Gli animatori del futurismo interpretarono la poesia come un assalto violento “contro le forze ignote”: lo aveva sostenuto sin dal Manifesto di fondazione del futurismo (1909) Filippo Tommaso Marinetti. Per Giovanni Papini il futurismo rappresentava l’“amore del rischio, del non tentato, del non provato, dell’altezza non raggiunta”, “dell’abisso non scandagliato”. Dichiarazione poetica che lascia intravedere quanto i futuristi subissero il fascino delle scienze occulte e dei fenomeni paranormali rappresentati da quell’abisso del quale scrive Papini. Ad avvalorare la tesi di una passione per l’esoterismo coltivata dai futuristi ecco La scienza futurista, manifesto redatto da Bruno Corra, Arnaldo Ginna, Emilio Settimelli, [...]
Tratto da Modernità occulta – Le radici simboliche delle arti contemporanee n 5/2013