Dio salvi la Regina! Elisabetta II sovrana di iconologia tra fiction e realtà
Anna Maria Pasetti
Lilibeth, una icona moderna fra cinema, arte e tivù
Elisabetta ha già battuto la trisavola Vittoria, e anche il record mondiale di sovrana più longeva. Ormai può superare soltanto se stessa. Si ipotizza un fiume di carta stampata (per non dire della rete), e biografie di svariato taglio, dalle più rigorose citazioni storiche al gossip più becero. Ma ecco, nel panorama generale, l’aggiunta di una chicca, un libro che la racconta in chiave intellettuale. Titolo Dio salvi la regina! Elisabetta II sovrana di iconologia tra fiction e realtà (Fotogrammi, Bietti edizioni, pag.103, euro 4,99), autrice Anna Maria Pasetti. Dove per l’appunto si racconta l’iconologia audiovisiva legata alla regina «che merita attenzione perla sua valenza di Segno, unico e irripetibile, capace di legare Icona e Simbolo dentro a un corpo eccezionale…». In parole semplici: non esiste al mondo un’altra “figurina” (da raccolta nell’album) come la sua, con i tailleur e cappottini monocolori, in perfetta sintonia con i cappellini e una leggenda di inflessibilità (dimostrata di recente con la privazione dei titoli regali al peccatore principe Andrea, eppure molto amato) dovuta a un solo vero ideale: la sua patria, l’Inghilterra, che settant’anni fa giurò di servire sino alla morte. Un amore più forte persino di quello dedicato al principe Filippo.
UNICUM
Nel libro la scopriamo attraverso cinema e televisione, documentari e opere di finzione. «Per questo», scrive l’autrice, «Sua Maestà Elisabetta II del Regno Unito e Irlanda del Nord e di tutti reami del Commonwealth, è un unicum capace non solo di generare uno straordinario immaginario collettivo, ma di ammantarlo di mistero e incanto presso popoli e generazioni indifferentemente collocati». E si va dalla rappresentazione di Andy Warhol alla regina vestita di rosa (è molto spiritosa, e anche una brava fotografa), seguita dai suoi corgi che si butta col paracadute accanto a Daniel Craig-James Bond nello special movie realizzato per inaugurare l’Olimpiade del 2012. L’agente segreto più famoso al mondo è perennemente «al servizio di Sua Maestà». E per questo «Queen Elizabeth può essere solo simile a se stessa, indicare se stessa, e così facendo assurgere a simbolo assoluto non solo della propria Maestà ma ormai dell’intera Fenomenologia Monarchica, con una potenza immaginifica senza precedenti, dovuta naturalmente anche alla sua longevità».
MATRIMONI E FUNERALI
Lei sa che il suo è un Corpo pubblico generato per essere esibito. Raccontata da registi come Roger Michell (il regista di “Notting Hill”, autore del docufilm film “Elizabeth” che uscirà a breve) disse prima della prematura scomparsa: «Il tempio e il mondo ruotano vorticosamente come tifoni tropicali: tutto è mutevole, proprio tutto. Tranne lei, Elisabetta». Stephen Frears l’aveva affidata all’interpretazione magistrale di Helen Mirren in “The Queen”. Matrimoni, nascite e funerali targati Windsor diventarono tappe storiche dei media mondiali, in testa a tutti la BBC. Il “Royal Wedding” di Elisabetta con Filippo Mountbatten, neonominato Duca d’Edimburgo, celebrato il 20 novembre 1947aWestminsterfu soltanto la puntata pilota di una lunga serie di nozze reali. In un’intervista andata in onda sulla BBC il 14 gennaio 2018 c’era un siparietto in cui Lilibeth (diminutivo per familiari ed amici) osservava la sua corona, dicendo: «Sì, effettivamente è pesante indossarla, non puoi piegarti a leggere altrimenti ti rompi il collo, ma… d’altra parte resta importante». Ma fece ritirare un documentario disinvolto (quasi antesignano di un reality show) sulla Royal family perché «essere troppo normali era pericoloso come essere troppo diversi».
Bruna Magi ©Libero 6 febbraio 2022