Se è vero che la forma autobiografica è una parte consistente del cinema di Pupi Avati, è altrettanto vero che al fondo dell’ispirazione personale del regista si può trovare la musica. Soprattutto il jazz, suo vero sogno giovanile, come scrive nell’autobiografia: «Il mio sogno era diventare un grande clarinettista jazz. Ma un giorno nella nostra orchestra arrivò Lucio Dalla. All’inizio non mi preoccupai più di tanto, perché mi pareva un musicista modestissimo. E invece poi ha manifestato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto impreviste: mi ha tacitato, zittito, messo all’angolo. Io a un certo punto ho anche pensato [...]
Tratto da Pupi Avati n 10/2019