Politicamente: «Il Domenicano bianco, la riscoperta di un classico dell’esoterismo»
Gustav Meyrink
Gustav Meyrink è uno dei nomi più famosi nel panorama della letteratura di genere molto amato, soprattutto, dai cultori dell’occulto, dell’esoterismo e dai teosofi. Adesso la Bietti, per la sua collana L’Archeometro, presenta uno dei classici della letteratura esoterica, Il Domenicano bianco, riproposto nella traduzione di Julius Evola, in una nuova edizione annotata e corredata da un’appendice dedicata alla dimensione iniziatica della scrittura di Gustav Meyrink. In una cittadina dai tratti opachi e misteriosi, Cristoforo Colombaia è chiamato dalla singolare figura del Domenicano bianco a portare a compimento il lavoro dei suoi avi; si trova così catapultato in una dimensione sovrannaturale dell’esistenza, che fa irruzione nel mondo reale, sconvolgendone l’ordine. I confini tra sogno e realtà sono ormai dissolti. La sua missione lo condurrà a lottare contro la Testa della Medusa, simbolo della controiniziazione moderna e delle pseudospiritualità del nostro tempo, per riaffermare una concezione eroica e spirituale dell’esistenza. Alla trasmutazione finale potrà giungere solo attraverso la mediazione della femminilità, frutto dell’incontro tra discipline orientali e tradizione occidentale. Ma per sapere qualcosa in più abbiamo intervistato Gianfranco de Turris, che ha curato questa nuova edizione del libro.
Gustav Meyrink è uno scrittore che è fin troppo facile definire gotico o di genere: non è un po’ riduttivo?
Noi ormai andiamo per incasellamenti e quindi può anche andar bene, come definirlo “fantastico”. C’è chi lo ha chiamato uno scrittore “occulto”, e forse questa è la migliore definizione, se non fosse che per alcuni, ad esempio i germanisti di professione, un simile aggettivo viene considerato squalificante.
Possiamo dire che in lui c’è anche una modernità, per quanto riguarda l’esoterismo e lo spiritualismo?
Nel senso che ha un atteggiamento “moderno” nei loro confronti, sì, non che Meyrink abbia una mentalità “moderna”. Atteggiamento moderno per me vuol dire che inquadra esoterismo e spiritualismo in categorie, sia negative che positive, alla luce di quanto accade nel mondo a lui contemporaneo, che era come oggi è ancora il nostro.
Golem e Meyrink, un binomio famosissimo ma non è anche una sorta di maledizione per un autore essere ricordato per un solo titolo?
La fortuna del romanzo, che è del 1915, gli venne da un paio di film muti, ed è continuata grazie al suo titolo, evocativo di arcane leggende. Il fatto di essere ricordato per un solo romanzo è una sorte che accomuna Meyrink ad altri autori, ed è certamente un fatto limitativo, essendo considerate le altre sue opere, a torto, “minori”.
Ora veniamo al Domenicano bianco, il cui protagonista, Cristoforo Colombaia, è un programma già dal nome.
È Meyrink stesso, a parte l’introduzione di Julius Evola, a dare una spiegazione ed un senso a questo singolare nome e cognome. Qui basti ricordare che Cristoforo è “colui che porta”.
E la fantomatica Testa di Medusa è un po’ una congiunzione tra il mondo classico e mitico e il misticismo moderno?
Piuttosto il simbolo del mondo infero, della parte abissale dell’uomo, quella che si mostra in un modo accattivante ed invece nasconde i suoi aspetti più terribili, quelli che lo traggono inesorabilmente verso il basso, mentre si pensa di aver scelto una via che porta verso l’alto, quella che camuffa e imbelletta gli orrori spirituali, traendoci in inganno.
Qual è l’attualità di quest’opera?
Intanto diciamo che questa non è un’opera facile come struttura e linguaggio, simile in ciò a tutte le altre di Meyrink: per capire si deve leggere per bene il suo stile denso e decifrarne la struttura non lineare. Per me il romanzo è di grande attualità nella denuncia del falso spiritualismo, del misticismo errato, dell’esoterismo di tipo commerciale, dei falsi maestri, dei guru d’accatto. Esattamente come accade ancora oggi e come ne vediamo a dozzine. A distanza di quasi un secolo, la situazione non è mutata: da qui la sua attualità come monito e indicazione di una via del Risveglio vera e non alla portata di tutti, “di massa” si potrebbe dire, come quelle che vengono regolarmente proposte alla gente quasi un tanto al chilo.
(Vito Tripi, «Politicamente», giugno 2013)