Il nome di Philip K. Dick, una delle massime firme della letteratura di fantascienza, è certamente noto anche a chi – come lo scrivente – aveva soltanto sfogliato qualche sua opera edita nella nota collana “Urania”, dai racconti impaginati a due colonne. Conoscendolo meglio, può risultare un autore “bipolare”, insieme banale e geniale: dialoghi prosaici (nei quali, però, appare talvolta, improvvisa, la frase incisiva) e particolari di pura circostanza (come obbedendo a un tic narrativo, sovente i personaggi si versano liquori o si accendono sigarette) s’intrecciano, anche in modo satirico e surreale, a temi sociali drammatici e ad elementi futuribili [...]
Tratto da Philip K. Dick – Lui è vivo, noi siamo morti n 19/2022