Il cinema di Mike Flanagan è un cinema di memoria e dispositivi di ripresa e riproduzione: questo è chiaro sin dall’inizio della sua carriera, quantomeno da uno dei suoi primi film horror noti in Italia, quell’Oculus. Il riflesso del male con cui nel 2013 rielaborava i temi già affrontati nei precedenti lungometraggi, gettando le fondamenta di una poetica mai tradita e di un cinema troppo spesso liquidato come il lavoro di un mestierante1.
Era un apparato cinematografico Cody, il bambino adottato da Jessie e Mark che in Somnia (2016) dava forma organica ai protagonisti dei suoi sogni e dei suoi incubi [...]
Tratto da Mike Flanagan n 16/2023