«ilGiornale»: I fiori del bene di Baudelaire, santo patrono della poesia

Charles Asselineau
2016-09-13 09:15:29
«ilGiornale»: I fiori del bene di Baudelaire, santo patrono della poesia

Èmile Deroy fece la fine di tutti gli artisti parigini di quel tempo. «Morì triste e solo, rimpianto poco dai suoi colleghi, di cui non si curava molto e ai quali faceva paura», alla veneranda età di 26 anni. Gustando «povertà e isolamento» al posto dell’agognata fama.

Eppure, fece in tempo a fare due cose decisive. Intanto, il ritratto di Charles Baudelaire, nel 1844. L’infernal poeta ha i capelli folti, la barbetta da moschettiere e sfida lo spettatore con una posa da dandy. Ha 23 anni, è già noto in città per la vita dissipata e il gusto morboso per il lusso, è il solo ritratto da giovane che possediamo di Baudelaire. L’anno dopo che è poi l’anno prima di morire Deroy fa un’altra cosa decisiva. Presenta Baudelaire a Charles Asselineau. Sono davanti al Louvre, Asselineau non sa ancora cosa fare della sua vita, sa solo che ama i libri e i poeti. Il poeta «indossava quell’abito nero che avrebbe portato a lungo: il panciotto lunghissimo, il frac a coda di rondine, i pantaloni stretti e un cappotto a tunica di bigello di cui sembrava avere l’esclusiva». Quel giorno avrebbero dovuto recensire una mostra. Baudelaire gioca a stupire il nuovo amico dal «taglio degli occhi leggermente a mandorla, lo sguardo felino, voluttuoso, penetrante, i tratti fini e delicati». Lo porta da un mercante di vini, ordina un buon bianco, vi intinge i biscotti, fuma la pipa. Bestemmia. Il nuovo amico non si scompone. Chissà se Baudelaire sospettava, quel giorno, che il gentile, posato, assennato, servile Charles Asselineau, avrebbe declamato, il 2 settembre del 1867, a Montparnasse, il discorso funebre sulla sua tomba. Da lassù, dal vertiginoso pulpito che dava sulla morte di Baudelaire, Asselineau capì quale fosse il proprio destino: riscattare la memoria di Baudelaire, «il primo veggente, il re dei poeti, un vero Dio» (questo è Arthur Rimbaud, che comunque ne deplorava «la forma, così vantata in lui, così meschina»). Niente puttane, niente assenzio, niente vita assillata dai debiti e assediata dalla noia (a proposito, altro che spleen, «Baudelaire era uno di quei rari uomini con cui non si conosce mai la noia»). «Si è parlato troppo della leggenda di Charles Baudelaire, senza pensare che tale leggenda non era altro che il riflesso del suo disprezzo per la stupidità e la mediocrità boriosa», urla lui, il devoto Asselineau ai quattro spettrali venti del cimitero di Parigi.

Per far questo, Asselineau si propone un compito: redigere la biografia di Baudelaire, «la biografia di un genio e di uno Spirito», astenendosi «accuratamente dall’aneddoto, non volendo finire in pasto ai giornali di second’ordine», stando nel cauto recinto «del rispetto e della discrezione». La biografia viene pubblicata in fretta, due anni dopo la morte di Baudelaire (e ora, curata da Massimo Carloni, vede luce per la prima volta in Italia come Charles Baudelaire. La vita, l’opera, il genio per l’editore Bietti). «Si vede il dolce Asselineau/ Accanto allo scontroso Baudelaire», lo sfotteva Théodore de Banville. «Il dolce Asselineau» mise un po’ di miele nella vita torbida del poeta, fece come Bonaventura da Bagnoregio che stilizzò la vita del rude, feroce, violento Frate Francesco in quella del fraticello che convertiva i lupi. «Il dolce Asselineau», sostituendo l’assenzio con il succo di more, compilò l’agiografia di San Carlo Baudelaire patrono della Poesia. Eppure, Asselineau, «narratore di second’ordine, troppo umile e ragionevole, d’altronde, per lanciarsi nel lirismo geometrico del verso», amico dei poeti «nella buona come nella cattiva sorte, il consigliere, l’angelo custode della loro opera», condivise con Baudelaire, negli anni speciali della loro amicizia (che scocca, decisamente, dal 1850), la povertà, i furori, gli afrori della malasorte: «Senza il becco d’un quattrino, si ritrovavano a rovistare nell’armadio di Asselineau alla ricerca di qualche oggetto usato da rivendere o impegnare. Ogni volta che bussava alla sua porta, Baudelaire la trovava sempre aperta anche di notte, quando vi cercava rifugio per sottrarsi alle grinfie degli immancabili creditori» (così Carloni).

Ma agli occhi dell’amico la vita di Baudelaire è la sequela di un figlioccio degli dèi: talento precocissimo («fu prematuramente padrone del suo stile e del suo intelletto»), dotato di una intelligenza superiore («parafrasando il suo assioma, si può dire: non si dà un buon artista senza un buon intelletto e un sentimento adeguati; gli imbecilli non hanno mai fatto nulla di buono») ed effervescente («esercitava il proprio intelletto tramite la contraddizione, in una ginnastica perpetua»), il poeta maledetto era un geometra della correzione di bozze («un errore di stampa lo faceva infuriare e turbava il suo sonno. Ogni bozza imperfetta era rispedita in tipografia con cancellature e sottolineature, gravate a margine da moniti imperativi, verbosi rimproveri vergati da una mano furibonda e accentuati da punti esclamativi»), una specie di bonario benefattore dell’umanità («quando, alla fine della giornata, scendeva lungo il boulevard, le mani erano tese al suo passaggio, e lui le stringeva tutte, misurando la sua garbata cortesia a seconda dell’abitudine o della familiarità»). Per questo, il processo intentato per oscenità a I fiori del male, una sorta di lato B dei francescani Fioretti, lo colpì alle spalle, «era rimasto sorpreso di aver trovato così poca intelligenza e buona fede presso certi giudici della stampa».

A rompere la liturgica icona sbozzata dall’amico, tuttavia, provvide lo stesso Baudelaire, che il 20 febbraio del 1859 scrive al virgineo Asselineau: «Cronaca locale: da alcuni operai che lavorano al giardino ho saputo che, tempo fa, la moglie del sindaco è stata sorpresa mentre si faceva scopare in un confessionale. Mi è stato riferito mentre chiedevo come mai la chiesa di Santa Caterina fosse chiusa al di fuori dell’orario delle funzioni. Pare che il curato abbia preso precauzioni contro il sacrilegio. Da allora, il sindaco è costretto a cancellare le corna che gli disegnano sulla porta. Quanto al curato, che tutti qui considerano un brav’uomo, è una persona quasi notevole, e persino erudita». Straordinario il modo sinuoso in cui dal male Baudelaire sa trarre i fiori. Ma la fede nel santissimo poeta non s’incrinò e Asselineau assolve la sua agiografica biografia fino in fondo. Con l’approssimarsi della morte si esplicitano le virtù del poeta che fu maledetto, che «si spense dolcemente e senza sofferenza apparente», come i santi.

Quanto ad Asselineau, l’angelico biografo di Baudelaire morirà pochi anni dopo, il 25 luglio del 1874. Amava i libri più degli uomini, per questo, nel 1871, allo scoppio della Comune, rischiò la vita per salvare i tomi della Biblioteca Mazarine, in cui lavorava, dalle orde dei rivoltosi. Morti tutti i suoi amici, Baudelaire, Sainte-Beuve, Gautier, non restò anche a lui che morire. Non prima di aver dato giudiziose disposizioni per vendere la sua biblioteca. «Sono disgustato da Parigi, mi annoio, non trovo più nessuno con cui parlare, e forse è preferibile la solitudine nel deserto che tra la folla», scrive a Poulet-Malassis. Baudelaire era stato sepolto soltanto quattro giorni prima. Parevano quattromila anni, quattrocento generazioni prima. Nulla, da allora, sarà più lo stesso.

 

(Davide Brullo, «ilGiornale», 10 settembre 2016)

Ultimi post dal blog

Se, per ingiunzione pasoliniana, la realtà scrive sé stessa attraverso le immagini, delegandosi alla loro carne, alla loro materia fibrosa (di luce), dentro il flusso ininterrotto di quadri, inquadrature che danno senso alle cose, in un enorme arazzo appeso alle pareti del tempo, in cui anche i soggetti non possono che essere assoggettati alla dimensione iconografica, "scritta" del mondo; allora anche la storia, soprattutto quella recente, non può che passare da questo cursorio andirivieni di scene, scrutabile, auscultabile in una continuità e concentricità di schermi, film dentro ai film, obiettivi dentro obiettivi. Il racconto della storia, tanto più nell'ambito della [...]
«Il Centro Culturale Giovanile di Via Caldieri 66, nel quartiere Vomero, tappa imprescindibile per gli appassionati di cinema dei primi anni 90. A livello artistico il Centro ha dato origine ad una piccola Nouvelle Vague Vomerese, cullando abilità e ingegno di molta gioventù […] Paolo, Stefano, Gianluca e io, sempre insieme. Il saggio di Loparco sui cortometraggi di Paolo Sorrentino, in particolare sui suoi lavori giovanili, esce in occasione del trentennale della realizzazione di Dragoncelli di fuoco(ottobre 1994) – da un soggetto di Paolo, autore della sceneggiatura, assieme a me e all’amico fraterno Giacomo Matturro –, che segna anche la mia [...]
Trent ’anni non bastano. Né mai sarà sufficiente qualunque distanza temporale dalla sua scomparsa per sopire il senso di inadeguatezza, l’incurabile timore reverenziale e di lesa maestà scrivendo del genio di Gian Maria Volonté. Una genialità controversa, travolta dalle mistificazioni, salvaguardata dal mistero. Quel suo sguardo severo nutrito dall'esigenza di perfezione sopravvive nelle coscienze mai abbastanza critiche, al punto da indurre un autore a posticipare di sei anni la pubblicazione di un libro a lui dedicato perché “non si sentiva all'altezza”. Questi risponde al nome di Stefano Loparco, saggista navigato e rispetta- to, il cui L’ultimo sguardo. Vita [...]

Ultime uscite

François Ozon

François Ozon

Inland n. 2/2016
Il secondo numero di INLAND è il primo volume dedicato in Italia a François Ozon. Regista tra i generi, firma sfuggente all’etichetta d’autore, nei suoi film Ozon fa riverberare echi [...]
Fiume Diciannove - Il Fuoco sacro della Città di Vita
1919-2019. Un secolo fa Gabriele d’Annunzio entrava in Fiume d’Italia, dando vita a quella che sarebbe stata una rivoluzione durata cinquecento giorni. Un’atmosfera febbricitante e festosa, ma anzitutto sacra, qui [...]
Aldo Lado

Aldo Lado

Inland n. 9/2019
Quello che stringete tra le mani è il numero più complesso, stratificato, polisemantico del nostro – vostro – INLAND. Quaderni di cinema. Lo è innanzitutto grazie al parco autori, mai [...]
Dylan Dog - Nostro orrore quotidiano
Detective dell’Occulto, Indagatore dell’Incubo, Esploratore di Pluriversi: come definire altrimenti Dylan Dog, dal 1986 residente al n. 7 della londinese Craven Road? Le sue avventure – che affrontano tutti gli [...]
Dino Buzzati - Nostro fantastico quotidiano
Vi sono autori, come disse una volta Conan Doyle, che «hanno varcato una porta magica». Tra questi spicca Dino Buzzati, che ha condotto il fantastico nel cuore pulsante della materia. [...]
William Lustig

William Lustig

Inland n. 13/2020
Gennaio 2015, riunone di redazione: si discute a proposito della nascita di INLAND. Quaderni di cinema. A chi dedicare i primi tre numeri? Idee tante, unanimità poca. Restano quattro progetti, [...]
Jorge Luis Borges - Il Bibliotecario di Babele
Jorge Luis Borges è un autore oceanico, un crocevia di esperienze, storie, civiltà e piani dell’essere, un caleido­scopio nel quale il passato si fa futuro e il futuro si rispecchia [...]
Rote Armee Fraktion

Rote Armee Fraktion

Inland n. 18/2024
GRATUITO PER I NOSTRI LETTORI UN ESTRATTO DELLA COPIA DIGITALE DI QUESTO NUOVO INLAND E ALCUNI TESTI DA LEGGERE ONLINE Due anni fa, nel concepire il nuovo corso di INLAND, con [...]
Antonio Bido

Antonio Bido

Inland n. 11/2019
Girata la boa del decimo numero, INLAND. Quaderni di cinema compie altri due significativi passi in avanti. Innanzitutto ottiene il passaporto. A rilasciarlo è stato il Paradies Film Festival di Jena [...]
Carlo & Enrico Vanzina

Carlo & Enrico Vanzina

Inland n. 7/2018
INLAND. Quaderni di cinema numero #7 nasce nell’ormai lontano dicembre 2017, in un bar di Milano dove, di fronte al sottoscritto, siede Rocco Moccagatta, firma di punta di tutto quel [...]
Lav Diaz

Lav Diaz

Inland n. 3/2017
È da tempo che noi di INLAND pensiamo a una monografia dedicata a Lav Diaz. Doveva essere il numero #1, l’avevamo poi annunciato come #2, l’abbiamo rimandato in entrambe le [...]
Mike Flanagan

Mike Flanagan

Inland n. 16/2023
Lo specchio è un simbolo polisemantico. Investe la sfera delle apparenze, ma anche quella dei significa(n)ti. Chiama in causa l’estetica, la filosofia e, insieme, la psichiatria. È l’uno che contiene [...]
Manetti Bros.

Manetti Bros.

Inland n. 14/2022
Febbraio 2020. Inland. Quaderni di cinema numero #13 va in stampa con una nuova veste. Brossura, dorso rigido, grammatura della copertina aumentata. Il numero è dedicato a William Lustig, alfiere [...]
Lune d'Acciaio - I miti della fantascienza
Considerata da un punto di vista non solo letterario, la fantascienza può assumere oggi la funzione un tempo ricoperta dai miti. I viaggi nello spazio profondo, le avventure in galassie [...]
Rob Zombie

Rob Zombie

Inland n. 1/2015
Con la parola inland si intende letteralmente ciò che è all’interno. Nel suo capolavoro INLAND EMPIRE, David Lynch ha esteso la semantica terminologica a una dimensione più concettuale, espansa e [...]
Pupi Avati

Pupi Avati

Inland n. 10/2019
Numero #10. Stiamo diventando grandi. Era da tempo che pensavamo a come festeggiare adeguatamente questa ricorrenza tonda, questo traguardo tagliato in un crescendo di sperimentazioni editoriali, collaborazioni, pubblicazioni sempre più [...]
Philip K. Dick - Lui è vivo, noi siamo morti
Celebrato in film, fumetti e serie tv, Philip K. Dick ha stregato gli ultimi decenni del XX secolo. Ma il suo immaginario era talmente prodigioso che, a furia di sondare [...]
Sergio Martino

Sergio Martino

Inland n. 5/2017
Giunto al quinto numero, INLAND. Quaderni di cinema affronta uno snodo cruciale, fatto di significative ed emblematiche svolte che segnano uno scarto, un’apertura rispetto alla precedente linea editoriale. Innanzitutto la scelta del [...]
Carlo Verdone

Carlo Verdone

Inland n. 12/2019
"Vi ho chiesto di mettere la mia moto Honda Nighthawk in copertina perché su quella moto c'è passato il cinema italiano. Su quella moto io sono andato e tornato da [...]
Rob Zombie Reloaded

Rob Zombie Reloaded

Inland n. 8/2019
Giunto all’ottavo fascicolo, INLAND. Quaderni di cinema riavvolge per un attimo la pellicola della sua breve ma significativa storia, tornando a percorrere i passi compiuti nel 2015 quando aveva aperto [...]
America! America? - Sguardi sull'Impero antimoderno
L’impero statunitense ha sempre generato nella cultura italiana reazioni contrastanti, che spaziano da un’esaltazione semi-isterica a una condanna a priori, altrettanto paranoica. Sembra sia pressoché impossibile, per chi si confronta [...]
Dario Argento

Dario Argento

Inland n. 15/2022
Tutto è nato da Occhiali neri (2022). Dalla sua visione, certo, ma anche dal dibattito che il film ha riaperto a proposito di Dario Argento e di tutto ciò che [...]
Walt Disney - Il mago di Hollywood
«Credo che dopo una tempesta venga l’arcobaleno: che la tempesta sia il prezzo dell’arcobaleno. La gente ha bisogno dell’arcobaleno e ne ho bisogno anch’io, e perciò glielo do». Solo un [...]
4-4-2 - Calciatori, tifosi, uomini
Nel calcio s’intrecciano oggi le linee di forza del nostro tempo; talvolta vi si palesano le sue fratture, i suoi non-detti. Ecco perché il quattordicesimo fascicolo di «Antarès» è dedicato [...]
Nicolas Winding Refn

Nicolas Winding Refn

Inland n. 4/2017
Perché Nicolas Winding Refn? La risposta è semplice: perché, piaccia o no, è un autore che, più di altri, oggi ha qualcosa da dire. Sebbene sempre più distante dalle logiche [...]
Michele Soavi

Michele Soavi

Inland n. 6/2018
Il nuovo corso di INLAND. Quaderni di cinema, inaugurato dal numero #5, dedicato a Sergio Martino, è contraddistinto da aperture al cinema italiano, al passato, a trattazioni che possano anche [...]

Best seller

Autobiografia involontaria
Maurizio Nichetti è famoso come regista di Ratataplan, Ho fatto splash, Ladri di saponette, Volere volare, che sono stati visti [...]

Articoli piu' letti