Nella trilogia della crudeltà thriller di Aldo Lado, consumata nel primo quinquennio dei favolosi Settanta, l’apertura di L’ultimo treno della notte, in un’immaginaria visione à rebours, rappresenta forse la scena più destabilizzante. A riguardarla, se non fosse per qualche pantalone a zampa che fa capolino tra le pellicce e i pesanti cappelli brulicanti nello Hoher Markt – cuore dei mercatini natalizi di Vienna – si direbbe una scena girata ieri. L’Ankerhur soprassiede imperturbabile, orologio carillon che scandisce da secoli il copioso via vai nel centro città. Le bancarelle traboccano di oggettistica per turisti e riscaldano i passanti con speziati punch [...]
Tratto da Aldo Lado n 9/2019