
Se si pensa a un’icona del rock, il primo artista che viene in mente è Mick Jagger: per la sua presenza scenica, per la sua irriverenza sul palco e nel privato, per la sua androginia esibita e “maledetta”, per la sua longevità. Un personaggio di tale portata non poteva passare inosservato agli occhi dei registi, ma nessuno – a parte Werner Herzog e Nicholas Roeg – ha saputo sfruttare in modo efficace il suo carisma e l’influenza che il suo personaggio e la sua musica hanno avuto su generazioni intere. Forse perché Jagger non è mai riuscito a spogliarsi totalmente dei suoi panni di rockstar per calarsi in quelli di attore. Nonostante tutto, le vicende ruotate attorno all’attività cinematografica di Mick Jagger sono curiose e degne di essere raccontate, più del suo talento (o mancanza di) per la recitazione; della partecipazione a un film dichiaratamente satanista; dell’occasione – mancata – di essere il capo dei drughi in Arancia meccanica; della rinuncia a entrare nel pantheon della Settima arte come protagonista di Fitzcarraldo per eccesso di scomodità dell’Amazzonia. It’s only rock’n’roll? No, It’s only Mick Jagger… But we like it.