Dio salvi la Regina! Elisabetta II sovrana di iconologia tra fiction e realtà
Anna Maria Pasetti
Inossidabile, integerrima, mai (o quasi) in discussione: Elisabetta II d’Inghilterra compie, il prossimo 6 febbraio, 70 anni di regno. “A job for life”, un lavoro per la vita. E così è stato.
La Regina più longeva (dal 1952) e tradizionalista, la più amata e “in trincea”, è stata oltremodo capace di attraversare le generazioni, abbracciando il cambiamento dei mezzi di comunicazione, dalla radio al web, influenzandoli, è il caso di dirlo, divenendo ulteriormente oggetto di rappresentazione e analisi. Non sempre si è modernizzata con facilità, eppure quando è accaduto lo ha scelto a favore del popolo, mettendosi in gioco pure tramite un buon pizzico di humour, come quando al fianco di Daniel Craig (l’ex James Bond) promosse le Olimpiadi di Londra 2012. Un insieme di momenti, matrimoni, incoronazioni, giubilei e funerali, di immaginario collettivo, che ha preso forma e spessore in un corposo percorso cine-televisivo ricco di spunti e ispirazioni: dal film The Queen di Stephen Frears, alla pluripremiata serie Netflix The Crown, ideata da Peter Morgan, al documentario Elizabeth del regista Roger Michell, scomparso nel 2021, in uscita nel 2022, che si annuncia tra i lavori probabilmente definitivi sulla sovrana e assolutamente da non perdere.
Elisabetta, dunque, “tra realtà e finzione”, proprio come recita il sottotitolo del libro scritto dalla giornalista e critica Anna Maria Pasetti, Dio salvi la Regina!, uscito digitalmente dal 20 gennaio per Bietti Edizioni, inserito nella collana digitale Fotogrammi (disponibile su Amazon e sul sito della Bietti), arricchito da un’intervista con lo stesso Frears.
Un testo breve (una pubblicazione mai uscita in Italia peraltro), eppure intenso, ricco di dettagli, ricerca accorta, che va in una direzione inedita, raccontandola proprio attraverso pellicole, registi, storie, “apparizioni”, nelle quali l’Iconologia del personaggio va di pari passo con ciò che continua a innescare. Un fenomeno di resistenza e resilienza, Her Majesty, soprattutto un simbolo, a cui i britannici (ma non solo) guardano, ancora oggi, nelle decisioni importanti, negli scandali (e dolori) da risolvere, e su cui prendere posizione, dall’allontanamento di Harry e Meghan, al figlio Andrea, accusato-coinvolto negli affari e abusi di Jeffrey Epstein, fino alla morte del Principe consorte, Filippo di Edimburgo.
Ma Elisabetta è diventato oltremodo “famosa” nel piccolo-grande schermo. Impersonata da attrici come Helen Mirren, che vinse l’Oscar e la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia, dai volti di Claire Foy, Olivia Colman, Imelda Staunton nella serialità recente, così da Sarah Gadon nel poco visto in Italia, Una notte con la regina di Julian Jarrold, o Stella Gonet, in Spencer di Pablo Larraín, da poco posticipato come data, con una straordinaria Kristen Stewart nei panni di Lady D.
La cosa interessante e affascinante però del libro della Pasetti sta proprio nel condurci attraverso i linguaggi che ne hanno valorizzato la figura, non una biografia di ricostruzione storica, semmai un’esperienza di lettura in cui riscoprire aneddoti, titoli e omaggi prestigiosi, come quello fatto Paolo Sorrentino nel suo corto-gioiello, Viaggio al termine della notte, inserito nel progetto collettivo Homemade, dove la fa letteralmente duettare, sotto forma di pupazzo, con Papa Francesco. Entrambi confinati nel lockdown di una immaginaria Città del Vaticano casalinga: “Io e te siamo solo dei simboli. Per questo non sappiamo fare niente. Ma, aggiunge, l’insicurezza è un lusso che non mi sono mai potuta concedere”. Umorismo, forza, quanto una forma di vulnerabilità, la stessa che Elisabetta sembrò mostrare nei giorni dopo la morte di Diana (lo si vede bene in The Queen), nei quali, nonostante le critiche, i silenzi e le assenze, riuscì comunque a “scacciare” il mito della Principessa attraverso pochi gesti. Riconquistando il suo popolo. Ed è con le parole dello stesso Frears che il libro tira poi le fila nella sua conversazione finale, impreziosendosi.
«Il punto è che di lei non si ha una “percezione”: lei per noi è la Regina e basta, dice il regista alla Pasetti. La vita continua e la gente cambia, ma questa equazione non vale per la Regina. Mi pare di capire che il nostro film abbia contribuito parecchio in questo senso. Siamo persino stati spesso accusati di averla salvata! Questo perché abbiamo cercato di mostrarla come un essere umano, un fatto che ha letteralmente scioccato il mondo, quantomeno noi britannici: mostrare Elisabetta II come un essere umano, una vera rivoluzione!».
Qui l’intervista video all’autrice Anna Maria Pasetti –> spettacoli.tiscali.it/cinema/articoli/dio-salvi-la-regina-libro-elisabetta-sempre-piu-pop-tra-cinema-e-finzione
Andrea Giordano ©Spettacoli.tiscali 31 gennaio 2022