Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano
Fabrizio FogliatoScritto da Fabrizio Fogliato e pubblicato da Bietti Edizioni, Con la rabbia agli occhi. Itinerari piscologici nel cinema criminale italiano è il libro definitivo che racconta la storia criminale del nostro Paese attraverso i film, le opere letterarie e la cronaca nera
“Ma tutti tornano un po’ bambini segnatamente al cospetto dell’autorità costituita. Insomma, di fronte a me che rappresento il potere (…) L’indiziato ritorna un po’ bambino ed io divento il padre, il modello inattaccabile, la mia faccia diventa quella di Dio, della coscienza (…). Poi finiamo per somigliarci noi poliziotti coi delinquenti: nelle parole, nelle abitudini, e qualche volta perfino nei gesti.”
Così parlò “Il Dottore”, il dirigente di pubblica sicurezza protagonista di quel capolavoro intitolato Indagine su un cittadino al di sopra ogni sospetto (disponibile su Sky On Demand). Non a caso il primo piano del personaggio interpretato da Gian Maria Volonté campeggia sulla copertina del libro. Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano, pubblicato da Bietti Edizioni e scritto da Fabrizio Fogliato. Un’opera imprescindibile che attraverso più di 200 film e 85 opere letterarie racconta l’Italia degli ultimi settant’anni. Un viaggio al termine della notte del “Belpaese” (che tanto bello non è). Tra Riso Amaro e La scuola cattolica, tra Un maledetto imbroglio e Il caso Moro. Tra Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini, tra Elio Petri ed Enzo G. Castellari, tra Tomas Milian e Luc Merenda, tra la Banda della Magliana e la strage di Piazza Fontana, l’autore, come un intrepido Virgilio ci porta alla scoperta di una serie di gironi danteschi popolati da complotti, intrighi, logge massoniche, raffiche di mitra, “stragi di Stato”, strategie della tensione, stupri collettivi, rapine a mano armata, pallottole vaganti. Una dolente cartina di tornasole di un’Italia che ai tempi del boom economico sognava il paradiso e si è ritrovata all’inferno, con la rabbia agli occhi e una perpetua pulsione di morte.
Leggere Con la rabbia agli occhi, Itinerari piscologici nel cinema criminale italiano è come ritrovarsi in un immaginario commissariato di polizia e osservare una sterminata mappa del nostro Paese, in cui il crimine paga e paga bene. Da Milano a Roma, da Genova a Napoli, Fogliato attraversa lo spazio e il tempo per offrirci una precisa e brillante toponomastica delle attività criminali immortalate dal grande schermo. La scommessa vinta dall’autore è quella di citare Sigmund Freud, l’Ecclesiaste, Giorgio Scerbanenco, Friederich Hacker, Goethe, Leonardo Sciascia, Niccolò Machiavelli, Thomas Hobbes, al tempo stesso usando un linguaggio avvincente, in grado di arrivare a tutti. Ogni trama, battuta di sceneggiatura, stralcio di romanzo, verbale della polizia, resoconto psicanalitico, dichiarazione di giudici e commissari citata nel libro rappresenta un indispensabile tassello per completare il mosaico di un Paese che ha guardato troppo a lungo l’abisso. Come scrive l’autore nell’introduzione: “La sadica ferocia della massa (criminale e non) ha la stessa discendenza della vittima masochista, silenziosamente rassegnata o scriteriatamente ribelle. Il criminale, come il cittadino, si sottomette a impulsi patologici di cui diventa consapevole solo una volta conclusa l’azione violenta (agìta o subita)”.
Conclusi i tortuosi e perigliosi itinerari criminali, il viaggio, introdotto da un’illuminante prefazione firmata da Romolo Guerrieri, ci sono anche approfondimenti assai stuzzicanti. Si parte con un capitolo, a cura di Alessandro Arban, sulle colonne sonore rispettivamente curate Francesco Micalizzi, Stelvio Cipriani, Ennio Morricone, Guido e Maurizo De Angelis. Si prosegue con un documento inedito proveniente da Polizia Moderna (la rivista ufficiale della Polizia di Stato) per finire con una serie di interviste a registi e sceneggiatori. Insomma, i 15 anni spesi da Fogliato per terminare questa cinematografica odissea nei territori del Male si percepiscono tutti, a partire dalla cura certosina dei dettagli e dalla genialità con cui ha intitolato i capitoli del poderoso tomo. Un florilegio di invenzioni lessicali come “Sesso e morte nel giardino degli dèi” o “La violenza nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”. Perché la forma è contenuto in questo incisivo e affascinante volume di oltre 750 pagine. Un magmatico, pulsante saggio criminale che parte dall’ira funesta di Silvio Magnozzi in Una vita difficile e arriva all’ipocrisia meschina del Commissario Malacarne di Il Poliziotto è marcio, firmato dal Maestro Fernando di Leo. E dal caso Fenaroli che ispirò Il vedovo di Dino Risi con Alberto Sordi a Banditi a Milano, l’epopea della Banda Cavallero raccontata da Carlo Lizzani, sino a Buongiorno, notte, il racconto del sequestro Moro secondo Marco Bellocchio, il cinema dimostra ancora una volta la sua capacità di raccontare il proprio tempo e a volte di anticiparlo.
Come dice Ovidio Mainardi (Joe Dalessandro) nel perturbante Fango Bollente, datato 1975: “Questa società produce di tutto. Perché non dovrebbe produrre anche dei mostri?”.
Paolo Nizza ©SkyTG24 ottobre 2022