
Le Parigi di Drieu (Bietti Editore, 2025) è un piccolo volume prezioso per l’impegno e la dedizione dell’autore Marco Spada, storico, saggista, traduttore e dottorando in Storia contemporanea presso l’Università di Messina e presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
Pierre Drieu La Rochelle ra uno scrittore e uomo di pensiero, intellettuale politico tra i più vivaci del suo tempo, “che ha incarnato la visione tragica della vita che è un’essenza del fascismo”. Non vi è nulla a Parigi che lo ricordi, né una targa, una mostra o altro, scrive l’autore, e tuttavia bisogna immaginarselo, prendere con sé i suoi testi e camminare a piedi lungo le strade di Parigi. Un flâneur immerso nelle sua solitudine.
L’arte del camminare contraddistinguerà Pierre per tutta la vita.
Il fascino di una Francia decadente e decaduta, sterile nella sua irripetibile grandeur, scrive Stenio Solinas nella prefazione al libro, si incarna perfettamente in quel dandy pessimista e attivo che fu Drieu, i suoi libri, la sua esistenza, la sua uscita di scena solitaria e però orgogliosa.
Solo lo studio minuzioso e accurato di Marco Spada ha fatto sì che si potesse ricostruire una mappa dei luoghi e dei tempi, strada dopo strada, della vita di Drieu e le sue opere nella sua Parigi, città di passioni vere e tragiche. Un letterato che mi ha sedotta fin dal primo incontro alla fine degli anni novanta nella lettura di Compagni di solitudine di Stenio Solinas, conoscitore profondo di La Rochelle, scrittore, saggista e giornalista, premiato dall’Académie Française a Parigi. Ha scritto di Drieu: raffinato nel vestire, la sigaretta sempre all’angolo della bocca e affascinante. Con un’infanzia infelice, la famiglia rovinata dai debiti e dai litigi, si credeva europeo e teorizzava il superamento delle vecchie nazioni, e alla fine spietato nei suoi confronti, consapevole che il suicidio fosse l’unico modo per sfuggire alla decadenza. Ci sono in me diverse verità, scriverà di sé Drieu, il sogno e l’azione, l’ordine e il caos, la tradizione e la rivoluzione.
La Rochelle nacque in un’abitazione al 94 di rue di Maubeuge; padre borghese, costruttore di immobili a Parigi, e la madre di una famiglia di proprietari terrieri. La casa dove è nato è ancora lì. Brillante studente entrato a pieni voti alla facoltà di Scienze Politiche nel quartiere di Saint- Germain, tra i corridoi conoscerà Colette, valente studentessa di medicina, ebrea, sua prima moglie che aiuterà, nella Parigi occupata, con i figli avuti dal secondo matrimonio a fuggire dalla deportazione. Nel 1914, in quell’anno funesto, “Drieu diventa poeta e soldato”, inconsapevole della spaventosa carneficina che il suo Paese avrebbe affrontato. Sono fatto per la solitudine, scriveva a Colette, devo rifugiarmi con cura in essa durante le pause dell’azione. La solitudine è l’unico luogo in cui posso prendermi il tempo necessario per concludere i miei pensieri e le mie frasi.
A ventidue anni era sui campi di battaglia di Charleroi e Verdun, aveva portato con sé lo Zarathrustra di Nietzsche e Stendhal, e ferito ritornerà a Parigi. Charleroi lo aveva gettato “nel primo baratro della sua esistenza”. Cosa troverà a Parigi una volta tornato? Drieu ripensava di continuo al massacro dei fanti in divisa blu e rossa e alla morte del suo amico Andréa, cinquanta metri dalla sua posizione. L’esperienza tragica della Prima Guerra mondiale lo cambierà profondamente.
L’ex soldato è diventato un esteta dai silenzi tetri e ragionati e non si lascia andare alla rabbia suicidaria dei soldati tornati dal fronte.
Parigi non indossava più l’abito da sera elegante e il carattere di Drieu diverrà sempre più malinconico. Seguiranno gli anni della stesura delle sue prime opere, la lettura dei testi di D’Annunzio, il divorzio da Colette, la cura per la sifilide. “L’unica possibile anestesia dai dolori dello spirito resta la lettura”. Al numero 45 di quai de Bourbon affacciato su Notre Dame, la sua svolta politica, che nacque dall’illusione di avvicinarsi al popolo, non insieme, ma contro gli intellettuali, per trovare un’alternativa: l’Europa socialista. Sosteneva che il ruolo fondamentale degli intellettuali fosse di andare al di là degli eventi, “di tentare sorti rischiose”, di sperimentare i percorsi della Storia.
Ecco il male di cui soffre la Francia: la stagnazione fisica che determina la stagnazione intellettuale.
Anni di incontri, amicizia, grandi passioni amorose e sodalizi, con André Breton e Louis Aragon. Uomo diverso e raro, scrive Maurizio Serra in Fratelli separati, incerto e imprevedibile: il letterato borghese che l’avversione per la borghesia trasformò in fascista romantico portandolo alla rovina di sé. Con l’arrivo delle truppe tedesche sognava una Parigi pronta a un nuovo corso sociale e politico. Negli anni di occupazione Pierre sarà uno dei letterati “più in auge del milieu” vicino al nazionalsocialismo. Attenderà il suo destino, “a letto nella sua sconfitta al gioco della vita”. Parigi brucerà come Beloukia, e Drieu sarà un ricercato d’onore, costretto a vagare ovunque in cerca di un riparo. Emaciato e triste, con i passi diventati pesanti, si nasconderà nella sua ultima dimora, trovata da Colette e demolita nel dopoguerra, al 23 di rue Saint- Ferdinand, “una strada simile a cento altre strade di questa città” nell’aria irrespirabile di Parigi.
Ingenuo, generoso, spavaldo come lo definì Aragon, Drieu La Rochelle è tra le figure del Novecento più ambigue e contraddittorie; uno spirito inquieto, “l’esteta che voleva coniugarsi con l’uomo d’azione”, tenero e turbato, che nel declino della Francia vide il riflesso del proprio fallimento. Uno dei cantori della generazione perduta.
Teresa D’Aniello ©sololibri.net settembre 2025