Libero: «La crisi politica crea i killer lunatici»
Andrew Macdonald & Giorgio Galli
L’impero già zoppicante è stato ferocemente colpito dall’attentato di Boston. Il presidente Usa Barack Obama non usa l’espressione «terroristico» riferendosi all’attentato di Boston, nel suo discorso alla nazione: «Non sappiamo chi è stato e perché, ma abbiamo messo in campo tutte le risorse. Tutti gli americani sono al fianco della gente di Boston, oggi non ci sono democratici o repubblicani» ha continuato Obama, che rimane cauto su autori e movente dell’atto.
Ma c’è dell’altro sotto la cronaca. Il problema di questo nuovo lutto sta, sociologicamente e politicamente, nel cuore dell’America stessa. Perché il pensiero politico nordamericano, in una nazione, gli Stati Uniti (del Canada il libro non parla), dove la spaccatura sociale non è mai stata così evidente come dai tempi della Guerra di Secessione. Spiega bene la crisi il politologo Giorgio Galli nel pamphlet, guarda caso appena uscito, L’impero antimoderno. La crisi della modernità statunitense da Clinton a Obama (Bietti, pp. 112, euro 15).
«È in corso una guerra civile ideologica e sociale» ha dichiarato Steven Spielberg in un’intervista recente. Per spiegare che in crisi è l’idea stessa di modernità, un’idea nata con la rivoluzione industriale e fondata su concetti come la democrazia rappresentativa e l’individualismo, frutto di una fede altissima nella ragione. Ebbene, tutta questa ragione sembra averci traditi, ultimamente, e per dimostrarlo Galli ha un facile quanto macabro gioco: elencare i delitti compiuti negli Usa, ai danni di civili inermi, da parte di cosiddetti pazzi, isolati e armati, che hanno fatto irruzione nelle scuole, come a Columbine, o in case addobbate per il Natale, come nel 2011 in un sobborgo di Dallas.
La lista delle stragi è impressionante. Solo il 20 luglio dell’anno scorso, un giovanotto vestito da Joker è entrato in un cinema del Colorado e ha sparato a raffica, uccidendo 12 persone e ferendone 58. Ora, questo bel tipo non era un demente. Aveva vinto una borsa di studio post lauream all’università del Colorado «per notevoli capacità intellettuali e personali che testimoniano il suo eccezionale potenziale».
Che diavolo sta succedendo? Si ripercorrono gli ultimi decenni: dai Cinquanta ai Settanta, un trentennio di espansione economica affiancato da una crescita del Welfare, cioè dello stato sociale. Dagli Ottanta ai Dieci del nuovo millennio, un percorso di globalizzazione e di crisi, culminata nel 2008 con i ben noti disastri finanziari nei quali s’è impantanato mezzo mondo. Questi “pazzi” vanno in giro a sparare alla gente, in un paese che dà il diritto praticamente a chiunque di possedere e portare armi, quasi a fare onore a una mitologia del West che a conti fatti è già anche stata ampiamente rivista. Eppure. I lunatics, come vengono chiamati questi assassini, con una parola che ha acquistato connotazioni ben più sinistre della nostra “lunatici”, colpiscono in maniera costante. Per i maniaci delle teorie del complotto e i fanatici della dietrologia può esserci dietro qualsiasi cosa, anche un piano degli ebrei per usare i neri contro i Wasp (White Anglo Saxon Protestants).
Se la modernità è ordine, certo il disordine è antimoderno, e guarda caso questi sanguinari seminatori di disordine si rifanno spesso a ideologie di matrice destrorsa, orrendi e cervellotici pasticci come quello esteso ed esibito da Anders Breivik, il norvegese che il 22 luglio 2011 ha ucciso in Norvegia 77 persone. Eppure. I Neocon, i neoconservatori, «sono riusciti a convincere la grande maggioranza degli americani che le questioni essenziali della vita di una società non sono le questioni economiche e che in realtà le questioni sociali sono questioni morali», secondo lo studioso Irving Kristol citato da Galli.
Siamo al fallimento dell’economia capitalista, che dai presupposti liberisti si è trasformata in una specie di dispotismo oligarchico. A comandare non sono le classi politiche occidentali (qui entra in gioco anche l’Europa) elette dai cittadini, ma quelle manageriali, che si autoselezionano. Gli amministratori delegati non li elegge nessuno. Se il Novecento è stato definito come “secolo delle idee assassine” (Robert Conquest), fascismo e comunismo, anche il secolo presente non è partito benissimo. Galli propone un’altra prospettiva, quella del «capitalismo globalizzato delle multinazionali e rivoluzione anticolonialista», essendo gli ultimi prodotti di quest’ultima i guerriglieri afgani e irakeni. Ecco dove si deve guardare, secondo lui. Da qui andrebbero prese le mosse per una «Modernità che recuperi il collettivo», e dunque un’idea della modernità ridiscussa proprio a partire dal funzionamento della democrazia rappresentativa. Non «contro» la modernità, come voleva il poeta Ezra Pound. I morti di oggi lo ricordano.
(Paolo Bianchi, «Libero», 17 aprile 2013)