«Questa sarà l’eredità di Brando, che gli piaccia o no: lo straordinario attore che incarnava una poesia di ansia toccando le dinamiche più profonde del suo tempo e del suo luogo», scriveva il critico Jack Kroll quando, nel 1994, l’attore era ancora in vita. Figura divistica pari solamente a quelle di attrici come Marlene Dietrich, Marilyn Monroe e Brigitte Bardot, l’interprete due volte premio Oscar, protagonista di pellicole indimenticabili, rappresenta l’ambiguo ideale di un’epoca forse mai finita. Da una parte la protetta routine da star, sublimata nell’acquisto di un’isola polinesiana. Dall’altra l’impegno civile al fianco di ebrei, afroamericani, nativi americani e palestinesi, in quest’ordine, appoggiati nelle loro lotte per i diritti e la libertà di esprimere la propria specificità culturale come popoli.
Partendo dagli esordi, raccontando le premesse del famoso “Metodo” mutuato da Stanislavkij, rievocando trame di film più o meno celebri, l’autore racconta due facce di una gigantesca icona dello scorso secolo, per omaggiarne i cento anni dalla nascita e i venti dalla morte.