La riga di sangue. Crimini e delitti rituali dal Mostro di Firenze a Yara
Marco Spada
Il ventiduesimo “Minima Letteraria” porta la firma di Guido Andrea Pautasso, studioso delle avanguardie artistiche del Novecento, della controcultura underground e del vampirismo nella letteratura italiana
Tra le parole non dette dei fatti di sangue
“Anche la morte è un segno particolare”. Questa frase, che ha il sapore di un memento, è stata scritta dal capo della Squadra Mobile di Firenze, Michele Giuttari, nel suo libro Il Mostro. Anatomia di un’indagine, incentrato sugli avvenimenti del Mostro di Firenze che scossero l’opinione pubblica nazionale tanto da influenzare anche le abitudini e il vissuto quotidiano degli abitanti toscani e non solo. Su quel “particolare” che Giuttari ha utilizzato per chiosare ermeticamente i suoi pensieri, Guido Andrea Pautasso ha deciso di tuffarsi a capofitto, utilizzando la sua eccellente ars scribendi per restituirci un fil rouge che – tra telegiornali e programmi in seconda serata – non abbiamo mai preso in seria considerazione.
Da Londra a Firenze, passando per la Germania e la Sicilia
I delitti resi sacri dall’etere e analizzati da Pautasso sono avvenuti tutti sulle terre della nostra Penisola. Eppure, il nuovo piccolo di casa Bietti comincia il suo viaggio nell’East End, più precisamente nel quartiere di Whitechapel, ovvero il teatro dei sogni insanguinati di Jack lo Sventratore, o Squartatore a seconda dei gusti di ciascun lettore. Il trasvolo dalla Manica alle coste centro-settentrionali del Tirreno toscano non è avvenuto per merito di un qualsiasi volo di linea, bensì dalla volontà di Pautasso di innalzarsi fino alla verità oggettiva dei fatti accaduti, tracciando un solco profondo tra le asfittiche carte processuali traboccanti di articoli e commi e quel limes esoterico che soltanto lui – in tempi recenti – ha avuto il coraggio di toccare con mano e di attraversare verso lidi misteriosi alle masse. Tra le tappe, v’è la Germania dei Rosenkreuzer e la Sicilia dell’abbazia di Thélema, abilmente incrociate da Pautasso durante la ricerca di quell’oltre che può dare la soluzione definitiva ai casi dei serial killer più efferati degli ultimi cinquant’anni.
Uno studio “brutale” ed elegante sulle tracce del pensiero di Guénon
In tutti questi anni, chi si occupa di eventi di tale entità, sia che essi siano avvocati, magistrati, giornalisti e criminologi; non ha mai effettivamente ricercato la “stabilità” del fatto compiuto, il senso comune del delitto, quasi compiacendosi del disordine provocato da essi. Come ha affermato Guénon: “la gran parte dei nostri contemporanei [dei primi anni del Novecento] si compiacciono di questo disordine ove vedono una specie di immagine esteriorizzata della loro stessa mentalità”. Ciò corrisponde all’attualità, specialmente per gli ultimi casi di cronaca nera. C’è chi si identifica nella vittima e chi cerca di carpire i rimasugli d’umanità del carnefice, chi produce speciali televisivi piccoloborghesi e chi, invece, nel silenzio del suo studio, torna indietro per spiegare la realtà di un fatto cruento affidandosi alla storia e alle sue trame che, difficilmente, sono illuminate dalla luce solare. Pautasso ha riconosciuto “un’autorità effettiva nell’ordine spirituale”, volendo tornare al filosofo di Blois, in tutti questi delitti che oggigiorno creano introiti da capogiro per l’etere digitale conculcando tesi semplicistiche andando contro tutto ciò che Nietzsche ha spiegato nella Genealogia della morale. Ecco, dunque, una piccola parte del metodo utilizzato da Guido Andrea Pautasso nella sua ultima fatica letteraria che ci racconta, senza alcun merletto penalistico, come alcuni dei fatti di sangue succitati non siano frutto della banale crudeltà, ma di “altro e oltre” che anima i sotterranei di un’apparente concettualità dei gesti umani.
Marco Spada ©barbadillo.it luglio 2025