
A volte, la cultura diventa pericolosa e i libri possono addirittura arrivare a uccidere. Non stiamo parlando di “pseudobiblia” mortali per i loro incauti lettori, come il Re in giallo o il Necronomicon, partoriti rispettivamente dalla fantasia morbosa di Robert Chambers e H.P.Lovecraft, ma di fatti realmente accaduti.
In alcuni casi, gli scrittori sono vittime della loro opera, come accadde, ad esempio, a Salman Rushdie, che da quasi trent’anni vive sotto scorta per aver scritto i Versi satanici, ritenuto blasfemo da Khomeini; in altri casi, invece, possono aver ispirato omicidi, compiuti da persone molto disturbate mentalmente ma altrettanto dotate intellettualmente. John Lennon fu ucciso da Mark Chapman, che era un lettore ossessivo del Giovane Holden di Salinger, mentre Charles Manson, satanista che assassinò, tra gli altri, Sharon Tate, era un appassionato fan di Straniero in terra straniera, di Robert Heinlein. A volte si tratta di ragazzi infelici, come lo studente americano Michael Carneal, che, a soli quattordici anni, aprì il fuoco contro i suoi compagni di scuola, ispirato dall’eroe del suo libro preferito, Rage, di Stephen King, mentre in altri casi abbiamo a che fare con persone anche adulte, ossessionate da ciarpame occultista, come accadde alle cosiddette Bestie di Satana.
Ma, tra gli assassini dotati di una certa erudizione, non ci sono soltanto lettori psicopatici o integralisti indemoniati. A ulteriore conferma che la cultura può fare davvero molto male, troviamo serial killer con un cursus honorum accademico davvero invidiabile, come il cosiddetto Unabomber, professore universitario di matematica, che, ispirato da un personaggio del romanzo di Conrad L’agente segreto, uccise o ferì una trentina di persone a cui aveva spedito pacchi bomba. Le materie scientifiche in particolare sembrano essere molto pericolose, dato che un altro universitario, questa volta apprezzato docente di fisica, William Pierce, sotto lo pseudonimo di Andrew McDonald ispirò alcuni terroristi nelle milizie suprematiste americane con i suoi Turner’s Diaries, appena pubblicati per la prima volta in italiano dalle Edizioni Bietti con il titolo La seconda guerra civile americana e con la prefazione di Giorgio Galli (pagg. 364, € 20).
IL professor William Pierce (1933-2002) non era certamente un pazzo o un terrorista, anche se il suo primo romanzo –ne scrisse un altro, Hunter, qualche anno dopo- ispirò sicuramente almeno due gravi fatti di sangue: le azioni compiute da Robert Mathews, fondatore di un gruppo segreto suprematista chiamato The Order, che compì rapine e atti terroristici prima di essere sgominato in un violento conflitto a fuoco, e il clamoroso attentato di Oklahoma compiuto nel 1995 da Timothy Mc Veigh, che per confezionare la sua bomba seguì quasi alla lettera le istruzioni contenute nei Turner’s Diaries. Questo libro non è affatto, come potrebbe sembrare, il manuale del perfetto “nazista dell’Illinois”, ma è un romanzo utopistico, ispirato al Tallone di ferro di Jack London, che descrive una società post-rivoluzionaria del futuro prossimo, dove l’intero pianeta è sotto il controllo di un governo suprematista bianco, giunto finalmente al potere totale cento anni dopo la Grande Rivoluzione. Stiamo parlando dell’anno 2091, data della Prefazione e dell’Epilogo ai diari, vergati da Earl Turner tra il 1991 e il 1993, anno della morte eroica del protagonista, che aveva dichiarato guerra totale al governo americano, che controlla e scheda tutti i cittadini bianchi, discriminati rispetto alle altre etnie. Il romanzo, scritto a metà degli anni Settanta, risente molto dell’atmosfera di quel periodo, ed è molto curioso paragonare l’esperienza reale degli anni di piombo europei con la rivoluzione sognata dagli estremisti bianchi americani, che fanno esplodere edifici governativi o impiccano ai lampioni i traditori per difendere la loro razza dal decadimento e dall’estinzione. Ci sono pagine decisamente irritanti, nella loro rozza violenza e che suonano sicuramente insopportabili alle orecchie di chi è sintonizzato sul politicamente corretto. Ma ci sono anche pagine di narrazione efficace, che in alcuni casi risultano addirittura profetiche, come quelle che descrivono le torture inflitte ai “patrioti” per rivelare i segreti dell’organizzazione, tanto simili ai recenti “waterboarding” o quelle finali, che descrivono con micidiale preveggenza un attentato suicida compiuto con un aereo trasformato in bomba volante. Coincidenza significativa: la data di nascita dell’autore, William Pierce, fu proprio l’ 11 settembre.
(Luca Gallesi, «Il Giornale», 10 maggio 2015)