Roy Menarini

Roy Menarini è critico cinematografico e insegna Storia e critica del cinema all’Università di Udine e al DAMS di Gorizia. Scrive per diverse riviste specializzate e per l’edizione bolognese del «Corriere della Sera». È redattore di «Segnocinema» e «Close-Up». Oltre ai suoi studi su Kiarostami, Loach, Moretti, Olmi, Scott, Kubrick, conta tra le sue ultime pubblicazioni Cinema e fantascienza, Il grande cinema italiano, Il cinema dopo il cinema. Dieci idee sul cinema italiano 2001-2010. Per Bietti Heterotopia ha scritto le prefazioni di Lo strano caso del Dr. David e di Mr. Cronenberg di Alessandro Aronadio e della monografia Christopher Nolan di Massimo Zanichelli.
Strade di fuoco. La città nel cinema criminale americano anni '80
Dopo gli annunci e i posticipi causa Covid, e averlo tanto atteso, è finalmente arrivato in libreria Strade di fuoco. La città nel cinema criminale americano anni '80 di Matteo Berardini. Sono molti i grandi film che il cinema di genere statunitense degli anni Ottanta ha dedicato alla metropoli, su cui si rovesciano decisioni politiche e crisi economiche, sogni e bisogni di un decennio che è cresciuto sotto l’egemonia ideologica di Reagan e dentro (e contro) quell’identità ha plasmato l’immaginario contemporaneo: da Taxi Driver a Manhunter, da Vivere e morire a Los Angeles e I guerrieri della notte a L'anno del dragone e [...]
Cartaceo
ISBN: 978-88-8248-432-3
€ 14.00

riviste

La chiave di tutto è Compagni di scuola (1988). Carlo Verdone lo gira dopo Io e mia sorella (1987), film dolente e malinconico, che però non si sarebbe detto potesse preludere a un’opera così perfida e divertente, la più “germiana” di Verdone. Tanto da fare dire al regista che si tratta di un film «fin troppo cattivo», con cui non è stato certo di aver seguito nel profondo la sua indole, magari meno sferzante. Tanto è vero che il film successivo, Il bambino e il poliziotto (1989), lascia di stucco coloro che immaginavano Compagni di scuola come uno spartiacque verso [...]
Tratto da Carlo Verdone n 12/2019
La parola “giallo”, proveniente dall’antico germanico, ha lo stesso etimo in gran parte delle lingue europee. È piuttosto curioso che, quando gli anglosassoni hanno identificato il thriller nostrano con il termine italiano “giallo” (che nel loro caso non ha nulla a che fare con la collana Mondadori o con quel tipo di whodunit poco orrorifico), non si siano accorti della vicinanza etimologica con “yellow”. Ma se ascoltate un americano parlare di Dario Argento e del suo cinema vedrete che lo definirà “giallo” pronunciando “gieaalloouu”, in modo molto vicino a “yellow”. Un discreto paradosso. Ma in tutti questi film non c’è [...]
Tratto da Sergio Martino n 5/2017

Best seller

Autobiografia involontaria
Maurizio Nichetti è famoso come regista di Ratataplan, Ho fatto splash, Ladri di saponette, Volere volare, che sono stati visti [...]

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