Lo stile è una differenza, un modo di fare, un modo di esser fatto.
Sei aironi tranquilli in uno specchio d’acqua, o tu,
mentre esci dal bagno nuda senza vedermi.
Qualche consiglio per prepararsi
Sarebbe bello morire alla macchina da scrivere invece che in un letto
con il culo appiccicato a una padella fredda.
Una volta andai all’ospedale a trovare un mio amico scrittore che stava morendo
un pezzetto alla volta
il peggior modo possibile.
Così a ogni visita
(quando era in sé) continuava a
parlarmi
della sua
scrittura (di come non fosse un dono
ma una magica ossessione)
E non si preoccupava delle
mie visite perché
lui sapeva che io capivo perfettamente che cosa stava
dicendo.
Al suo funerale
mi aspettavo che si alzasse dalla
bara e dicesse: “Chinaski,
è stato bello così,
ne è valsa pena”
non ha mai saputo come ero fatto
perché prima che ci conoscessimo
era già diventato cieco
ma sapeva
che io capivo
la sua lenta e terribile
morte.
Una volta gli dissi che
gli dei lo stavano punendo
perché scriveva troppo
bene.
Io spero di non essere mai così
bravo, io voglio morire con la mia testa buttata su questa
macchina da scrivere
3 righe alla fine della
pagina
una sigaretta consumata tra le
dita, la radio ancora accesa
voglio solo scrivere
abbastanza bene per
finire
così.
Un uccello azzurro
nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio
che nessuno ti
veda.
nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che
lì dentro
c’è lui
nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io con lui sono inflessibile,
gli dico:
rimani giù, mi vuoi fare andar fuori
di testa?
vuoi mandare all’aria tutto il mio
lavoro?
vuoi far saltare le vendite dei miei libri in
Europa?
nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io sono troppo furbo, lo lascio uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
gli dico: lo so che ci sei,
non essere
triste
poi lo rimetto a posto,
ma lui lì dentro un pochino
canta, mica l’ho fatto davvero
morire,
dormiamo insieme
così col nostro
patto segreto
ed è così grazioso da
far piangere
un uomo, ma io non
piango, e
voi?
Adesso ci sono computer e ancora più computer
e presto tutti ne avranno uno,
i bambini di tre anni avranno i computer
e tutti sapranno tutto
di tutti gli altri
molto prima di incontrarli
e così non vorranno più incontrarli.
Nessuno vorrà incontrare più nessun
altro mai più
e saranno tutti
dei reclusi
come me adesso.