«Io credo che i generi abbiano delle loro regole da rispettare,
ma, nello stesso tempo, quelle regole devono essere personalizzate».
Rivedendo i più di 50, diversissimi, strani, talvolta anche sconclusionati film di Pupi Avati, ci si trova di fronte a un’impressione lampante: sono opere di un narratore autentico. Uno scrittore per immagini che cura con amore lo sviluppo narrativo spesso più di quello visuale, cercando di mischiare più generi e livelli per comunicare le proprie emozioni, le proprie vulnerabilità e creare un’empatia sincera con il singolo lettore/spettatore.
È un cinema cangiante e vulnerabile, quello di Avati, perché vibrante e poetico, non per forza [...]
Tratto da Pupi Avati n 10/2019