Cultura. Ezra Pound (nella Rsi) indomito a Rapallo contro speculatori e oligarchi corrotti

Ezra Pound
2015-10-08 16:00:54
Cultura. Ezra Pound (nella Rsi) indomito a Rapallo contro speculatori e oligarchi corrotti

Autunno 1944: a Rapallo i bombardamenti terroristici angloamericani hanno devastato la piazza centrale, danneggiato la chiesa e abbattuto i ponti ferroviari. Manca l’acqua, l’elettricità va a singhiozzo e, quasi ogni notte, le bombe da 500 libbre sganciate su Genova dai B24 squarciano l’inutile coprifuoco.

Sui muri anneriti della perla del Tigullio appaiono dei curiosi manifesti, con degli slogan che, nella tragedia bellica, suonano surreali: «La purezza funge senza termine, in tempo e in spazio senza termine», «Formando di disio nuova persona», «Così vivere che i tuoi figli e i loro discendenti ti ringrazino» e «L’arciere che manca il centro del bersaglio cerca la causa dell’errore dentro se stesso». Responsabile dell’affissione è il quasi sessantenne poeta americano Ezra Pound, che di Rapallo è cittadino d’adozione da una ventina d’anni. Come aveva scritto al ministro della Cultura popolare della Rsi Fernando Mezzasoma, attraverso questi messaggi di propaganda egli desiderava «suscitare uno stato d’animo propedeutico all’azione». Allontanatosi da Roma dopo il disastro dell’8 settembre, l’autore dei Cantos ha iniziato a collaborare con la neonata Rsi, sicuro di continuare, così, la propria battaglia contro gli speculatori e i parassiti, a fianco del governo neorepubblicano. Scrive a Giovanni Gentile, suggerendo una lista di classici da tradurre: Omero, Catullo, Ovidio, Dante, lista passata dal filosofo a Mussolini, che, approvandola, vi aggiunge anche la Repubblica di Platone. La battaglia culturale di Pound culmina nella collaborazione con la casa editrice del ministero della Cultura repubblicano, le Edizioni Cultura Popolare di Venezia, per cui traduce Confucio, scrive i suoi opuscoli di storia economica e monetaria e volge in italiano il saggio di «economia volizionista» Jefferson e Mussolini , uscito in inglese una decina di anni prima, e ora ripubblicato dalle Edizioni Bietti, per la cura di chi scrive (pagg. 130, euro 14).

La tiratura originale di Jefferson e Mussolini fu distrutta quasi completamente prima di entrare in distribuzione, e Vanni Scheiwiller non lo volle in catalogo accanto agli altri money pamphlets che pure aveva ripubblicato infischiandosene delle polemiche. Prezioso per capire il tanto discusso fascismo di Pound, Jefferson e Mussolini spiega come sia possibile tracciare un collegamento ideale tra il presidente Jefferson e il Duce, seguendo un filo conduttore solo apparentemente bislacco: entrambi, pur nella loro profonda diversità, operarono «per il bene del loro popolo, contro un’oligarchia corrotta». Del resto, questo è il filo conduttore dell’impegno politico, sociale e soprattutto economico di Pound, che durò tutta la sua vita, come racconta, esaurientemente e soprattutto sinceramente, la monumentale biografia di David A. Moody Ezra Pound: Poet , giunta finalmente al termine con la pubblicazione del terzo, appassionato volume dedicato ai Tragic Years 1939-1972 , (Oxford University Press, pagg. 680, £ 30).

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la collaborazione con Radio Roma e i Radiodiscorsi che gli costano l’accusa di tradimento, gli anni cupi della guerra civile, e poi la gabbia di Pisa (non di Coltano, come anche recentemente su la Repubblica si è scritto), il manicomio criminale dove viene rinchiuso per dodici anni senza processo e senza condanna, e infine la liberazione e il ritorno in Italia, privato per sempre della personalità giuridica. Gli ultimi anni, infine, tra nuovi lampi di creatività e abissi di depressione, la speranza di una resurrezione dell’Italia e la costatazione del disastro sociale, ecologico e soprattutto etico in cui siamo sprofondati sono raccontati da Moody con stretto rigore scientifico, che però non esclude, cosa rara tra gli accademici, una sincera e umana empatia nei confronti dell’autore dei Cantos , aggiudicando alla sua biografia il primo posto in assoluto tra i numerosi racconti della vita di Pound. Gli studi poundiani, spesso, si soffermano soltanto su uno specifico periodo, come è il caso di un’altra novità editoriale pubblicata da Bloomsbury e scritta da Alec Marsh: John Kasper and Ezra Pound (pagg. 302, $104), che illumina un periodo piuttosto oscuro della vita del poeta, e non solo per la cella d’isolamento in cui fu gettato fino a perdere quasi la ragione. Mai pentito (e di cosa?) e mai piegato dalla repressione psichiatrica, man mano che la detenzione diventa meno dura Pound riprende il suo lavoro. Nel manicomio criminale di St Elizabeths rimette mano ai Cantos, studia, scrive, e, quando gli sarà permesso, comincia a ricevere giovani ai quali trasmettere il testimone. Tra i più attivi e brillanti studenti della «Ezuversity» c’è John Kasper, studente alla Columbia University, dove, grazie al prof. F.R. Leavis ha conosciuto prima l’opera di Pound e poi il poeta stesso, che incontra nel giugno 1950, quando aveva solo ventun anni. Intelligente e iperattivo, nel giro di un paio d’anni apre a New York, nel Greenwich Village, una libreria dal nome poundiano: «Make It New» che diventa il punto di riferimento di hippie ecologisti, attivisti afro-americani, omosessuali e libertini, ebrei ortodossi e razzisti anticomunisti. Lungo più di sette anni, Kasper mantiene una fittissima corrispondenza con Pound, che chiama il suo Signore e Maestro. Seguendone gli insegnamenti, alla libreria affiancherà diverse iniziative editoriali, pubblicando libri suggeriti da Pound (e alcuni scritti o tradotti dal poeta stesso), e ingaggiando una dignitosa battaglia culturale.

Purtroppo, gli individui seguono sempre il proprio destino, e quello di Kasper lo avrebbe coinvolto sempre più nella politica attiva, che negli anni roventi delle lotte per i diritti civili sarebbe diventata, negli Usa, una battaglia a favore o contro la segregazione razziale. Convinto di difendere i principi repubblicani, e soprattutto la libertà dei singoli Stati di decidere anche contro il potere centrale federale, Kasper diventa una specie di nazista dell’Illinois, allontanandosi da Pound e dalla sua difesa di un ordine che non poteva identificarsi con le croci fiammeggianti del KKK, erette da Kasper, che, per curioso contrappasso, morirà annegato nel 1988. Della sua amicizia con Pound restano, oggi, più che le brutte manifestazioni razziste, le belle imprese editoriali, meritevoli di attenzione forse oggi più che allora.

 

(Luca Gallesi, «Il Giornale», 4 ottobre 2015)

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